Per i bravi insegnanti non è sufficiente la perfetta conoscenza della disciplina. Serve, è necessaria ma non basta. La più grande qualità che essi possano avere e dimostrare è quella di insegnare agli studenti (a delle persone, quindi), creando coinvolgimento e motivando ad apprendere con entusiasmo, affinché ognuno dia e tiri fuori il meglio di se stesso. Per trovare la propria strada e conseguire l’autonomia. Ecco, allora, il senso della frase di Lucio Anneo Seneca: “Non scholae sed vitae discimus” (“Non impariamo per la scuola ma per la vita”).
Fornire gli strumenti
L’insegnamento diretto, spesso considerato il compito principale dell’insegnante, ha un ruolo essenziale nella didattica. A volte esso è diretto all’intera classe, a volte a piccoli gruppi e a volte fornito individualmente agli studenti. Gli insegnanti più esperti, in tal senso, sono, pertanto, quelli che riescono opportunamente a modulare diverse modalità di insegnare a seconda delle strategie adottate.
L’arte di insegnare, in definitiva, è tutta qua: utilizzare un vasto repertorio di abilità e di tecniche in base ai diversi obiettivi didattici e agli stessi destinatari. Se, infatti, È ragionevole aspettarsi che il medico sia competente, al tempo stesso, capace di calare la sua competenza nella specificità del suo paziente, è legittimo attendersi la stessa cosa anche dell’insegnante, il quale si troverà ogni volta davanti persone uniche che rispondono in modo diverso allo stesso insegnamento.
Ecco, allora, una definizione per l’insegnamento efficace: un processo di
- continuo adattamento,
- di valutazione e
- di risposta alla partecipazione dei ragazzi, alla loro energia e al loro grado di coinvolgimento.
Un “corpo” unico
Scomodando la metafora dal mondo dell’ippica, utilizzata da Ken Robinson ne “La scuola creativa“, possiamo perfino affermare che il compito più difficile dell’insegnante sia quello di diventare un tutt’uno con la sua classe, esattamente come accade per il fantino con il suo cavallo.
Questo tipo di sensibilità è impossibile da raggiungere se il professore è sempre seduto di fronte alla sua classe. Piuttosto, è necessario che egli
- si muova,
- che si avvicini ai ragazzi,
- che faccia percepire le sue emozioni,
- che percepisca le emozioni dei ragazzi,
- che valorizzi, dunque, la relazione con loro.
Insomma,
- Dialogo globale,
- creatività e
- incontro,
come nella Slow Education, l’educazione lenta di Joe Harrison, per confrontarsi e fornire indicazioni sullo stato dell’arte in relazione a
- processo di apprendimento,
- gradimenti,
- passioni e
- eventuali strategie per perseguire i personali talenti.
L’educazione lenta
In una scuola che ripiega sulle schede, che rifugge il confronto e alimenta il conflitto con gli altri attori della holding educativa, la mancanza o la difficoltà d’incontrarsi per determinare i tempi dell’educazione lenta può essere affidata a innovative schede che ho messo a punto per facilitare la personalizzazione della lezione.
Osservare le relazioni tra gli studenti, proporre idee che implicano comportamenti, coinvolgere il territorio sono le vie per raggiungere i ragazzi nel loro guscio di insicurezze e tirarli fuori da lì. Ma spostano il dibattito sulla consapevolezza emotiva, sull’intelligenza emotiva degli insegnanti che può avvenire solo in idonei percorsi di aggiornamento.
La letteratura, d’altronde, ha diversi esempi di insegnanti eccellenti che non hanno mai avuto una cattedra.
Non scholae sed vitae discimus
I ragazzi, soprattutto da bambini, possiedono una curiosità naturale: favorire un buon apprendimento, allora, significa tenere viva questa curiosità. Per questo, l’insegnamento deve incontrare la modalità privilegiata attraverso la quale i ragazzi apprendono, ovvero la pratica.
L’insegnamento basato sulla pratica, sull’esplorazione e sull’indagine, infatti, suscita domande, piuttosto che fornire risposte. E alimenta il pensiero critico che finalizza l’apprendimento efficace che crea autonomia.
E per far questo, il docente deve dar fondo a tutte le sue capacità creative di mettere in campo un repertorio di tecniche che va continuamente aggiornato con la pratica creativa, affinché essa lo aiuti a creare il coinvolgimento degli studenti. Ad esempio, associando ad un difficile insegnamento una prassi divertente fa sì che l’informazione venga memorizzata e che diventi apprendimento per la vita. Non servono idee low cost.
- Autocontrollo,
- entusiasmo,
- motivazione,
- capacità di comunicare e di modificare il registro comunicativo,
- consapevolezza di sé,
- doti empatiche,
- creatività,
- approfondita conoscenza tecnica della propria materia
sono i punti di forza dell’insegnante esperto, l’insegnante con elevati livelli di intelligenza emotiva.
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