Si sa: i bambini apprendono anche da soli. La loro crescita è indipendente dalla volontà e dalla qualità dei loro insegnanti. Ne parla Ken Robinson nella sua idea di istruzione biologica. L’insegnante, allora, è come un bravo giardiniere che assiste e crea le condizioni perché le sue piante fioriscano. Se, però, da una parte, è vero che le piante crescono da sole, d’altro canto, la cura e l’attenzione fanno la differenza. Così, gli insegnanti più capaci e aperti creano le condizioni migliori perché i ragazzi apprendano e crescano in armonia con i loro talenti e con le naturali inclinazioni. Il che li distingue dagli insegnanti meno bravi e motivati.
Domande implicite
Per creare le condizioni migliori, occorre partire dalle domande e mettere un po’ da parte le convinzioni e le fantasie che, in un modo o nell’altro, animano i pensieri dell’insegnante.
Probabilmente, la domanda più difficile a cui dare risposta è implicita e suona così: “In che modo posso aiutarti?” A seguire, occorre che il docente domandi a se stesso:
- “Che cosa so del mio studente che mi permetterà di essergli utile?”
- “Verso che cosa mi sembra portato?”
- “Qual è il suo talento?”
- E ancora: “Dove lo vedo tra venti o trent’anni? In che modo posso aiutarlo oggi a diventare la persona che sarà?”
- Infine: “Sono disponibile a modulare il mio insegnamento per coinvolgerlo?”
Atteso che non sia in nessun modo valutabile se il metodo migliore di insegnamento sia
- un metodo tradizionale o
- un metodo innovativo,
vale la pena, allora, di affermare che il modo migliore per insegnare è un modo personalizzato che contenga, nel tempo stesso, elementi dell’insegnamento tradizionale e una buona dose di innovazione metodologica.
Progressisti e conservatori
La disputa intorno ai metodi più efficaci per coinvolgere e motivare gli studenti, ferma restando l’attenzione che le riforme della scuola oggi prestano alle metodologie innovative d’insegnamento e di apprendimento, è, come al solito, tra i docenti giovani, solitamente aperti al nuovo, e i conservatori.
- I sostenitori di metodi progressisti, infatti, solitamente considerano meno importanti i fatti che sono oggetto della conoscenza che, tuttavia, va comunque acquisita.
- Viceversa, i sostenitori dei metodi tradizionali sostengono che il modo migliore per apprendere sia il trasferimento diretto della conoscenza, non considerando, tuttavia, il fondamentale aspetto creativo che è contenuto in ogni metodologia innovativa. E che, specialmente nell’economia dell’apprendimento personalizzato (e dell’istruzione biologica), addirittura facilita l’acquisizione dei concetti.
Afferma Howard Gardner
Che i metodi tradizionali abbiano segnato il passo lo affermano in molti. E tutto questo lo viviamo anche noi: non si può prescindere dall’importanza della motivazione e dell’entusiasmo che i ragazzi hanno ad apprendere. Il punto è che gli studenti non hanno la sensazione che la scuola si rivolga a loro, ai loro talenti.
D’altro canto, la scuola attuale è ancora la scuola dell’intelligenza linguistica e di quella logica-matematica.
Ecco, tuttavia, quello che scrive Howard Gardner sull’argomento: “Se sei bravo nelle lingue e nella logica, andrai bene a scuola e penserai di essere intelligente e creativo. Fintanto che resterai a scuola, questa profezia avrà il dono di autorealizzarsi, dal momento che queste due intelligenze sono quelle da sempre usate per stabilire se una persona sia o meno brava nello studio. Tale valutazione va bene se uno resta a scuola tutta la vita o se diventa un professore. Ma la maggior parte di noi, alla fine, la lascia per incamminarsi nella realtà esterna. A quel punto, gran parte di ciò a cui si dava tanta importanza a scuola ne ha molta meno; la maggior parte di ciò che la gente fa nella propria vita non richiede quella miscela di capacità logico-linguistiche. Inoltre, gran parte dei modi in cui le persone lavorano insieme, a partire dalla collaborazione creativa, non si concentra particolarmente sul linguaggio e sulla logica. Le scuole tradizionali sono, in definitiva, un eccellente strumento per formare alcuni tipi di capacità e certi tipi di persone, soprattutto educatori e docenti. Ma non funzionano assolutamente quando si pensa alla gamma completa delle intelligenze umane.”
L’insegnante creativo
Sogno una scuola creativa, una scuola dell’intelligenza emotiva, in cui aspetti
- contenutistici e
- creativi
coesistano e amplifichino gli apprendimenti. Dal mix di questi due elementi, in fondo, si ottiene la classe degli insegnanti del futuro. Ma attenzione: tutti si considerano creativi e innovatori ma la vera innovazione è frutto di preparazione a tavolino, quando l’insegnante pensa a come fare per agganciare lo studente in difficoltà mentre parla alla classe. In tutto questo, l’improvvisazione e l’idea creativa estemporanea per svoltare la lezione all’ultimo momento non hanno spazio.
Prepararsi è il metodo.
Ma come si fa, se gli insegnanti devono disimpegnarsi tra decine di altri incarichi di carattere amministrativo e burocratico che tolgono tempo, motivazione e attenzione?
Si fa. Ma il tempo è poco: perciò solo in pochi, pochissimi, lo fanno davvero e sistematicamente, i più motivati, quelli che cambieranno il mondo.
Accade altrove
In sistemi di istruzione, come quelli di Singapore, Corea del Sud, Finlandia, Danimarca, gli insegnanti si preparano in percorsi molto articolati, lunghi e complessi a svolgere la professione in classe. Negli Stati Uniti gli insegnanti hanno un portfolio che va obbligatoriamente aggiornato, pena la revoca degli incarichi, al pari dei liberi professionisti.
Altrove, qualcuno ha già compreso che gli aspetti
- relazionali,
- di capacità di leadership e guida degli studenti,
- di gestione della classe,
- di controllo emotivo,
- le buone doti comunicative,
- la valutazione delle attitudini ecc.
sono importanti almeno quanto gli aspetti legati alla conoscenza tecnica della materia che si insegna.
Facciamo in modo che accada anche da noi.
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