La creatività è il processo con cui si generano idee originali e di valore. In quanto processo, ha inevitabilmente a che fare con l’immaginazione e l’innovazione, oltre ad una grande preparazione nel campo specifico. Ken Robinson la definisce come la capacità di portare alla mente cose che sfuggono ai sensi. Ecco, allora, che essere creativi significa mettere in pratica idee nuove e validarle. Rafe Esquith, nella foto nella sua Aula 56, della Hobart School a Koreatown, quartiere di Los Angeles, ogni anno sceglie una tragedia di Shakespeare che i suoi alunni, ragazzi di 9 e 10 anni, dovranno rappresentare a fine corso. Facendo così, i ragazzi si sentono attori e sono motivati ad andare a scuola e a impegnarsi nello studio. Rafe è un esempio di insegnamento creativo.
La creatività e i miti
Esistono vari miti intorno alla creatività (Ken Robinson, Scuola creativa):
- secondo uno di questi, è che solo le persone speciali sono creative;
- un secondo mito è che la creatività riguardi esclusivamente l’arte;
- un altro ancora è che non si possa apprendere la creatività, mentre
- un quarto mito è che la creatività sia libera espressione di sé e nulla di più.
Nessuna di queste verità è realmente fondata, dato che la creatività attinge da molte facoltà che tutti possediamo e, al pari di altre capacità umane, in tanto può essere coltivata e potenziata, in quanto si manifesta in tutte le aree della nostra vita,
- dalle arti alle scienze,
- dalle lettere alla matematica,
- dalla tecnologia all’insegnamento ecc..
Pensare creativamente
Creatività, allora, significa pensare in modo nuovo. Non che questo debba necessariamente accadere per tutto il genere umano ma sicuramente deve esserlo per ogni persona specifica che intende essere creativo e cambiare qualcosa nel proprio modo di approcciare le sfide quotidiane. La creatività è intrinseca anche alla valutazione critica di ciò che si fa, se una determinata cosa o azione vada bene o meno, indipendentemente dal fatto che si tratti di
- elaborare una teoria,
- tenere un discorso pubblico o
- realizzare un progetto.
Per questo il lavoro creativo è una continua scoperta, poiché quello che si trova alla fine potrebbe essere molto diverso da ciò che si era pensato in fase di avvio. Il lavoro creativo è, allora, un processo dinamico che richiede di stabilire nessi nuovi tra informazioni preesistenti, senza dover a tutti costi avere idee strambe e lasciar correre la fantasia.
Molte persone propendono per pensare che la creatività sia l’opposto della disciplina del controllo ma non è così. Per contro, in qualunque campo, la creatività richiede una profonda conoscenza di concetti e di abilità pratiche di alto profilo. Nel caso dell’insegnante, ad esempio, è determinante la sua comprensione delle dinamiche del processo creativo e delle diverse fasi attraverso cui esso si dipana, dalla preparazione fino alla sua valutazione.
La creatività, infatti, non è mai un processo lineare. Per cui, prima di addentrarsi in un lavoro creativo, occorre apprendere quali abilità siano necessarie per la sua buona riuscita.
Insegnamento creativo
I ragazzi, d’altro canto, perdono l’interesse se la matematica o l’inglese vengono spiegati con infiniti esercizi di ripetizione meccanica che non fanno niente per ispirare il fascino dei numeri o della lingua. Serve, allora, un modo nuovo di insegnare i concetti facendo leva sui veri elementi chiave della creatività:
- il desiderio di scoperta e
- la passione per il lavoro stesso.
Quando, infatti, gli studenti sono motivati a imparare, acquisiscono quasi naturalmente le abilità di cui hanno bisogno. È così che le ambizioni crescono e la padronanza di quelle abilità aumenta.
Per questo gli insegnanti eccellenti lasciano traccia del loro passaggio nei ricordi adolescenziali degli adulti, indipendentemente dalle materie insegnate.
Siano esse
- educazione fisica,
- letteratura o
- chimica,
per gli altri saranno sempre allenatori creativi a bordo campo, invece che autorevoli maestri in cattedra.
L’attuale modello d’istruzione
È la creatività degli insegnanti, in fondo, che genera attrattiva per gli studenti. Attrattiva che si fonda sulla loro capacità di istruire intrattenendo.
Che tipo di formazione ci vuole, allora, per essere un ottimo insegnante? Ovvero, serve una formazione o un talento, un’inclinazione?
Basta osservare i sistemi d’istruzione più evoluti e rilevare che essi si accompagnano sempre a economie floride. C’è la crisi? Basta osservare il sistema scolastico, afferma Robinson, e riflettere su come la penuria di risorse generi docenti
- insoddisfatti,
- inesperti e
- troppo esposti a cadere vittime del malessere.
Ne consegue che, per il rilancio dell’economia, occorre rilanciare la scuola. Con insegnanti giovani, motivati, entusiasti che riescano a
- ispirare gli studenti con la passione per la disciplina che insegnano a raggiungere il massimo in essa;
- infondere sicurezza ai ragazzi, affinché acquisiscano fiducia in se stessi e divengano autonomi, sia nello sviluppo delle proprie competenze che nell’affermazione nella vita adulta;
- insegnare creativamente, mettendo gli studenti in condizione di esplorare, sperimentare, farsi e fare domande, seguire le proprie abilità e inclinazioni.
Tutto l’insegnamento del curricolo dovrebbe essere impostato intorno a questi tre principi, afferma Ken Robinson.
Volete sapere come si fa?
Questo significa che bisogna insistere sulle competenze relazionali. E le conoscenze non servono più? Certo che servono, solo che non sono tutto. Per insegnare qualcosa occorre
- una perfetta conoscenza della disciplina e
- una altrettanto perfetta conoscenza del funzionamento dei processi di apprendimento che spiegano che non basta una laurea per essere un docente o un formatore
ma che serve un metodo che sia capace, innanzitutto, di motivare, interessare e infondere fiducia che non viene acquisito con titoli di studio.
Volete sapere come si fa?
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