Più brillante è la luce, più scura è l’ombra. In ognuno di noi, c’è un aspetto della personalità che non conosciamo. Insegnanti e genitori ci spingono a sviluppare il lato illuminato della nostra vita. In questo modo, la zona in ombra, la parte oscura della personalità che non viene nutrita diventa sempre più affamata. Fino a reclamare il suo spazio.
L’Ombra e la cultura
La nostra cultura, in fondo, ci insegna fin da piccoli a separare l’oscurità della luce. Alcuni si innamorano del lato illuminato della personalità, mentre altri si innamorano del lato oscuro. Così, nella zona illuminata, quella che possiamo ricondurre
- al predominio dell’emisfero sinistro, logico e razionale, si posizionano quelli che vivono di azione, successo e potere,
- mentre dalla parte opposta, si collocano gli artisti, i letterati, i poeti e i musicisti, più in sintonia con le influenze dell’emisfero destro, creativo, intuitivo e irrazionale.
Mentre il mondo stesso incoraggia la divisione della mente e la sua polarizzazione verso le vie soleggiate, sempre più persone decidono di separarsi dall’oscurità. Spesso è una scelta legata alla cultura occidentale e alla religione (come accade per cattolicesimo e protestantesimo) che associa, influenzando l’inconscio collettivo, il buio e l’ombra alle tenebre eterne.
È così che la decisione privata di separare i due lati della vita interiore e combattere quello in ombra mette il conscio contro l’inconscio. Questa inimicizia si propaga per il mondo creando delle gigantesche Ombre collettive che influenzano le decisioni politiche ed economiche.
Il corvo sulla spalla
Finché dividiamo così nettamente le posizioni e creiamo categorie (buoni e cattivi, maschile e femminile, luce e buio), scrive Robert Bly nel “Piccolo libro dell’Ombra”, il corvo non arriva. Le polarità combaciano, come Yin e Yang, solo quando il corvo fa capolino e il buio si congiunge alla luce. È in quel momento che arriva la consapevolezza. Gli effetti sugli altri di questo “assorbimento” sono straordinari.
Prendiamo, ad esempio, quello che accade a scuola e che riguarda gli insegnanti.
Ancora oggi troppo pochi insegnanti si rivolgono a pratiche formative per il benessere e per riprendere contatto con se stessi. I risultati sono che
- essi stanno male,
- non riescono a far valere l’autorevolezza in classe e
- gli studenti apprendono poco.
La ragione risiede nel fatto che l’incontro può essere doloroso e può aprire strade sconosciute, che sfuggono al controllo preventivo a cui è incline chi vive nella zona illuminata del mondo. Ma la persona che ha lavorato con l’Ombra e che è riuscita ad integrarla appare più condensata. Gli studenti lo avvertono che l’insegnante ha con sé il suo corvo e questo gli assegna l’autorevolezza che diventa la disciplina che a parole tutti reclamano, senza tuttavia riuscire a ottenerla.
L’inspessimento della psiche
L’incontro e l’assorbimento dell’Ombra dà luogo, viceversa, a un inspessimento della psiche che diventa immediatamente evidente nel senso di autorità che trasmette semplicemente “essendo” e comunicando con uno sguardo non meno che a parole.
Esistono molti modi per assorbire l’ombra, ovvero per recuperare la proiezione e accorciare la lunghezza del sacco. Il modo privilegiato è quello di usare con coscienza il linguaggio, “il modo più fruttuoso che abbiamo di recuperare la sostanza Ombra sparpagliata per il mondo. Allora, se rivogliamo la nostra strega, scriviamo su di lei, anziché viverla passivamente in un’altra persona” (Cit. Robert Bly).
E se il linguaggio, la scrittura non sono per noi il modo più adatto per integrare l’Ombra, ci sono
- la pittura,
- la scultura,
- la musica,
- il teatro.
Ognuno ha, in altre parole, un modo privilegiato di integrare la propria Ombra, purché
- presto o tardi lo faccia e
- non abbia la presunzione di risolvere il dialogo con essa senza mediatori terzi (come un terapeuta, in casi estremi, o la creatività, più comunemente).
Ecco lo spazio in cui si colloca il Metodo Autobiografico Creativo che, per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva della persona, prevede il raggiungimento di un buon dialogo interiore.
Ma come e quando si forma l’Ombra personale?
L’Ombra inizia a formarsi da subito. Più o meno, a partire dai due anni. A volte, anche poco prima. Il primo momento è quello in cui i nostri genitori ci dicono di fare o non fare alcune cose, quelle che sono il frutto della nostra esuberanza o della pura energia totale che non vanno bene. Tutto quello che è risultato della pressione interna e che viene represso finisce nel grande sacco che abbiamo appeso sulle spalle. A scuola la pressione aumenta, con le imposizioni e i divieti degli adulti e dei coetanei. Il sacco si allunga anche durante l’adolescenza quando, per sentirsi uguali agli altri, ci si uniforma e si rinuncia a esprimere la propria identità e unicità.
I primi vent’anni passano così. E per tutto il resto della vita cerchiamo di tirar fuori ed elaborare il contenuto di quel sacco che diventa la nostra Ombra.
Mentre, però, siamo impegnati ad accrescere il lato illuminato, quello che a noi appare positivo, della nostra vita, la sostanza rinchiusa nel sacco
- assume personalità propria,
- si arrabbia,
- diventa terrificante nell’aspetto (perché è abbrutita),
finché non prende vita al di fuori del suo proprietario.
Quando mettiamo nel sacco una parte della nostra personalità, quella parte
- regredisce,
- involve verso la barbarie e
- diventa ostile.
Se, ad esempio, scrive Bly, un uomo sigilla nel sacco la sua Ombra per vent’anni o anche più, quando quel sacco si apre le parti negate della personalità si presentano regredite:
- la sessualità negata è diventata brutalità,
- la libertà dipendenza,
- l’impulsività rabbia incontrollata.
Per questo c’è sempre tanta paura ad aprire quel sacco.
L’apertura del sacco
Un uomo, ad esempio, nel sacco ci mette il proprio lato femminile. Quando, verso i trentacinque o quarant’anni, apre il sacco, la sostanza è del tutto ostile. Può succedere, allora, che quello stesso uomo abbia difficoltà con il sesso femminile, perché la regola è “com’è dentro, così è fuori”. Ma ogni parte della personalità che non amiamo ci diventa ostile e scatena una rivolta contro di noi. Il risultato è che vediamo all’esterno i nemici interni, attraverso le proiezioni.
Quando, infatti, abbiamo messo la sostanza nel sacco, erano tutte immagini miniaturizzate. Ma, al momento di venire fuori, come per un lungometraggio proiettato sullo schermo, le Ombre si proiettano sul grande muro o nelle persone e appiano enormi, spettrali e spaventose. Il modo, infatti, per riconoscere l’Ombra è fare attenzione a chi e a che cosa ci ossessiona e genera odio in noi. Perché tutto quello che odiamo nelle nostra vita è proiezione di aspetti che detestiamo di noi stessi ma che preferiamo non vedere, detestandoli con tutta la nostra forza negli altri. Così, chi detesta il successo di qualcun altro ha sempre la repulsione per non riuscire a dare concretezza alle stesse spinte inconsce. Il che significa che una parte della sua Ombra si trova nella sfera del potere, solo che il proprietario non ha contezza. Allo stesso modo, chi odia la ricchezza che produce qualcun altro ma poi si trova a imitarne le gesta è facile che abbia l’Ombra nella sfera del materialismo.
La particolarità dell’Ombra, in altre parole, è che essa sta sempre in quello che seppelliamo e che non vediamo proprio perché preferiamo ignorarlo: “Siamo così propensi a pensarci buoni e altruisti, come ci vogliono i nostri genitori, che questo nostro sentire nasconde l’avidità e la corsa verso il facile successo che caratterizza l’uomo occidentale”, scrive ancora Bly.
0 commenti