Che l’istruzione non sia fine a se stessa è un dato acquisito. Il più rilevante degli scopi è, almeno per l’incidenza sulla prosperità di un Paese, per la qualità della vita e il livello del benessere interno, senza dubbio, quello economico. Un’economia fiorente si affida sempre a una classe dirigente ben istruita. Ma il dato numerico, che si traduce, in definitiva, nella crescita del PIL, non si determina da solo: alla sua costruzione concorrono altri fattori, strettamente collegati con il primo e che lo influenzano. E che, ciascuno per sé, sono indicatori di un’istruzione che Ken Robinson nel suo libro “Scuola creativa” definisce biologica. Vediamo, allora, che cosa sia legittimo attendersi da un’istruzione a scuola che intenda perseguire anche fini personali, culturali e sociali.
Il fine personale
L’istruzione è una questione globale. Cioè, non riguarda solo il “mondo fuori” ma anche il “mondo dentro” ciascuno degli studenti. Nessuno scopo che si prefigge la scuola potrà essere raggiunto se dimentichiamo che istruire significa anche e soprattutto arricchire la mente e il cuore di persone uniche e irripetibili. Coinvolgere gli studenti nei processi di apprendimento, ciascuno con
- le proprie speranze,
- i personali talenti,
- le paure,
- le passioni,
- le aspirazioni,
- le naturali inclinazioni,
- gli interessi e le ansie,
è la chiave per migliorare il rendimento scolastico dei giovani. E, in definitiva, offrirli all’autonomia.
Tuttavia, ancora oggi, la scuola opera una netta divisione tra ciò che si osserva all’esterno (il mondo circostante che è l’oggetto dello studio curricolare) con ciò che invece le persone posseggono nel loro intimo, che è lo strumento personale con il quale viene decodificato quello stesso mondo fuori. Nelle culture occidentali, così, siamo ancora abituati a separare la conoscenza dei due mondi, ponendo una grande attenzione a non confondere
- oggettività e soggettività,
- pensiero ed emozioni,
- fatti e valori.
Ma la verità è che decodifichiamo e interpretiamo il mondo intorno e ce ne costruiamo un’idea proprio grazie a ciò che proviamo nell’intimo: le emozioni che influenzano il nostro modo di pensare il mondo che ci circonda e che vengono determinate
- dalle nostre conoscenze,
- dalle percezioni
- ed esperienze personali.
Le nostre esistenze, infatti, sono determinate e modellate dalle interazioni tra questi due mondi, ognuno dei quali influenza l’altro.
Perché mai, allora, il curricolo scolastico tradizionale è incentrato unicamente sul mondo che ci circonda e non presta quasi alcuna attenzione al mondo interiore delle persone che lo abitano?
The Element
Eppure, insiste Sir Ken Robinson nel suo libro “The Element”, quello che le persone portano al mondo esterno è indissolubilmente legato alla relazione che ognuno ha con il proprio mondo interno. Ci aspettiamo che gli studenti
- sappiano,
- capiscano e
- che siano capaci di fare determinate cose.
Ma in pochi prendono seriamente in considerazione l’importanza della personalizzazione dell’istruzione che deve necessariamente tener conto della combinazione di
- attitudini,
- interessi e
- inclinazioni dei ragazzi.
Ecco, in definitiva, in che cosa risiede il cambiamento che ci si aspetta dalla scuola.
Il fine culturale
Il principio di base delle finalità culturale dell’istruzione biologica è che l’istruzione dovrebbe agevolare gli studenti affinché essi siano messi nelle condizioni di comprendere e apprezzare sia la propria che l’altrui cultura, nel rispetto delle diversità.
Ma che cos’è la cultura? Può essere definita come insieme di valori e di comportamenti accettati e messi in atto dai diversi gruppi sociali.
Appare evidente che, data la cultura multietnica che caratterizza il nostro tempo, si debba considerare come ogni cultura si trasformi al contatto con le altre. A meno che, infatti, una comunità non rimanga fisicamente isolata per molto tempo, le culture subiscono una forte influenza nell’interazione con le altre. Ammettere, dunque, che esista un insieme di valori che, benché diversi, caratterizzano l’altrui cultura (perché la stessa meriti pari dignità della nostra) è un importante passo in avanti per il mondo contemporaneo, ancora troppo diviso nelle dicotomie (eterosessuali e gay, cattolici e musulmani, bianchi e neri ecc.) che provocano odio e risentimento.
Se, allora, gli antagonismi hanno origine dalle differenze percepite, la scuola, in nome dell’istruzione biologica, deve educare al rispetto e alla tolleranza, in termini di sostenere gli studenti a
- comprendere la propria cultura,
- comprendere le altre culture e
- promuovere un clima di rispetto e di convivenza civile.
Ma, per far questo, la scuola deve possedere un curricolo ricco e ampio, non ristretto e impoverito dagli standard attuali.
Il che riporta al discorso della necessità di una scuola dell’intelligenza emotiva. Così tutto torna.
Il fine sociale
L’istruzione ha anche il compito di far diventare gli studenti cittadini attivi e rispettosi. Che i giovani lo diventino dipende dal grado di preparazione che la scuola saprà dare loro. A lungo, infatti, la scuola pubblica ha promesso di essere un ascensore sociale, un trampolino per avere successo nel mondo del lavoro. Ma lo è stato solo per alcuni e non per altri, accrescendo così il divario
- tra ricchi e poveri che, in definitiva, riflette il divario
- tra persone istruite e non istruite.
Ridotte risorse investite in istruzione, elevato turn-over tra gli insegnanti, età media della classe docente troppo alta non aiutano la scuola a perseguire nuovi traguardi ma, piuttosto, la inducono nei vicoli ciechi dell’istruzione.
Un dato statistico significativamente rilevante, a tal fine, è la partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica delle democrazie. Benché, infatti, le scuole abbiano un ruolo fondamentale nel nutrire il senso della cittadinanza attiva, sempre più persone, scoraggiate e demotivate da uno Stato ostile, rinunciano a esercitare il diritto di voto (l’arma più affilata della democrazia), per ottenere il quale si sono sacrificate le vite di strenui precursori
- dell’uguaglianza sociale,
- della parità dei diritti e
- del suffragio universale.
Non basta, dunque, insegnare l’educazione civica per un’ora a settimana: occorre mettere in pratica gli stessi principi nel funzionamento quotidiano delle scuole. Ad iniziare, ad esempio, dall’educazione emotiva che è alla base di ogni forma di educazione ai valori della sana convivenza civile.
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