Nel libro “The Element” del 2012, l’autore, Sir Ken Robinson (nella foto), uno dei più autorevoli pensatori del nostro tempo in fatto di istruzione, politica ed economia, riferisce l’esperimento della Grange Primary School, nell’Inghilterra centrale, che nel 2005 diede origine al progetto Grangeton. Una città all’interno della scuola in cui ogni lavoro era fatto degli studenti. Tramite il lavoro nella città, gli studenti imparavano meglio le materie principali (ma anche altro) sperimentando, al tempo stesso, elevati livelli di coinvolgimento. Un progetto di scuola creativa in seno ad una scuola tradizionale.
La scuola creativa di Grangeton
L’ideatore del progetto, il Dirigente Scolastico Richard Gerver, ricevette l’incarico nel momento in cui il numero delle iscrizioni stava crollando e i risultati scolastici erano molto bassi. La scuola stessa godeva di una pessima reputazione. Come accade spesso in questi casi, la prospettiva della distruzione attiva un cambiamento. La parola d’ordine era ritornare ai fondamentali, intesi come i doni biologici con cui nasciamo. Veniamo al mondo, infatti, con tutte le abilità di cui abbiamo bisogno: i neonati e bambini piccoli hanno in un intuito fondamentale formidabile, sono creativi per natura e profondamente curiosi.
L’idea di Gerver fu, allora, di osservare attentamente i bambini per carpire i segreti del loro modo di apprendere. Grazie a questa osservazione, fu più evidente la naturale predisposizione dei bambini a immergersi
- nel gioco di ruolo e
- nell’apprendimento altamente esperienziale.
Se potevano
- assaggiare,
- annusare e
- vedere le cose,
cresceva la loro capacità di imitazione e migliorava la capacità di apprendimento. Se, in altre parole, potevano esperire quello che nel mio libro “A scuola di Intelligenza Emotiva” definisco Apprendimento Multisensoriale Creativo.
Fu immediatamente chiaro, allora, che
- la creatività e
- l’esperienza multisensoriale erano i motori dell’apprendimento, unitamente alla valenza emotiva del
- coinvolgimento.
Grangeton nacque su queste basi: replicare la forza dinamica dell’apprendimento dell’età prescolare.
L’idea
Così, per sviluppare il linguaggio, imparare la lettura e la scrittura, a Grangeton furono create emittenti televisive e radiofoniche che stimolassero l’acquisizione di questa abilità attraverso il gioco in un contesto reale. Finti ambulatori medici stimolavano l’attenzione dei bambini a curarsi e a prendersi cura gli uni degli altri, dai cinque agli undici anni.
L’obiettivo era
- incoraggiare il lavoro di squadra,
- sviluppare resilienza,
- responsabilità verso gli altri e
- fiducia in se stessi.
Ma per fare questo occorreva individuare le educatrici migliori dell’istituto scolastico, che non avevano e non avrebbero mai pensato a costruire, durante le attività curricolari, modalità di apprendimento basate sul semplice gioco.
Risultati straordinari
I risultati furono talmente straordinari che perfino gli studenti più svogliati diventano fortemente motivati ed entusiasti. A tre anni dall’avvio del progetto, Grangeton diventò un esempio di eccellenza nel campo dell’istruzione in fatto di approccio creativo all’insegnamento e all’apprendimento.
Se vogliamo sintetizzare, i tre temi centrali che permisero il successo della Grange Primary School furono:
- innovazione del sistema d’istruzione;
- una leadership futuristica del dirigente e degli insegnanti per realizzare il cambiamento;
- il coinvolgimento dei docenti per creare le migliori condizioni affinché gli studenti potessero dare il meglio di sé.
È impossibile, infatti, trattare l’istruzione come un processo industriale. Occorre, viceversa, continuare a trattarlo come un processo biologico che riguarda persone viventi e non oggetti inanimati, come spesso vengono trattate dalla politica le persone che danno vita alla scuola.
Ritornare ai fondamentali
C’è un altro errore che viene commesso quando si parla di sistema scolastico. Infatti, visto che l’attuale stato di cose (in clima di distruzione e in ambiente desolato) obbliga a ritornare ai fondamentali dell’apprendimento, ovvero alla creatività, al gioco, alle emozioni (alle soft skill, dunque), appare anacronistico pensare di trattare la scuola per quello che è. Piuttosto, occorre iniziare a trattare la scuola e l’intero sistema formativo per quello che sarà.
E ciò che la scuola sarà e anche quello che la società sarà. Poiché il mondo del lavoro nel futuro richiede le competenze fondamentali, la scuola dovrà dare competenze fondamentali. Iniziando da subito, il primo passo è formare gli insegnanti migliori o reclutare insegnanti più capaci di proiettarsi nell’idea futura di educazione. Il motivo è che spetta agli insegnanti pensare allo studente non in virtù di ciò che è durante gli anni della scuola ma ciò che sarà e ciò di cui avrà bisogno nel corso di tutto il resto della sua vita.
Seguire le traiettorie
Nel 1982, scrive Ken Robinson nel libro “Scuola creativa”, Wayne Gretzky era il miglior giocatore al mondo di hockey su ghiaccio. Il suo segreto? Mentre tutti correvano verso il punto in cui si trova il disco, lui correva verso il punto in cui il disco sarebbe andata a finire.
Così, nella folle corsa verso la standardizzazione, tutti si fiondano nel punto in cui si trova il disco, invece di proiettarsi verso il punto in cui effettivamente andrà. E benché il basso livello di istruzione sia solo uno dei fattori sociali che influenzano la condizione di povertà, la grigia standardizzazione dell’educazione (che uccide la creatività, invece di nutrirla, come dovrebbe) sta accrescendo il divario tra ricchi e poveri, con un incremento sempre crescente della disoccupazione tra i giovani anche nel nostro Paese.
Perché il collegamento tra il livello di istruzione e l’affermazione del mondo professionale esiste da sempre e sempre esisterà.
Recuperare motivazione e interesse
Che cosa si può fare per recuperare la motivazione dei giovani a scuola? Una risposta e nei programmi di istruzione alternativa che vengono pensati per gli studenti che se la cavano peggio con l’istruzione tradizionale: studenti
- con basso rendimento, studenti
- svogliati,
- con bassa autostima e
- poca speranza per il futuro.
Si tratta di programmi Made in USA, menzionati da Ken Robinson, che offrono esperienze pratiche invece delle tradizionali materie. Le scuole che adottano questi programmi educativi spesso coinvolgono professionisti esterni come ingegneri, artisti, scienziati, che fungono da mentori per questi ragazzi, proprio per insistere con l’esempio pratico sulla loro motivazione.
Buone prassi da imitare
I risultati sono sempre straordinari. Gli studenti che tra i banchi si annoiano nei programmi di istruzione alternativa si svegliano e si divertono. Quelli che credono di non essere intelligenti
- si riscoprono intelligenti,
- aumentano la fiducia in se stessi e
- l’autostima.
E, infine, grazie all’entusiasmo che recuperano nei programmi alternativi, gli stessi ragazzi ottengono anche risultati migliori nell’istruzione convenzionale. Se tutta l’istruzione fosse improntata al modello creativo, appassionante ed esperienziale dell’istruzione alternativa, in fondo, non ci sarebbe alcun bisogno di un’istruzione alternativa.
Ecco: l’istruzione alternativa o, comunque, il suo modello, è il punto esatto in cui cadrà il disco. Inutile cercare di correre nel punto in cui si trova attualmente perché non è affatto ciò di cui hanno bisogno oggi i giovani per il loro futuro.
Se funziona altrove, perché non può funzionare anche da noi? Per quanto mi riguarda, questa è diventata la mia sfida, la mia missione professionale.
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