Perdere il contatto con se stessi e con la propria storia personale. E’ quello che accade alle persone che si ammalano di Demenza. Che fare quando viene consegnata una diagnosi del genere? La Demenza non è solo patologia del singolo. E’ una patologia dell’intero nucleo familiare che suona come la perdita della speranza. Nessuna via d’uscita, nessuna cura. Ma le strade per rendere migliore la qualità della vita del paziente esistono. Una di queste è la Musicoterapia. Questo lavoro racconta l’esperienza in strutture residenziali per anziani con demenza. L’obiettivo? Far riscoprire la capacità di emozionarsi, di rivivere sensazioni dimenticate, di sorridere, di piangere…. Perché proprio le emozioni mantengono vivi e permettono di recuperare tasselli di storia personale attraverso il recupero della storia sonora.
La musicoterapia
Tra i linguaggi della creatività, la Musicoterapia si presenta come disciplina privilegiata. Oggi sono molte le possibilità che ad artisti ed educatori fornisce il gioco e l’inventiva. Anche negli interventi in favore di persone con gravi disagi, come, ad esempio, per consentire il recupero di facoltà perdute nel paziente con Demenza. Ma la musicoterapia è la regina. Ciò non implica la sua esclusività.
Del resto, la Teoria della Plasticità Neuronale fa riferimento all’importanza dello stimolo esterno, dell’esercizio nel senso più ampio. Tra le varie possibilità, però, l’universo del suono e della musica sembra essere il più adatto a questa tipologia di pazienti. La musica, infatti, prima o poi ha incontrato tutti e non esiste essere umano che non si riconosca nella propria canzone. Parlando direttamente alle emozioni, essa “aggira” la sfera cognitiva, ormai compromessa, e crea autentiche forme di contatto, con se stessi e con gli altri.
La musicoterapia e le demenze
Molti sono gli studi a supporto dell’applicazione della Musicoterapia alla Demenza. Nel corso del mio lavoro come musicoterapeuta, ho potuto sperimentare che essa:
- aiuta il processo di comunicazione. Essa rende possibile il processo di ascolto e facilita lo sviluppo di contatti sociali e l’interazione con gli altri, evitando il problema della comunicazione con un linguaggio che, giorno dopo giorno, perde di significato.
- Aiuta a stabilire e mantenere contatti con la realtà. In che modo? Attraverso il suonare e il cantare che racchiudono in sè il profondo significato di esistere e che divengono possibilità d’espressione di sentimenti ed emozioni.
- Consente l’espressione di meccanismi e di conflitti inconsci che il soggetto è incapace di verbalizzare. Almeno fino ad una maggiore consapevolezza dell’ambiente circostante e un maggiore coinvolgimento con esso.
Finalità di prevenzione del peggioramento
La mia scelta di occuparmi di Musicoterapia nelle demenze non è affatto casuale. In effetti, dirigo due strutture che ospitano persone con quella patologia. Al loro interno, ho lavorato in equipe multidisciplinare per realizzare un buon intervento clinico. Non solo, dunque, in ambito psicosociale. La maggior parte del lavoro con i pazienti con Demenza ha, infatti, la finalità della prevenzione terziaria (prevenzione del peggioramento con pazienti cronicizzati) e, in misura minima, riabilitative.
Rimando alla lettura di questo mio vecchio articolo per gli approfondimenti su statistiche e altri possibili strumenti per pensare e realizzare interventi a contrasto delle demenze.
Gli obiettivi
In tali contesti, il corretto utilizzo della Musicoterapia mira a conseguire diversi obiettivi. In particolare, permettere:
- l’attivazione di processi che stimolino le funzioni linguistiche, la memoria, la capacità di discriminare, la possibilità di esprimersi in modo creativo. Non solo.
- Ma anche il recupero dell’identità del paziente, attraverso la storicizzazione delle vicende personali e la creazione di un percorso storico emotivo sonoro. Processo mediante il quale risulti possibile riattivare la memoria del passato.
- Ancora: permettere il miglioramento del tono dell’umore ed il recupero del processo creativo. La creatività, a sua volta, può agevolare un parziale recupero dei deficit cognitivi (memoria, linguaggio, attenzione) che sono correlati alla malattia.
- Quello che probabilmente è l’obiettivo più ambizioso e importante è, tuttavia, la stimolazione dell’attenzione e della concentrazione. Il recupero della coscienza di sé, ormai deteriorata, passa, infatti, per lo sviluppo della capacità di orientarsi e di interagire con gli altri membri del gruppo. Attività per le quali necessita, prima di tutto, attenzione che è stato ed è tuttora il principale, se non l’unico, obiettivo del mio progetto.
Musicoterapia in RSA per anziani
L’intervento è iniziato nel 2004 ed è tuttora in corso. Certo, ci sono pause, più o meno lunghe. Gli ospiti cambiano ma, in linea generale, riusciamo a organizzare due gruppi da dieci persone ciascuno. Ogni anno, però, vengono riprogrammati gli obiettivi. Quelli trasversali, non quello principale che è l’attenzione. Vengono riprogrammati in funzione della composizione del gruppo, delle sue necessità e delle indicazioni fornite dai test che concludono ogni ciclo annuale di sedute.
Tutte le indicazioni portano alla scelta del numero di sedute settimanali e di conduttori musicoterapeuti. Nelle fasi operative di ogni ciclo annuale, peraltro, alla Musicoterapia ho associato interventi psicosociali: la R.O.T. (Terapia di Orientamento nella Realtà) e la Validation Therapy (basata sul riconoscimento e sull’accettazione di sentimenti e vissuti).
Conclusioni
Un intervento di Musicoterapia in RSA risponde alla domanda se sia possibile migliorare la qualità e le aspettative di vita del paziente con demenza.
Io credo che questo lavoro abbia dato molte risposte positive in questo senso ed i test fin qui svolti forniscono importanti e significative indicazioni. Ciò vale pur ammettendo un naturale adattamento del paziente al test. Dirò che il risultato ottenuto in questi anni di lavoro consolida la convinzione che mettere il paziente nella condizione di recuperare
- i propri ricordi,
- la propria storia,
- le proprie emozioni,
- la propria dimensione interpersonale,
- la stima di sé ed
- il benessere
ne migliora la qualità della vita. La musica, in tutto questo, agisce come oggetto intermediario di una relazione che va costruendosi attraverso l’evocazione, lo sperimentarsi nel raccontare, la danza e i suoni. E’ come se, grazie alla musica, la persona imparasse di nuovo cose su di sé e questo processo di ri-apprendimento lo stimolasse all’attenzione che il processo stesso richiede.
I risultati della mia ricerca
Sul piano dell’osservazione clinica, i risultati, supportati da valori costanti e, talvolta, addirittura crescenti di risposta al test MMSE – Mini Mental State Evaluation -, posso essere così riassunti:
- sulle tracce di memoria di sé in pazienti così compromessi, grazie all’elaborazione spontanea sul piano non verbale, facilitata dalla musicoterapia, si sono cominciati a strutturare pensieri;
- nelle sedute di musicoterapia di gruppo si è creato un processo di socializzazione e integrazione. Almeno, sul piano non verbale.
- Siamo riusciti a recuperare tasselli di storia dei pazienti, partendo dalla memoria emozionale.
Il progetto continua.
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