Una delle inefficienze del sistema scolastico è che tutte le attività curricolari sono pensate nell’economia di una febbrile frenesia organizzativa che si fonda sulla durata di ogni insegnamento di circa un’ora. Se provassimo a immaginare che cosa accade a un gruppo di lavoratori di un’azienda se ogni cinquanta minuti fossero chiamati a cambiare completamente registro e a concentrarsi su altro in cui dare il massimo, ci renderemo immediatamente conto di quanto sia inefficace e improduttivo un modo di concepire così la preparazione. Ecco in che modo è impostata e a che cosa serve la slow education, l’educazione lenta che riscuote successo nei paesi anglosassoni.
L’educazione lenta
In proporzione, le aziende, qualora adottino questo stile, sono destinate al fallimento, a causa del notevole dispendio di energie e di denaro che comporta un simile modello organizzativo di orari e ritmi.
Le considerazioni espresse da Ken Robinson nel libro “Scuola Creativa” sono attuali e fanno riflettere. Perché, infatti,
- se un’organizzazione così fatta è tanto rischiosa per l’economia di ogni azienda,
- se i giovani sono la futura classe dirigente di un Paese che deve far funzionare la sua economia,
ci curiamo così poco di questo delicato momento di crescita?
Negli ultimi anni, peraltro, è venuto aumentando l’impegno che richiede la scuola:
- orari sempre più lunghi;
- prolungamento dell’orario scolastico, di fatto, a casa;
- inibizione, per mancanza di tempo, di ogni spazio dedicato al gioco e al divertimento.
Si deve a un insegnante, Joe Harrison, di aver ideato la cosiddetta Slow Education, l’educazione lenta, per l’appunto, che si basa sui principi del “Movimento Slow”, descritti nel libro di Carl Honoré, “Elogio della lentezza” (del 2014), applicati all’istruzione (a cui nel libro non esiste alcun riferimento).
Dialogo, creatività e incontro
- Dialogo globale,
- creatività e
- incontro
prendono il posto delle sfide per cercare di migliorare il rendimento scolastico degli studenti che, ogni due o tre mesi, vengono chiamati a confrontarsi con gli insegnanti per fornire ulteriori indicazioni sul processo di apprendimento, sui gradimenti, sulle passioni e sulle eventuali strategie per perseguire i loro talenti. Il tutto senza la fretta di dover portare a termine il programma solo per obblighi di curricolo.
In una scuola che ripiega sulle schede, che rifugge il confronto e alimenta il conflitto con gli altri attori della holding educativa, la mancanza o la difficoltà d’incontrarsi per determinare i tempi dell’educazione lenta può essere affidata a innovative schede che ho messo a punto per facilitare la personalizzazione della lezione.
Coinvolgere e contattare
Osservare le relazioni tra gli studenti, proporre idee che implicano comportamenti, coinvolgere il territorio sono le vie per raggiungere i ragazzi nel loro guscio di insicurezze e tirarli fuori da lì. Ma spostano il dibattito sulla consapevolezza emotiva, sull’intelligenza emotiva degli insegnanti che riceveranno quelle schede.
Cioè, una volta acquisite le informazioni che servono a “contattare” gli studenti, l’uso che ne va fatto coinvolge la dimensione creativa e il piano delle relazioni (e, dunque, delle emozioni) invece del piano tecnico.
Che cosa accadrebbe se si facesse un uso tecnico di strumenti personologici e relazionali? Il caos. Per questo, non è ammesso improvvisare. Serve, piuttosto, un’idonea formazione, centrata sull’argomento, per padroneggiare qualsiasi strumento “inusuale” e ottenere il massimo dalla relazione educativa.
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