Come si crea uno storytelling in classe? Lo spiega benissimo Serena Baretti, Arteterapeuta di Artedo (sua la testimonianza che ho adattato e che segue nell’articolo), che ha realizzato questo lavoro nella scuola d’infanzia di Nizza. Basta ritagliare forme su cartoncini scuri per creare personaggi, oggetti e ambientazioni per inventare, insieme ai bambini, delle storie. Si parte da un elemento. Gli altri si aggiungono man mano. Sono gli stessi bambini che scelgono chi o che cosa creare. Le forme vengono incollate con lo scotch sulle cannucce colorate. Poi, serve un lenzuolo (o un grande foglio) e un poco di luce. Ecco pronta la scenografia per il gioco di storytelling che stimola la creatività, il linguaggio e l’apprendimento.
La luce
La luce non è statica, anzi, è in perenne movimento. Si trasforma, cambia qualità, colore, intensità. La luce
- trasforma il paesaggio,
- crea volume e profondità,
- evidenzia linee e contorni,
- modifica l’idea dello spazio.
Bambine e bambini ne sono incuriositi. Spazi diversi, al mattino molto luminosi e scuri al pomeriggio. Ai riflessi delle finestre che animano lo spazio si aggiunge l’esperienza dei piccoli che trasformano la luce: colorano i raggi che entrano e che creano forme geometriche sul grande cartellone bianco. Ma la luce esiste perché esiste il buio, suo opposto. Nel laboratorio trovano spazio entrambi.
Nei ritagli di cartoncino nero, le forme si rincorrono e giocano con i bambini, li accompagnano alla scoperta della luce e delle ombre che diventano uccellini, case con finestre, alberi e altri animali. Le forme creano giochi cromatici, tra il nero e tutte le sue sfumature, fino alle luci colorate. Ed ecco comparire il dialogo.
Con i più piccoli
Dapprima, abbiamo disegnato e colorato una cornice enorme di cartone con la tempera nera. I bimbi, di circa tre anni, si dispongono, in cerchio, intorno al grande foglio. Alla estremità, i piatti di plastica che contengono la tempera che possono usare semplicemente con le mani.
Il momento dell’esplorazione circospetta dura poco: i piccoli iniziano quasi subito a familiarizzare con i materiali. Si comincia dal colorare la cornice che ci serve per delimitare il contorno del nostro teatrino, dove si svolgerà la scena. Fatto. Il grande foglio bianco viene appeso. Ed ecco i cartoni: scatole aperte e pronte a vivere di nuova vita. Si passa a colorare senza più rispettare confini.
Si interagisce con tutto quello che ognuno vuole usare. Alcuni mi imitano e usano anche i piedini. Altri si fermano ad osservare; altri ancora si contendono il piatto col colore. Alcuni più disinvolti, altri più controllati: a ciascuno, in base alla reazione che posso osservare dal primo approccio al setting, assegno consegne specifiche.
Infine, educatori, insegnanti e conduttori eseguono il ritaglio delle forme desiderate. Sono colorate, rigide e possono essere incollate sul grande foglio. Si va in scena ma in piccoli gruppi.
Il risultato è bellissimo: nascono storie tutte diverse, compaiono luoghi popolati da personaggi strani, alberi, animali, paesaggi fantastici. I bimbi stendono la colla dello stick. Incollano, staccano e riattaccano altrove. E via ad un’altra storia. C’è chi non riesce a stare all’interno della cornice ed esce dal foglio o si mette al margine. Vengono fuori
- personalità,
- carattere e
- la differente percezione dello spazio
di ognuno. Nasce la storia che non viene narrata:
- l’interazione,
- il dialogo e
- la creatività.
Con i più grandi
Con i bimbi più grandi, tra i quattro e i cinque anni, le forme vengono attaccate sulle cannucce colorate. Muovere le forme liberamente, senza che esse vengano fissate in uno spazio preciso, agevola la narrazione, le variazioni, il linguaggio, le interazioni.
Alcuni manifestano difficoltà ad ascoltare ed eseguire le consegne: non riescono a stare nello spazio, a tenere il dialogo con gli altri. Sono più attivi e fanno più fatica a restare concentrati. Si allontano, ritornano, impilano i personaggi, sovrapponendoli. Vorrebbero che anche gli altri facessero lo stesso. Ma le conduttrici intervengono e ribadiscono la consegna: creiamo una storia nel nostro teatrino.
Ma anche questa è una dinamica utile per l’osservazione dei comportamenti in classe.
Allora, recupero il canovaccio e li reintroduco, uno per volta, nel racconto. L’idea che, con le insegnanti, ci facciamo è che abbiano bisogno di più contenimento affinché, stando nella dinamica del gruppo, possano recuperare attenzione e concentrazione. E dare libero sfogo alle loro risorse creative.
Nella mia scuola abbiamo sviluppato un digital storytelling dove ogni bambino ha potuto raccontare, con illustrazioni e sequenze narrative, la sua storia, dando libero sfogo alle sue emozioni. Il progetto l’ho chiamato “Abbracciamo le emozioni”.