Salvo Amato, insegnante e fondatore del movimento ProfessioneInsegnante.it, che oggi su facebook accoglie oltre 130.000 docenti appassionati che si confrontano sui temi della scuola, della didattica e dell’educazione, intervenuto al XVII Congresso Annuale di Artedo sulle Arti Terapie “Isola Creativa – Creatività e Intelligenza Emotiva” di Cefalù (svoltosi a fine Ottobre 2019), mi ha rivolto alcune domande sul palco. Obiettivo: far comprendere agli iscritti al portale quale sia l’idea di fondo della “Scuola dell’Intelligenza Emotiva” di cui parlo ormai da alcuni anni. Un’intervista diversa dalla precedente, più completa, franca ed esaustiva. Inizio da qui a pubblicare le mie risposte.
Intelligenza emotiva a scuola
SA: Stefano, puoi spiegare ai docenti che cos’è l’Intelligenza Emotiva e in che modo può essere introdotta a scuola?
SC: Quello dell’intelligenza emotiva a scuola è un tema di grande attualità in questo momento. Tema che a noi interessa molto. Ci occupiamo di formazione e aggiornamento degli insegnanti e, da un paio di anni, sosteniamo l’idea dell’introduzione di un’ora di Intelligenza Emotiva in classe. Introdurre l’ora d’intelligenza emotiva nel curricolo è un impegno molto serio. Ma bisogna capire chi è, o meglio chi sarà, l’insegnante che dovrà tenere quell’ora di Intelligenza Emotiva.
La nostra proposta, che ho presentato in conferenza stampa alla Camera dei Deputati il 20 Dicembre 2018 (da cui ha preso corpo la mozione parlamentare presentata dalla XII Commissione Infanzia e Adolescenza, su iniziativa dell’On. Maria Teresa Bellucci di Fratelli d’Italia), non riguarda in alcun modo l’ampliamento dell’orario curriculare.
L’idea di una scuola “di” intelligenza emotiva diventa, così, un progetto formativo per i docenti in ruolo per dare vita a una scuola “con” Intelligenza Emotiva. Conviene fare chiarezza.
Credo esistano:
- una Scuola di Intelligenza Emotiva per gli insegnanti, orientata alla formazione dei docenti intorno alla valorizzazione dei messaggi emotivi che agganciano la classe durante la lezione e arricchiscono l’apprendimento;
- una Scuola con Intelligenza Emotiva, per favorire l’alfabetizzazione emozionale degli studenti;
- infine, una Scuola dell’Intelligenza Emotiva, che metta insieme i due aspetti.
Il problema dell’aggiornamento
Non sempre, tuttavia, gli insegnanti, che sono chiamati ad affinare competenze che avvertono come distanti, si dicono disponibili a continuare a formarsi o ad aggiornarsi. Anzi, per la verità, alcuni si oppongono categoricamente. Specialmente al nuovo. Il che porterebbe a credere che gli insegnanti della “Scuola dell’Intelligenza Emotiva” debbano essere i neo-assunti (o i non-ancora-assunti), specificamente formati a ciò.
Il fatto è che ho potuto riscontrare che, salendo di ordine, di livello d’istruzione, l’interesse verso l’argomento decresce come se, in realtà, nell’ora di intelligenza emotiva si volesse insistere solo sull’alfabetizzazione emotiva. Così, gli incontri formativi sono frequentati, in prevalenza, da maestre della primaria. Raramente da insegnanti delle secondarie. Ancora più raramente da insegnanti uomini.
Voglio dire che gli insegnanti non hanno ancora colto l’emergenza legata agli apprendimenti, se ritengono di doversi recare a scuola di intelligenza emotiva solo per apprendere tecniche per giocare con le emozioni in classe con gli alunni delle primarie.
Parlare di emozioni
Intendiamoci, anche questo ha un senso, perché c’è e ci sarebbe un enorme bisogno di tornare a parlare di emozioni. E non soltanto nella primaria, laddove sembra che ci sia maggiore attenzione, ma anche nelle scuole di secondo grado. Nelle intenzioni esplicitate nella mozione parlamentare a cui ho collaborato è richiesto, infatti, che in alternativa all’ora di educazione civica si possa fare un’ora dedicata all’educazione emotiva. In ogni scuola, indipendentemente dal grado.
Ecco perché non di tratta di introdurre ore curricolari in più. Se la proposta entrerà in vigore in questi termini, è come se si lasciasse all’insegnante la scelta, in base alla propria competenza, di svolgere quell’ora dedicandosi prevalentemente, non soltanto allo studio della Costituzione, ma anche allo studio dei valori e allo studio delle emozioni.
D’altro canto è anche vero che i dati riferiti ai livelli di apprendimento dei ragazzi, oggi ci dicono che siccome si apprende male, occorre introdurre qualche strumento che faciliti la modalità di apprendimento.
Un aiuto per la didattica
SA: Io vorrei far capire meglio agli insegnanti come l’Intelligenza Emotiva può aiutare allo sviluppo cognitivo dell’alunno, come può dare una mano alla didattica. In che modo gli insegnanti possono utilizzarla in classe?
SC: Secondo me, bisogna partire dai problemi della scuola:
- dispersione scolastica,
- eccesso di conflittualità,
- abbandono,
- mancanza di motivazione da parte degli studenti,
- apprendimento insufficiente.
Senza indagare le cause (che non sono e non possono essere solo della scuola) o ricercare a tutti costi un colpevole, chiediamoci che cosa possiamo fare noi educatori, formatori, docenti.
L’intelligenza emotiva fornisce una risposta dove la conoscenza dei professori, la tecnica e le riforme hanno fallito. Il che giustificherebbe anche qualche sacrificio, per via del valore implicito di tale eventuale integrazione, per dare spazio all’ora di EQ tra le ore curriculari.
Chi vuole le novità?
Immaginiamo, però, che nessuno voglia quest’ora in più (lo abbiamo previsto, anche perché bisognerebbe trovare i docenti adatti a insegnare una “materia” così delicata). Non resta che migliorare quello che già c’è. In che modo?
Io penso che si debba parlare di fare lezione con intelligenza emotiva. Cioè far leva, intanto, sulla motivazione degli insegnanti a rinegoziare la modalità di essere insegnanti e, quindi, sulla modalità di comunicare la lezione. Se gli studenti si demotivano, abbandonano la scuola, perdono l’entusiasmo dipende da noi educatori che non riusciamo a interessarli a sufficienza.
Allora, non serve l’ora in più: basta fare diversamente nelle stesse ore quello che si fa normalmente.
In tutti i casi, occorrerà che gli insegnanti si aggiornino o si formino bene. Perché anche questo è un tema molto caldo: l’importanza dell’aggiornamento dell’insegnante. Sia chiaro che non parlo di aggiornare le conoscenze: gli insegnanti sanno molto bene “che cosa” devono fare. Quello che dovrebbe essere negoziato è il “come” tutto questo debba esser fatto. Perché, se io riesco a far leva sulle emozioni degli studenti (iniziamo a parlare di IE), allora sì che finalizzerò ogni mio sforzo per farli approdare a un apprendimento migliore. E se l’apprendimento è migliore, perché migliore e più efficace è l’insegnamento, i ragazzi si lasceranno catturare e interessare da me.
Ma per riuscire in questo bisogna mettere in campo le emozioni: insegnare con le emozioni e far leva sulle emozioni dei ragazzi, affinché apprendano e siano motivati a studiare.
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