Chi sono
Sono Stefano Centonze, nato a Carmiano il 22 Novembre 1967, e sono un divulgatore scientifico e conferenziere italiano in materia di intelligenza emotiva e di pratiche autobiografiche creative per l’evoluzione personale. Sono formatore, autore, editore, arti terapeuta, ideatore del Metodo Autobiografico Creativo per l’intelligenza emotiva. Ho collaborato alla stesura della Proposta di Legge n. 2782 “Disposizioni in materia di insegnamento sperimentale dell’educazione all’intelligenza emotiva nelle scuole di ogni ordine e grado” del 13 novembre 2020.
Incarichi professionali
Sono CEO di Artedo Network srl, Ente di Formazione Professionale accreditato in Regione Puglia e al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Ho fondato e dirigo
- la Scuola di Intelligenza Emotiva per l’Empowerment (scuolaintelligenzaemotiva.it),
- la Scuola Diffusa Arti Terapie 2.0, network tra Scuole di Arti Terapie in Italia (artiterapie-italia.it), e
- la Scuola Nazionale di Art Coaching con le tecniche artistiche e narrative del Metodo Autobiografico Creativo (metodoautobiograficocreativo.it).
Titoli di studio
- Laurea Magistrale LM-51 in Psicologia Clinica e della Riabilitazione;
- Laurea L-19 in Scienze della Formazione e dell’Educazione, indirizzo Esperti della Formazione;
- Master in Tecniche di Analisi della Persona;
- Diploma di Specializzazione in Musicoterapia.
Pubblicazioni
Con le Edizioni Circolo Virtuoso ho pubblicato i seguenti libri e ebook:
- L’intelligenza Emotiva (con Diego Centonze e Raffaela D’Alterio);
- Comunicare con Intelligenza Emotiva;
- A scuola di Intelligenza Emotiva;
- Il Metodo Autobiografico Creativo per l’intelligenza emotiva;
- I desideri che cadono nel mare. Fiabe e storie per la crescita personale;
- Racconti di fiaba autobiografici (solo ebook);
- Manuale di Arti Terapie (AAVV, a cura di);
- 70 giochi di creatività per la conduzione dei gruppi (con Fausto Cino);
- Quale Musicoterapia? (con Pinella Pistorio);
- Il suono dimenticato. Musicoterapia e altre terapie non farmacologiche per la demenza (con Pinella Pistorio);
- Le Arti Terapie nei contesti clinici (con Raffaela D’Alterio, solo ebook);
- Il Marketing Etico;
- Facilitare i gruppi.
La mia storia
La mia missione è diffondere la cultura dell’intelligenza emotiva attraverso la pratica artistica spontanea, finalizzata alla crescita personale degli individui, quale competenza spendibile in qualsiasi contesto, nelle relazioni sentimentali e d’amicizia, a scuola, in azienda, nelle organizzazioni, nel contesto associativo, istituzionale e della cooperazione, nello sport. Quelle che seguono sono le tappe che hanno caratterizzato questi anni di lavoro per il perseguimento di detto scopo.
- La mia storia professionale inizia nel 1999, anno in cui, allievo del corso triennale di specializzazione in Musicoterapia presso la Scuola di Arti Terapie e Psicoterapie espressive di Roma, ho lanciato a Lecce il primo progetto di scuola di formazione in Arti Terapie nel Salento.
- Nel 2004, insieme ad un gruppo di amici, tra psicologi, psichiatri e neurologi, ho fondato a Carmiano, in provincia di Lecce, l’Associazione Istituto di Arti Terapie e Scienze Creative per la ricerca, la diffusione e la formazione nelle Arti Terapie (Musicoterapia, Danzaterapia, Arteterapia, Teatroterapia), con lo slogan che da sempre lo accompagna: “Persone migliori per un mondo migliore”. Il viaggio di scoperta e trasformazione a cui si affidano le persone che intravedono nelle Arti Terapie la risposta al bisogno di evoluzione personale viene sostenuto dalla consapevolezza che l’espressione artistica sostiene le persone nella ricerca della propria vera natura e le incoraggia a ricercare una mediazione con le parti più profonde e nascoste di sé, al fine di pacificare il dialogo interiore con i lati più scomodi della personalità, di raggiungere il benessere e di puntare alla felicità attraverso relazioni più gratificanti con gli altri. L’Istituto di Arti Terapie nasce contro le logiche di casta, fino a quel momento imperanti, che intendevano affidare la formazione di settore unicamente ad alcune figure professionali e relegarla alla sola relazione di cura. Il principio dell’arte e della creatività come medium per attivare la consapevolezza, l’evoluzione e il cambiamento, risvegliare i valori, diffondere la bellezza e la cultura dell’uomo, promuovere il benessere e la ricerca delle soluzioni, incoraggiare la comunicazione e le relazioni e perseguire la felicità presto si diffonde nella nuova idea di Arti Terapie: diventare uno strumento di crescita personale per tutti i contesti, a scuola, in azienda e nelle relazioni, ben oltre il contesto della relazione di cura a cui sembravano relegate da decenni di pratica clinica ad opera di psicologi e psichiatri.
- Nel 2006, per allargare gli orizzonti applicativi e per percorrere la strada del riconoscimento formale della professione, insieme ad un piccolo gruppo di professionisti del settore, ho fondato il Polo Mediterraneo della Musicoterapia, di cui sei anni dopo, nel 2012, sono diventato Presidente per cambiarne, subito dopo, il nome in Associazione Artedo – Polo Mediterraneo delle Arti Terapie e delle Discipline Olistiche.
- Nello stesso anno nasce il Protocollo Discentes per la formazione nelle Arti Terapie in Italia, progetto in riferimento al quale nascono le scuole Artedo di Arti Terapie che ancora oggi costituiscono le sedi regionali e provinciali del network.
- Nel 2011 ho fondato il Metodo Autobiografico Creativo per l’intelligenza emotiva con il nome originario di “Tecnica della Fiabazione” che cambierà il suo nome in quello attuale nel 2015, con la registrazione del marchio. Da quel momento, il Metodo Autobiografico Creativo è diventato il metodo formativo ufficiale delle Scuole Artedo di Arti Terapie.
- Con l’approvazione della legge n. 4 del 2013 e la conseguente apertura dei tavoli tecnici per la stesura delle norme volontarie di settore presso l’UNI, ente italiano di unificazione normativa con sede a Milano, l’Associazione Artedo si costituisce, in partnership con Confartigianato Imprese, nel Gruppo di Lavoro 011 che nel 2015 porterà all’approvazione della Norma Tecnica 11592, Professionisti operanti nel settore delle Arti Terapie. Io sono stato tra i membri del Tavolo e tra i promotori della stessa Norma Tecnica.
- Nel 2014, per percorrere la via del riconoscimento accademico della formazione nelle Arti Terapie, con Raffaella D’Alterio abbiamo acquito il 100% delle quote della società UniTeleForm srl, titolare di mandato da una nota università telematica italiana, società che nel 2018 cambierà il suo nome in Artedo Network srl e assumerà la guida e il controllo della rete tra scuole di Arti Terapie con l’acquisizione del Protocollo Discentes da Artedo Associazione.
- Sempre nel 2018, in concomitanza con l’uscita del libro “A scuola di Intelligenza Emotiva”, presentato alla Camera dei Deputati nel dicembre dello stesso anno, sempre insieme a Raffaela D’Alterio, che nel 2019 è diventata mia moglie, abbiamo proposto all’onorevole Maria Teresa Bellucci la presentazione di una mozione parlamentare tesa a diffondere l’educazione all’intelligenza emotiva nella scuola italiana. Mozione che il 13 novembre 2020 è diventata la proposta di legge n. 2782 sull’introduzione sperimentale dell’educazione all’intelligenza emotiva nella scuola italiana di ogni ordine grado.
- Nel 2020 nascono i progetti Artedo Academy e il progetto di Scuola di Intelligenza Emotiva. Il Metodo Autobiografico Creativo con quest’ultimo progetto si stacca definitivamente dal network di Scuole di Arti Terapie, culturalmente legato, nell’immaginario comune, alla relazione di cura, per diffondere la formazione all’intelligenza emotiva del corpo docente della scuola italiana, la crescita personale degli adulti e la crescita personale degli operatori economici (manager, leader, dirigenti, quadri e funzionari).
- Nel 2024 nasce la Scuola Nazionale di Art Coaching con le tecniche artistiche e narrative del Metodo Autobiografico Creativo per l’intelligenza emotiva. In linea con le tendenze degli ultimi anni, i percorsi formativi della Scuola di Intelligenza Emotiva e la Scuola Nazionale di Art Coaching sono improntati al principio innovativo dell’edutainment, termine coniato dalla crasi tra “education” (educazione) ed “entertanment” (intrattenimento), basato sulla multidisciplinarietà, sulla transdisciplinarietà, sulla leisure (la piacevolezza), sull’esperienza pratica e con l’ausilio delle moderne tecnologie (per rendere più agile e dinamico l’apprendimento).
Visione
La mia visione è formare persone migliori per un mondo migliore. Ovvero, restituire al presente e consegnare al futuro una ritrovata e, per certi versi, rinnovata cultura dell’uomo e delle relazioni, diffondendo valori positivi su cui fondare un nuovo umanesimo, teso a rendere il mondo un posto migliore, popolato da persone migliori, evolute, autonome, responsabili.
L’intelligenza emotiva, basata sull’autoconsapevolezza e sulla consapevolezza sociale, è, in questo senso, la competenza propedeutica all’instaurarsi di un clima diffuso di fiducia, di felicità e di benessere in grado di influenzare tutti gli ambiti della vita:
- nelle relazioni interpersonali, contribuisce ad intrattenere rapporti più gratificanti e costruttivi con gli altri e a mitigare la conflittualità, la violenza e l’aggressività;
- a scuola, contribuisce ad elevare la qualità degli apprendimenti per formare, in linea con i talenti e con le inclinazioni dei più giovani, i cittadini responsabili di domani, agendo direttamente sulla qualità della relazione all’interno della holding educativa, composta da istituzione scolastica, docenti, discenti e famiglie;
- al lavoro e nelle organizzazioni in genere, contribuisce a creare ambienti di fiducia necessaria a nutrire la motivazione delle persone alla leadership, alla collaborazione e alla cooperazione per il raggiungimento di elevate performance e dei risultati attesi, come antidoto alle difficoltà congiunturali e alle crisi economiche;
- nella crescita personale, sostiene la ricerca di benessere e felicità dell’individuo, nonché lo sviluppo del senso di autonomia e responsabilità, per permettergli di esprimere il suo massimo potenziale e di sostenere altre persone nel raggiungimento del medesimo obiettivo.
L’intelligenza emotiva
Tra le competenze di vita, la più importante è l’intelligenza emotiva, poiché è quella che permette alle persone di capire meglio se stesse per poter capire meglio le altre e di interagire con esse per facilitare il raggiungimento di traguardi in tutti gli ambiti della vita, da quella personale a quella professionale.
Dal punto di vista teorico, essa può essere considerata come la somma di altre due forme di intelligenza (di cui parla Howard Gardner), l’intelligenza intrapersonale, basata sul riconoscimento e sulla comprensione delle emozioni per la gestione di sé, e l’intelligenza interpersonale, che si fonda sulla comprensione del ruolo sociale esercitato dall’individuo e sulla gestione dei rapporti con gli altri.
Al centro del discorso di questa Scienza del Sé ci sono, com’è giusto che sia, le emozioni.
Spesso, infatti, i nodi che impediscono il raggiungimento della felicità e del successo e che non lasciano emergere il talento si nascondono nelle pieghe della storia personale, che è principalmente emotiva.
Quando, ad esempio, l’individuo fornisce la propria interpretazione degli accadimenti, perdendo il distacco che serve all’analisi oggettiva dei fatti della vita e delle relazioni, adatta, di fatto, la realtà alle sue necessità e ai suoi bisogni oppure entra in conflitto con essa. In questi casi, è come le emozioni si fossero bloccate nel corpo e cristallizzate: le conseguenze sono il malessere psicofisico, che si riflette sulla qualità delle relazioni, e l’inefficacia nello svolgimento dei compiti abituali.
Si tratta di indicatori che fanno riflettere l’individuo sul fatto che l’armonia con le emozioni apprese ed esperite nel corso della vita si è interrotta e che serve ripristinare la giusta vicinanza soprattutto con l’emozione di fondo, il filtro principale attraverso cui si osserva il mondo, le persone che lo abitano e i fatti che vi accadono all’interno.
Gli individui sentono, allora, che il modo di raccontare le cose a se stessi e di raccontare di se stessi agli altri è obsoleto e superato. E che servono nuovi codici e nuove verità.
Da qui parte il percorso di ricerca, conoscenza di sé e consapevolezza che definiamo crescita personale. Percorso a cui è funzionale un metodo come, appunto, quello basato sull’indagine autobiografica con la mediazione dell’espressione artistica spontanea.
Il Metodo Autobiografico Creativo per l’Intelligenza Emotiva ha, infatti, la finalità di promuovere la maturazione degli individui, formandoli, attraverso il coinvolgimento diretto in attività pratiche basate sulle tecniche artistiche e narrative, a riconoscere, comprendere, esprimere e gestire le emozioni, ripulire i pensieri nocivi dalle tossine emozionali, creare un dialogo più efficace con se stessi, vincere lo stress e stare bene, accrescere la consapevolezza di sé e del proprio potenziale, capirsi meglio, accrescere l’autostima, la fiducia e la motivazione, comunicare efficacemente, affinare le competenze sociali e relazionali, risolvere e prevenire i conflitti, migliorare il rapporto con la creatività, elevare e mantenere più a lungo attenzione e concentrazione. Tutte competenze che si rivelano utili a incoraggiare l’adultizzazione degli individui, promuovere ascolto attivo ed empatia, elevare la qualità degli apprendimenti, aiutare i singoli a scoprire la leadership di sé per far emergere il talento, dirimere i conflitti e ottimizzare il clima relazionale all’interno delle organizzazioni, agendo sui valori e sulla fiducia, facilitare la partecipazione, la condivisione e la collaborazione in gruppo, promuovere nei gruppi un modello di leadership emotiva, armonizzare il lavoro di squadra, accrescere coesione, senso di appartenenza, equilibrio operativo e rendimento dei team, negoziare con successo, mantenere in allenamento creatività e spirito di inventiva per risolvere i problemi.
Il Metodo Autobiografico Creativo
Il Metodo Autobiografico Creativo per l’intelligenza emotiva è un approccio esperienziale all’evoluzione personale e alla definizione di sé, attraverso la creatività, la pratica artistica spontanea e la narrazione di sé. Si tratta di un metodo formativo alla crescita personale, all’autoconsapevolezza, alla buona qualità delle relazioni e alla comunicazione degli adulti, utile, in ambito professionale, agli operatori del comparto educazione, istruzione, associazionismo, sport e impresa.
Per comprendere perché l’arte sia la pratica indispensabile per riconoscere e regolare le emozioni e rappresenti la chiave di volta per autodefinirsi e autodeterminarsi, accrescendo l’intelligenza emotiva, occorre, prima di tutto, ribadire il concetto in virtù del quale ogni esperienza creativa, con ciò intendendo indifferentemente tanto l’arte che l’espressione artistica, possiede il dono di trasferire le emozioni dall’interno all’esterno della persona, grazie alle diverse forme (arte figurativa, musica, movimento corporeo, danza, scrittura), e di vederle in azione. In questo senso, riappropriarsi del messaggio intrinseco, grazie all’esperienza sensoriale ed emotiva, accompagna la persona verso l’approfondimento della conoscenza di sé.
Il motivo è nella funzione stessa dell’arte e nel suo scopo. Anzi, nella funzione e nello scopo dell’espressione artistica che è alla base della formazione con il Metodo Autobiografico Creativo, nel senso che, al suo interno, il processo è più importante del risultato. E che il significato del prodotto finale è intellegibile e comprensibile prevalentemente all’autore che è il suo solo spettatore, con cui instaurare un dialogo pacificatore, fatto di senso prima che di significato, per raccontare, in forma altra, unica, universale e insostituibile (proprio com’è l’arte) quello che le parole non riescono o non possono spiegare.
L’arte, sui cui processi si basa il Metodo Autobiografico Creativo per l’intelligenza emotiva, aiuta, dunque, a dire ciò che non può essere detto diversamente, a esprimere l’indicibile e perfino ciò che non è stato ancora pensato, poiché permeato di un invisibile che il pensiero analitico (la capacità di pensare in modo riflessivo, dettagliato, per risolvere i problemi, analizzare i dati e richiamare e utilizzare le informazioni possedute, separatamente, senza considerarne le connessioni) non riesce a decifrare né può cogliere senza un pensiero sintetico (che Guilford fa coincidere con il pensiero creativo, in quanto la capacità di pensare in modo complessivo, operando una sintesi tra le diverse informazioni e cogliendone le relazioni) che è, per definizione, creativo.
Per questo l’arte spontanea è rivelatrice e svelatrice dell’idea di sé, degli altri e del mondo, perché sceneggiatura dell’inconscio, manifestazione della distanza che avvicina e unisce, che ricompatta il Sé e lo consegna rinnovato alla relazione, grazie al distacco estetico per permette alla persona di osservarsi come si osserva un’opera museale, e all’attribuzione di nuovo senso nella stagione della vita che chiamiamo adultità.
La didattica dell’intelligenza emotiva
«Nessun apprendimento avviene a prescindere dai sentimenti dei ragazzi. Sentimenti che scaturiscono dai rapporti con gli altri. Ai fini dell’apprendimento, l’alfabetizzazione emozionale è importante almeno come la matematica e la lettura». Con queste parole, Karen Stone McCown, citata da Daniel Goleman, spiega il programma didattico che ha elaborato per l’apprendimento della Scienza del sé al Neuva Learning Center di San Francisco, la scuola che può essere considerata un vero e proprio corso modello di intelligenza emotiva. L’esperienza, negli ultimi anni, replicata con successo nelle scuole spagnole, ha radici negli anni ‘60 dello scorso secolo, allorquando si diffonde, negli Stati Uniti d’America, un movimento per l’educazione affettiva.
L’introduzione dell’alfabetizzazione emotiva a scuola è una novità che rivoluziona il senso dell’educazione affettiva, poiché, “invece di usare l’affettività per educare, educa la stessa affettività”, scrive testualmente Goleman nel suo “L’intelligenza emotiva”.
Si tratta di pensare la lezione in classe in modalità differente: banchi e sedie in circle time, lavori in classe in piccoli gruppi, cooperative learning facilitato dall’insegnante che media l’apprendimento cooperativo basato sulle emozioni. Ma, principalmente, si tratta di formare una nuova classe di docenti preparata a valorizzare lo scambio emozionale con i ragazzi per finalizzarlo agli apprendimenti.
Le ricadute sono inimmaginabili:
- recupero del vocabolario emotivo perduto;
- miglioramento del clima relazionale tra gli studenti e tra gli studenti e gli insegnanti;
- miglioramento degli ambienti di apprendimento;
- prevenzione della dispersione scolastica;
- recupero del ruolo sociale della scuola come centro del territorio;
- riduzione, nel tempo, dei casi di bullismo (grazie al lavoro sull’empatia) e di altri fenomeni devianti;
- ripristino del clima di benessere a scuola (a partire da quello dei docenti);
- distensione dei rapporti tra istituzione scolastica e famiglie;
- prevenzione dei casi di isolamento e depressione tra gli adolescenti;
- recupero dei valori positivi come patrimonio dei ragazzi che dovrà accompagnarli nella vita adulta.
L’apprendimento multisensoriale creativo
Naturalmente, non si tratta di pensare delle lezioni sulle emozioni ma di fare lezioni emozionali in classe che devono fondersi naturalmente con tutte le discipline. Una lezione, infatti, può essere statica o dinamica. Se è dinamica, creativa, stimola i sensi degli studenti e facilita l’apprendimento. Occorre, tuttavia, che l’insegnante non abbia paura di osare e di mettere in campo tutta la sua creatività. Egli deve, cioè, pensare che la matematica, ad esempio, possa essere spiegata come si racconta una storia. Perché tutti amano ascoltare e raccontare storie che ricorderanno per sempre. Perché se la materia viene spiegata come una storia sfrutta il potere di identificazione e stimola il cervello emotivo, fissando gli apprendimenti in memoria in maniera indelebile e permanente. Questa è la vera cultura.
Per ottenere questo risultato, è necessario che l’insegnante sia in grado di stimolare tutte le sensorialità dello studente. Far vedere quello che si spiega, ad esempio, è la chiave del successo di una lezione, di un intero corso di studi e dell’efficacia di un insegnante. Ci vogliono creatività e immaginazione per stimolare i sensi che producono rivelazioni creative negli studenti. E, quindi, per definizione, apprendimento. L’importante è che, nel corso della lezione, più sensi vengano sollecitati contemporaneamente (vista, udito e sensazioni cinestesiche, che attraversano il corpo e toccano le emozioni). Un tale coinvolgimento crea apprendimenti per la vita ma serve che il docente sia capace di elevati livelli di intelligenza emotiva. Per questo, la didattica di cui parliamo prende il nome di didattica dell’intelligenza emotiva.
Intelligenza emotiva delle organizzazioni
L’intelligenza emotiva è una tra le soft skill più richieste dal mondo del lavoro alla luce delle tante trasformazioni, secondo il World Economic Forum che, nel quinquennio 2015-2020, per la prima volta la annovera accanto al problem solving, alla creatività, alla capacità di collaborare e negoziare con gli altri, nonché di gestire le persone. Ma c’è un’evoluzione di questo concetto di cui oggi si parla sempre con maggiore insistenza: la convivenza dell’intelligenza emotiva dei singoli all’interno delle organizzazioni con la necessità di una intelligenza emotiva dell’organizzazione in quanto organismo fatto di persone.
L’autoconsapevolezza che caratterizza chi è particolarmente dotato di questa competenza personale e sociale non è più, dunque, prerogativa dei singoli ma riguarda anche i gruppi. Anche ai team di lavoro, in altre parole, è richiesto il possesso di abilità emotive, relazionali e di autoanalisi dell’immagine trasmessa all’esterno, per consolidare il senso di fiducia di cui il mercato ha bisogno.
Il destino delle aziende, allora, è nelle mani del leader e delle sue scelte che condizionano la coesione, il senso di appartenenza, la qualità della comunicazione e la stabilità affettiva, dimensioni dinamiche del funzionamento dei gruppi in cui ha un ruolo determinante l’attenzione al fattore umano.
Tre sono le premesse che spiegano quanto incida il valore aggiunto della scienza del sé per il raggiungimento di elevate performance da parte dei gruppi di lavoro:
- gli studi della psicologia moderna che, con Salovey, Meyer, Gardner e Goleman, hanno posto l’accento sull’importanza della vita emotiva, spesso inconscia, nella presa di decisioni delle persone;
- la scoperta, accanto ad un “fattore g” d’intelligenza individuale, di un “fattore c”, detto fattore d’intelligenza collettiva che teorizza l’esistenza di una mente del gruppo e che, di conseguenza, si riferisce alle organizzazioni come a organismi viventi;
- le trasformazioni economiche in atto per effetto dell’avvento delle nuove tecnologie che, implicitamente, riportano il fattore umano (ed il fattore fiducia) al centro delle negoziazioni e delle transazioni, comprese quelle di natura commerciale.
Intelligenza emotiva e leadership
L’autoconsapevolezza e consapevolezza sociale, secondo le più recenti e accreditate teorie sulle caratteristiche fondanti le organizzazioni di successo, sono, dunque, le skill fondamentali dei leader migliori.
Frederic Laloux, il sociologo francese autore del best seller Reinventare le organizzazioni. Come creare organizzazioni ispirate al prossimo stadio della consapevolezza umana, teorizzando l’evoluzione delle organizzazioni umane come un riflesso dell’evoluzione dell’interiorità umana, in proposito afferma che non c’è nessuna evoluzione per l’azienda, oltre il grado di consapevolezza del suo leader.
Il suo modello di organizzazione ideale, definito “teal”, forma organizzativa che supporta e permette il pieno sviluppo del potenziale umano, si fonda sull’autogestione, sull’auto-organizzazione, sulla valorizzazione di ogni persona nella sua interezza, attraverso la proposizione di uno scopo aziendale evolutivo condiviso che allinei tra di loro i valori degli individui con la vision del leader.
All’interno di tali auspicabili ed ideali organizzazioni, la leadership è distribuita e le carriere emergono organicamente dall’interesse delle persone, dalle loro vocazioni e dalle tante opportunità di apprendimento e di crescita che continuano a crearsi in un posto di lavoro caratterizzato da una maggiore libertà da parte di chi lo vive.
Intuizione spirituale che ispira una grande svolta all’interno delle teals: creare uno spazio che sostiene l’individuo nel suo cammino verso l’autorealizzazione e la pienezza. In proposito, il sociologo francese scrive che Cose straordinarie iniziano ad accadere quando abbiamo il coraggio di portare al lavoro tutto ciò che siamo.
L’innovazione di Laloux è perfettamente coerente con quanto, d’altro canto, afferma Daniel Goleman, psicologo e divulgatore, il quale spiega che non sempre è possibile assumere in azienda persone che poi dovranno essere motivate con i corsi di formazione ma che, piuttosto, l’indagine preventiva intorno ai valori individuali dei candidati agli incarichi di lavoro possa aiutare il leader a selezionare i profili di personalità più coerenti con i valori dell’organizzazione e più motivati a sposarli perché li condividono. E che, alla luce delle recenti trasformazioni economiche, la prima fonte di ricchezza per un’organizzazione oggi è saper creare un clima di fiducia, sia verso l’interno, in quanto ambiente di lavoro, che verso l’esterno, coinvolgendo mercato e fornitori nel sentiment che nasce all’interno, proprio per effetto della motivazione, e che si diffonde tutt’intorno.
Fonti
- Goleman D., Intelligenza emotiva. Che cos’è. Perché può renderci felici, Ed. BUR. Milano, 1996.
- Goleman D., Lavorare con Intelligenza Emotiva. Come inventare un nuovo rapporto con il lavoro, Rizzoli Editore, Milano, 2000.
- Goleman D., Riflessione sull’applicazione dell’intelligenza emotiva nella vita quotidiana, nel lavoro e nella scuola, intervista a D. Goleman, su “Six Seconds Network”, 1997.
- Morici G., Crescere è una cosa da grandi. Perché le intenzioni di un’azienda contano di più delle sue dimensioni, l’autore, Feltrinelli Editore, Milano, 2024.
- Nussbaum M., Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, Il Mulino, Bologna, 2014.
- Robinson K., Aronica L., Scuola creativa. Manifesto per una nuova educazione, Edizioni Erickson, Trento, 2015.
- Salovey P., Mayer J. D., Emotional intelligence. Imagination, Cognition and Personality, 1990.