E’ normale che i ragazzi apprendano. Lo fanno anche da soli, durante le prime fasi della loro vita attraverso la scoperta, come dimostrano gli esperimenti di Sugata Mitra. Guidati dagli adulti, quando iniziano a frequentare la scuola, ci si aspetterebbe che trovino le migliori condizioni per un buon apprendimento. Ma non è sempre così. Le barriere relazionali che si frappongono tra insegnanti e alunni o studenti limitano spesso l’efficacia dell’intero processo. Per questo, a scuola i docenti, gli educatori, i ‘maestri accompagnatori’, hanno (o avrebbero) il nobile compito di allargare le labbra e mostrare il sorriso. Il miglior alleato dell’insegnamento.
Esperienza comune
Tutti noi ricordiamo di essere stati rimproverati, almeno una volta, nella nostra carriera scolastica, da un insegnante per non aver “imparato bene” la lezione o per non aver capito subito un concetto.
- Chi può dimenticare, poi, l’ansia della penna della maestra sul quaderno durante la correzione di un compito?
- E chi può dire di non aver mai “odiato” una disciplina più delle altre, di essersi sentito “negato” per la matematica o per le lingue?
- Che cosa sarebbe cambiato se la nostra personale “raccolta di discutibili figure” a scuola fosse stata accompagnata dal sorriso dell’insegnante?
Apprendere con il sorriso
E’ un fatto ormai notorio: un bambino che apprende in una condizione di serenità e di incoraggiamento traccerà nel suo vissuto emotivo quello stesso apprendimento. Gli scienziati chiamano “relazione calda” quella relazione che permette alle emozioni positive di influenzare significativamente l’apprendimento.
Se, mentre apprendo, sento
- la paura,
- il senso di colpa o
- l’ansia di una prestazione,
ogni volta che ripercorrerò quell’apprendimento, riproverò la stessa emozione. Perché non esiste atto della vita psichica che non sia accompagnato dalle emozioni. Tutto è emozione nella vita della nostra mente. Anche l’apprendimento avviene per emozione. E, se l’emozione vissuta durante quell’apprendimento è negativa, sarà negativa la risposta che resterà tracciata nella mente.
Viceversa, accompagnare l’apprendimento, la consegna di un compito, la giornata scolastica con un sorriso e uno sguardo di incoraggiamento segnerà positivamente i sentimenti legati a quell’apprendimento. Le emozioni sono, allora, strettamente collegate all’apprendimento.
Emozioni per memorizzare informazioni
La letteratura scientifica, d’altro canto, spiega che l’attivazione emotiva favorisce la memorizzazione di informazioni. Nello stesso tempo, però, se l’attivazione emotiva è di tipo negativo, ciò che apprendo sarà legato a questi sentimenti.
Sorridere, infatti, non è soltanto una manifestazione di benessere e di approvazione: sorridere significa essere dalla parte di qualcuno, esserne alleati.
Oltre ai benefici che questo positivo atteggiamento comporta per l’organismo (in termini di
- regolazione della pressione sanguigna,
- riduzione dello stress,
- attivazione del sistema immunitario,
- miglioramento del tono generale dell’umore),
il sorriso invia diversi tipi di messaggi che hanno una funzione prettamente sociale. Gli studi di Lucangeli e Moè dimostrano gli effetti positivi del sorriso comunicativo e di incoraggiamento in classe.
L’intelligenza emotiva
In un’aula scolastica, con docenti formati all’intelligenza emotiva (che conoscono l’importanza dell’utilizzo del sorriso), durante la lezione, si registra negli studenti:
- un miglioramento significativo della memoria,
- più elevati livelli di attenzione,
- migliore capacità di apprendimento,
- uso più corretto del linguaggio,
- miglioramenti generali sul piano della relazione sociale e del benessere psicologico.
Gli studi differenziano il ruolo del sorriso comunicativo, che, usato durante la fase dell’insegnamento, facilita l’apprendimento da parte dei ragazzi, dal ruolo del sorriso di incoraggiamento che, usato in fase di correzione dell’errore, è più efficace rispetto ai molti rimproveri (Lucangeli & Moè, 2010; Moè, 2012).
Non solo. Sorridere serve, anche e soprattutto, per
- approvare e confermare la nostra presenza con il bambino,
- incoraggiare a far meglio, se c’è uno sbaglio,
- motivare,
- nutrire l’animo dell’altro.
Sorridere con autenticità, tra l’altro, fa bene prima agli educatori che ai bambini, ai nostri allievi.
Insegnare con il sorriso
Il sorriso, con la positività che comunica, inibisce lo stress e contagia l’ambiente in cui agiamo e interagiamo. Chi sorride illumina, rassicura e ispira fiducia. Sorridere e abbracciare per dire: «io ci sono, sono con te, in questo cammino». Ricordare con amore le cose che ho imparato dalle persone che, con lo stesso amore, me le hanno insegnate non ha prezzo per la crescita e la formazione. Ricordare con amore ci sintonizza con l’universo dell’apprendimento e ci permette di guardare a tutto e a tutti con curiosità e disponibilità.
La nostra vita, i nostri comportamenti, le nostre scelte dipendono dalle nostre emozioni. Viviamo di emozioni che pervadono il corpo: riconoscerle, averne consapevolezza e imparare a gestirle accresce le possibilità di successo nella vita, la serenità e la riuscita nelle relazioni.
Perciò, conviene affrontare tutto con il sorriso, insegnamento compreso. Se non avete (o vi sembra di non avere) motivo per sorridere, prendete una matita e stringetela, di traverso, tra i denti per un minuto. Si chiama “induzione meccanica” di emozione positiva e provoca rilascio di endorfine nell’organismo. Provate: funziona davvero. E fa bene a chi lo “indossa” e a chi lo riceve.
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