L’Ombra, scrive Robert Bly ne “Il piccolo libro dell’Ombra“, inizia a formarsi da subito. Più o meno, a partire dai due anni. A volte, anche poco prima. Il primo momento è quello in cui i nostri genitori ci dicono di fare o non fare alcune cose, quelle che sono il frutto della nostra esuberanza o della pura energia totale che non vanno bene. Tutto quello che è risultato della pressione interna e che viene represso finisce nel grande sacco che abbiamo appeso sulle spalle. A scuola la pressione aumenta, con le imposizioni e i divieti degli adulti e dei coetanei. Il sacco si allunga anche durante l’adolescenza, quando per sentirsi uguali agli altri, ci si uniforma e si rinuncia a esprimere la propria identità e unicità.
L’Ombra fuori dal sacco
I primi vent’anni passano così. E per tutto il resto della vita cerchiamo di tirar fuori ed elaborare il contenuto di quel sacco che diventa la nostra Ombra.
Mentre, però, siamo impegnati ad accrescere il lato illuminato, quello che a noi appare positivo, della nostra vita, la sostanza rinchiusa nel sacco
- assume personalità propria,
- si arrabbia,
- diventa terrificante nell’aspetto (perché è abbrutita),
finché non prende vita al di fuori del suo proprietario.
Quando mettiamo nel sacco una parte della nostra personalità, quella parte
- regredisce,
- involve verso la barbarie e
- diventa ostile.
Se, ad esempio, scrive Bly, un uomo sigilla nel sacco la sua Ombra per vent’anni o anche più, quando quel sacco si apre le parti negate della personalità si presentano regredite:
- la sessualità negata è diventata brutalità,
- la libertà dipendenza,
- l’impulsività rabbia incontrollata.
Per questo c’è sempre tanta paura ad aprire quel sacco.
Che c’è nel mio sacco?
Un uomo, ad esempio, nel sacco ci mette il proprio lato femminile. Bly scrive che, quando, verso i trentacinque o quarant’anni (età della presunta maturità), l’uomo apre il sacco, la sostanza è del tutto ostile. Può succedere, allora che quello stesso uomo abbia difficoltà con il sesso femminile, perché la regola è “com’è dentro, così è fuori”.
Ogni parte della nostra personalità che non amiamo, infatti, ci diventa ostile e scatena una rivolta contro di noi. Il risultato è che vediamo all’esterno i nemici interni, attraverso le proiezioni.
Quando, infatti, abbiamo messo la sostanza nel sacco, erano tutte immagini miniaturizzate. Ma, al momento di venire fuori, come per un lungometraggio proiettato sullo schermo, le Ombre si proiettano sul grande muro o nelle persone e appaiono enormi, spettrali e spaventose. Il modo per riconoscere l’Ombra, allora, è fare attenzione a chi e a che cosa ci ossessiona e genera odio in noi. Perché tutto quello che odiamo nelle nostra vita è proiezione di aspetti che detestiamo di noi stessi ma che preferiamo non vedere, detestandoli con tutta la nostra forza negli altri.
Posizionamento dell’Ombra
Così, chi detesta il successo di qualcun altro ha sempre la repulsione per non riuscire a dare concretezza alle stesse spinte inconsce. Il che significa che una parte della sua Ombra si trova nella sfera del potere, soltanto che il proprietario non ha contezza. Allo stesso modo, chi odia la ricchezza che produce qualcun altro ma poi si trova a imitarne le gesta è facile che abbia l’Ombra nella sfera del materialismo.
La particolarità dell’Ombra, in altre parole, è che essa sta sempre in quello che seppelliamo e che non vediamo proprio perché preferiamo ignorarlo: “Siamo così propensi a pensarci buoni e altruisti, come ci vogliono i nostri genitori. Ma questo nostro sentire nasconde l’avidità e la corsa verso il facile successo che caratterizza l’uomo occidentale”, scrive ancora Bly.
La pace con se stessi è la pace più difficile. L’unica via per conquistarla, allora, è la franchezza del dialogo interiore.
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