Prima di parlare di fiaba aziendale, serve transitare per la fiaba autobiografica, un genere letterario atipico che si caratterizza in prima battuta per tre aspetti: la fiaba autobiografica è sempre scritta, si rivolge agli adulti ed destinata ad un pubblico molto ristretto, normalmente composto da una sola persona: l’autore stesso. Il passaggio è obbligato perché è impossibile comprendere la fiaba aziendale senza prima aver compreso la fiaba autobiografica, al punto che possiamo definire la prima come una fiaba autobiografica di gruppo. Ecco di seguito lo stralcio del mio intervento a The European House Ambrosetti del 30 settembre 2024 a Milano, in collaborazione con Harvard Business Review, evento al quale ho preso parte insieme al Premio Strega 2021 Emanuele Trevi e alla Psichiatra Erica Poli sul tema “Fiabe e management”.
Le fiabe aziendali
Le dinamiche che è possibile osservare attraverso la fiaba aziendale hanno a che vedere con le relazioni tra le persone e i comportamenti delle persone in gruppo. Quindi, è da lì che occorre partire per capire l’azienda e i suoi processi interni di funzionamento. Perché l’azienda è fatta certamente di meccanismi complessi ma, prima di tutto, è fatta di persone. Il che complica ulteriormente la complessità dei meccanismi. E poiché una fiaba è una storia, nel caso della fiaba aziendale è impensabile prescindere dagli incroci tra le storie personali dei membri che compongono l’organizzazione e la storia dell’organizzazione in quanto entità a parte.
Stiamo parlando di un genere nel genere, con alcuni elementi di convergenza e altri di divergenza. Con la fiaba classica la fiaba autobiografica condivide alcuni aspetti:
- l’ambientazione fantastica,
- l’immediatezza delle vicende,
- il linguaggio semplice e diretto,
- le funzioni di base (eroe, antieroe, aiutante, viaggio, lieto fine) e
- l’uso della metafora che rende narrabili anche le vicende più terribili.
Insomma, nessuno ci racconterebbe se gli fosse chiesto di parlare della sua vita con la medesima forza ed autenticità con cui può fare una fiaba.
Dalla fiaba classica alla fiaba autobiografica
Tuttavia, trattandosi di fiabe per gli adulti, ci sono delle differenze. Così,
- il bisogno purificazione dalle emozioni negative (catarsi) per l’adulto è ricerca, perché, dalla fiaba orale alla fiaba scritta, l’individuo diventa lettore di sé e può ricercare le tracce del suo passaggio nel mondo,
- il fine educativo vira sull’empowerment, in quanto bisogno di padronanza di sé, autogoverno, maturità, adultità e crescita personale, e
- la ricerca d’identità si sposta sulla ricerca dell’alterità, perché il principio di identità non è più sufficiente per affrontare la complessità della vita adulta, motivo per cui ammettere che l’io è plurale e che l’apparato psichico è un noi.
Cioè, tramonta la funzione autoriparativa della fiaba classica si scompone in quattro funzioni:
- autoesplorativa,
- di pacificazione,
- protettiva e
- di sintesi.
Le quattro funzioni
- In relazione alla funzione autoesplorativa, la fiaba autobiografica è archeologia del sé, nel senso che, attraverso di essa, l’individuo scopre il piacere di diventare curioso esploratore di sé. Ricerca a cui è collegato il bisogno di approdare alla conoscenza autentica di sé.
- In relazione alla funzione di pacificazione, la fiaba autobiografica è autodialogo che svela la convivenza degli opposti. Significa parlare delle diverse parti di sé ma anche alle diverse parti di sé. Con il dialogo interiore, l’individuo può finalmente fare pace con l’antagonista interiore, l’ombra della sua vita, come spiega Propp, e perdonarsi.
- In relazione alla funzione protettiva, la fiaba autobiografica è nascondimento, nel senso che l’autore ha bisogno di sentirsi al sicuro per potersi raccontare. La metafora assolve, allora, a questo bisogno di protezione dell’Io. In questo senso, la ricerca autobiografica esercita una funzione lenitiva, perché è ricerca di benessere e di cura di sé.
- In relazione alla funzione di sintesi, la fiaba autobiografica è sceneggiatura dell’inconscio, nel senso che anima l’invisibile che si muove dietro le quinte della nostra vita. L’individuo può rielaborare la sua storia, imparando da essa invece di subirla passivamente, e ricongiungersi con se stesso, ritornare in se stesso e amarsi.
Di fatto, l’individuo celebra il ritorno in se stesso grazie al recupero degli episodi-chiave della sua vita, in quanto tasselli della sua memoria e dei suoi ricordi, comprese le gioie e i dolori. In questo modo, egli può rileggere la storia, perfino modificare il passato e correggere i falsi ricordi e riqualificarli o ricollocarli.
Rinveniamo, dunque, in queste funzioni che la fiaba autobiografica risponde ai bisogni spirituali dell’uomo di conoscenza e amore per trovare, come dice S. Angostino, il divino che abita in ciascuno.
Conoscere e amare Dio e il prossimo è impossibile senza prima aver conosciuto e amato se stessi. La violenza e la conflittualità di questo tempo potrebbe, allora, risiedere nella difficoltà delle persone di conoscere e amare se stesse.
Fiaba autobiografica e intelligenza emotiva
Per questo la fiaba autobiografica è uno strumento di autoconoscenza e di potenziamento dell’intelligenza emotiva, perché guida l’individuo nel suo bisogno di evoluzione attraverso le tre tappe
- del distacco estetico (Nel senso che il dialogo che nasce tra testo e lettore è come se nascesse tra estranei),
- della comprensione dell’esistenza di una metafisica della soggettività (come sospensione del principio d’identità, in virtù del quale l’individuo vede di sé solo quello che vuole vedere) e
- della scoperta della noità, nel senso che la scoperta della coesistenza nell’individuo di identità e alterità lo aiuta ad ammettere e comprendere la complessità (ma anche le fragilità e i bisogni) degli altri, rinunciando alle convinzioni e agli stereotipi che dominano le relazioni.
L’intelligenza emotiva, allora, non è una competenza legata a ruoli ma è una competenza di vita che serve a tutti, indipendentemente dal contesto.
Daniele Goleman, autore del best seller Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici, in proposito spiega che l’intelligenza emotiva nei luoghi di lavoro incide per circa il 67% delle competenze complessivamente richieste, contro un 33% appannaggio delle competenze tecniche e del tradizionale QI. E che, nel caso del leader, la percentuale d’incidenza cresca fino all’85%.
Il punto cieco della leadership
Il rischio opposto, quella della mancanza di consapevolezza del leader, è espresso molto bene dalla Teoria U di Otto Scharmer, detta anche teoria del punto cieco della leadership, che richiama proprio il viaggio dell’eroe della fiaba autobiografica: sta al leader decidere se, nel punto più profondo, rinascere (con mente, cuore e volontà aperti) o soccombere, ripetendo gli errori del passato.
Il sociologo francese Frederic Laloux, autore del best seller Reinventare le organizzazioni. Come creare organizzazioni ispirate al prossimo stadio della consapevolezza umana, in proposito afferma nessuna evoluzione è possibile per l’azienda oltre il grado di consapevolezza del suo leader. Autoconsapevolezza e consapevolezza sociale sono, dunque, le skill fondamentali dei leader migliori.
Laloux teorizza l’evoluzione delle organizzazioni umane come un riflesso dell’evoluzione dell’interiorità umana. Il suo modello di organizzazione ideale, definito “teal”, forma organizzativa che supporta e permette il pieno sviluppo del potenziale umano, si fonda
- sull’autogestione,
- sull’auto-organizzazione,
- sulla maggiore libertà di manovra in azienda,
sulla base della condivisione dei valori degli individui con la vision del leader.
Anche le organizzazioni, al pari delle persone, sono dunque, tenute a perseguire l’autoconsapevolezza. Se, infatti, all’interno del gruppo ci sono conflitti irrisolti e troppi non detti, essi si trasmettono all’esterno in termini di mancanza di fiducia interna e di coesione, ingenerando sfiducia e mettendo seriamente a repentaglio il futuro dell’organizzazione.
Le organizzazioni emotivamente intelligenti
La fiaba aziendale, di conseguenza, non fa altro che fotografare lo stato di attualità del gruppo e il livello di evoluzione dell’azienda nella sua fase di trasformazione in organizzazione emotivamente intelligente, capace, come afferma Goleman, di elevate prestazioni fino allo stato di flusso. In particolare, gli oggetti dell’indagine si trasferiscono sul piano di reciprocità, motivazione e trasformazione.
Laddove
- la reciprocità è l’aspetto che meglio evidenzia la differenza tra un approccio individualistico e un lavoro di gruppo;
- la motivazione è il fattore di attivazione del comportamento, in quanto motivazione a prender parte al gruppo ma anche motivazione gruppale nel perseguire gli obiettivi prefissati;
- la trasformazione è la giusta evoluzione grazie alla nuova consapevolezza.
Anche la leadership, di conseguenza, si trasforma e diventa, come scrive Giuseppe Morici,
- (dal punto di vista del leader) arte dello scomparire e
- (dal punto di vista del gruppo) processo a cui prendono parte tutti i componenti del team, indipendentemente dal grado di visibilità di ognuno.
La fiducia circolare
In parole semplici, significa che ai leader è richiesto di dare un’anima alle organizzazioni che guidano e di affidarsi alla loro capacità di autogestirsi.
La fiducia, d’altro canto, non può diffondersi all’esterno, nei mercati, se prima non è radicata all’interno.
Quando, allora, la leadership è diffusa, i fenomeni a cui si assiste si chiamano
- aumento della coesione,
- del senso di appartenenza,
- della stabilità affettiva e
- della qualità della comunicazione
che preludono a elevate performance.
Fiabe aziendali come strumento di verifica
La fiaba aziendale è allora lo strumento attraverso cui è possibile osservare questi elementi che, unitamente al tema sempre aperto della gestione del potere (leadership e controleadership) si traducono in una narrazione che racconta
- se la fiducia è ben distribuita,
- se i bisogni dei membri sono soddisfatti,
- se i valori sono condivisi e
- se è positivo il clima di relazione.
E forniscono, di conseguenza, indicazioni preziose per i leader per i manager sullo stato dell’azienda.
0 commenti