L’esperienza nel sistema di istruzione di altri paesi suggerisce delle buone prassi che dovrebbero essere adottate, se l’obiettivo è rendere funzionale la preparazione. Il futuro della scuola è, allora, l’istruzione personalizzata. Qualcuno dice che non sia possibile. Io invece sostengo il contrario. Per fortuna, autori del calibro di Ken Robinson, prima e meglio, hanno già tracciato altrove una strada da seguire. Non dobbiamo fare altro che cogliere i suggerimenti più adatti al nostro scopo di insegnanti ed educatori. I ragazzi che ci troviamo di fronte, infatti, hanno ognuno talenti, desideri e sogni diversi. E ognuno si prepara con noi ad un futuro che non avrà eguali. Per questo merita una didattica commisurata alle proprie risorse.
L’esperienza inglese
Ci sono scuole in Inghilterra (o, meglio, centri di formazione che vengono frequentati come scuole da adolescenti che, demotivati allo studio, hanno scelto la preparazione domestica) in cui la domanda che viene posta gli studenti è: “in che modo posso aiutarti?”
In una scuola siffatta, gli studenti si sentono liberi di riflettere e perseguire i propri talenti e le reali aspirazioni, senza la pressione dell’istruzione tradizionale. I ragazzi possono trascorrere intere giornate decidendo di non far nulla oppure mettendosi all’opera, facendo ciò che piace di più, sperimentando le diverse possibilità di far emergere inclinazioni sopite.
“Leggende metropolitane”, direte. Invece no. È proprio così e funziona.
Le free school
In Gran Bretagna esistono anche le cosiddette free school (le scuole libere), il corrispettivo delle charter school degli Stati Uniti, in cui viene concessa una maggiore libertà rispetto al curricolo nazionale in termini di organizzazione della giornata scolastica e della didattica, con lo scopo di offrire opportunità personalizzate agli adolescenti per i quali la scuola tradizionale (ed il suo sistema d’istruzione) semplicemente non funziona.
Nelle free school, gli studenti lavorano insieme agli insegnanti: nessuno è contro nessuno. Per questo i ragazzi le sentono come una seconda famiglia.
Queste e altre esperienze simili hanno dimostrato che studenti, inizialmente considerati svogliati o incapaci, potevano, in realtà, fare qualunque cosa volessero, esattamente come tutti gli altri. Il che dimostra due cose:
- tutti gli studenti hanno capacità naturali formidabili;
- la chiave per sviluppare tali capacità è andare oltre i limiti imposti dallo scolasticismo che appiattisce e conforma a degli standard prestabiliti le capacità degli studenti che, invece, hanno bisogno di seguire ciascuna una propria strada.
Appare incredibile, infatti, come, nell’era in cui tutto è personalizzabile, dal profilo social fino all’automobile, non sia possibile pensare a una istruzione personalizzata che, invece, è ciò di cui il mondo avverte di più il bisogno.
Eppure, ognuno apprende in un modo assolutamente personale.
Come funziona?
Poniamo, ad esempio, di presentare a una platea un nuovo strumento tecnologico e che si domandi al pubblico di studiarne e comprenderne il funzionamento. Le reazioni sarebbero certamente differenti:
- qualcuno andrebbe immediatamente a cercare il libretto delle istruzioni;
- altri proverebbero a cercare su YouTube il tutorial che ne spiega funzionamento;
- altri ancora, molto probabilmente, proverebbero ad accendere direttamente lo strumento per metterlo in funzione;
- magari, una sparuta minoranza cercherebbe sul retro dello strumento il codice QR da scansionare con lo smartphone per collegarsi al libretto delle istruzioni on-line.
Le quattro differenti reazioni rispetto alla medesima consegna dimostrano il diverso modo di accedere all’apprendimento, in funzione di personali interessi, gradimenti e talenti. Questo spiega che, nel caso in cui provassimo a illustrare alla platea, secondo il nostro personalissimo modo di intendere, come funzioni quel determinato strumento, solo una parte delle persone comprenderebbe bene la nostra spiegazione. Dal momento che, infatti, tutti possediamo mappe differenti per esplorare la realtà, con l’aiuto della nostra sensorialità privilegiata e cultura personale, non possiamo che concludere che l’insegnamento standardizzato è disfunzionale e possiede molti limiti. Eppure è quello che oggi accade nella scuola.
Verso un’istruzione personalizzata
Qual è, allora, la ricetta per realizzare una didattica personalizzata? Eccola (ispirata alla proposta di Ken Robinson nel suo libro “Scuola Creativa”):
- modificare il sistema di valutazione per ottimizzare il rendimento degli studenti;
- ripristinare il gioco come fonte di apprendimento;
- riconoscere e ammettere forme diverse di talenti per forme diverse di intelligenze;
- mettere in condizione gli studenti di perseguire le proprie aspirazioni, inclinazioni, doti;
- adeguare gli orari e i ritmi della scuola a quelli più confacenti con i modelli e con le modalità di apprendimento degli studenti.
Seguendo i link, torneranno utili gli approfondimenti. In attesa di ritornare su argomenti così importanti.
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