Realizzare qualcosa con creatività che un attimo dopo non esiste più. Imparare a vivere il momento e tollerare la frustrazione della separazione. E’ il senso della Sand Art, tecnica illustrativa con la manipolazione dei granelli di sabbia in condizione di controluce, su di un piano luminoso. Un lavoro di Serena Baretti, Arteterapeuta in formazione in Artedo, i cui lavori ospito sempre volentieri sul mio sito.
La Sand Art
Siamo abituati a vedere i capolavori dei bravi artisti che, con la maestria e la creatività, lasciano il pubblico a bocca aperta davanti alla manipolazione della sabbia. Ma non è sempre così. Soprattutto se la Sand Art viene applicata in un percorso di Arteterapia, meglio addirittura che l’utente sia digiuno di nozioni tecniche. Esattamene come l’adulto che, chiamato a disegnare una casa, la riproduca con il tratto deciso di un bambino delle scuole elementari.
Con questa soluzione visiva, sono, tuttavia, nate negli anni ’70 le prime animazioni di sabbia, successivamente evolute in performance estemporanee con la formula dello spettacolo visivo strabiliante, in connubio con la musica.
Lo spettacolo di Sand Art, specialmente in arteterapia, è un viaggio suggestivo che si consuma sulle note di diversi strumenti musicali e voce. La musica in quanto commento sonoro è, infatti, un elemento aggiuntivo fondamentale in un percorso arteterapico, poiché aiuta i destinatari dell’intervento
- a lasciarsi andare e
- a farsi trasportare dal suono e dalla sabbia,
- mentre il calore della lampada, che, sotto le dita, diventa sempre più calda, luminosa e piacevole, crea introspezione, rilassamento e senso di benessere.
Usando solo le dita e i palmi delle mani, le immagini forgiate dall’utente vengono immortalate in alcuni step, attraverso uno scatto fotografico o un video, così da permettere sia al gruppo, in caso di incontri di gruppo, sia allo spettatore o creatore, nell’incontro singolo, di rivederle in un secondo momento. O di viverle, usando, ad esempio, un proiettore, in tempo reale.
Tollerare la separazione
L’utente, attraverso questa tecnica che la fa emergere, con una leggerezza unica data dalla volatilità della sabbia, così effimera nella sua palpabilità, impara a
- tollerare la separazione dalla sua opera, appena emersa e già scomparsa,
- equilibrare l’eccitazione data dall’atto creativo con la frustrazione dell’immediata distruzione nel qui ed ora dell’esperienza.
Impara, altresì, a tenere e a dare importanza agli elementi più significativi e non esserne dipendente, concedendosi la possibilità di
- realizzare,
- osservare,
- verbalizzare e, infine,
- lasciare andare con leggerezza e in consapevolezza.
Opere fluttuanti autobiografiche
Le illustrazioni di sabbia sono, infatti, opere d’arte fluttuanti, che appaiono e svaniscono, perdendosi nella realtà ma permanendo solo nella memoria degli spettatori. In pochi attimi, tutto si
- crea,
- distrugge e
- modifica
in altre forme, seguendo una fluida metamorfosi. Le immagini che nel processo rimangono più a lungo presenti possono essere riprodotte, successivamente, su supporto cartaceo, affinché sia possibile analizzarle e farle convivere, trovando
- dialoghi,
- relazioni interne e
- connessioni con la vita personale
che nella verbalizzazione l’utente potrà far emergere. Le mani modellano i granelli in una danza di movimenti, l’atmosfera si pregna di una suggestione unica, rievocativa, romantica dove emergono luci ed ombre: così le magie delle sabbie appaiono come favole e racconti visivi, in divenire…
Erica Abalardo “Eka”
Originariamente, la tavola luminosa era destinata all’uso della fotografia. Su questo supporto luminoso, Erica Abelado, in arte Eka, controllava i negativi e le diapositive dei suoi scatti analogici. Erano altri tempi, i precursori dell’era digitale della fotografia.
Il primo light table dell’artista è stato costruito da suo padre, fotografo, ancor prima della sua nascita. Resistente e duttile, l’ha accompagnata nella sua crescita di illustratrice, fino al giorno in cui una nuova anima è stata concessa a questo strumento.
Oggi lo stesso light box viene trasportato di palco in palco, di evento in evento, per gli spettacoli di sand art e di illustrazione. Ma mai era stato utilizzato in arteterapia.
Sand Art e Arteterapia
Solo ora grazie ad una mia esperienza in un percorso svolto per un utente, ho potuto adattare questa tecnica alla cura e al rilassamento, sperimentando la sua forza
- nell’introspezione della persona e
- nella sua capacità di dare voce all’inconscio, attraverso le immagini evocate.
Tecnica che, se accompagnata da brani musicali pensati ad hoc, meglio se con l’aiuto di un musicoterapeuta, può smuovere le emozioni più intime e portare benessere psicofisico alla persona durante e dopo il processo esecutivo.
Ho applicato la sand art in abbinamento all’arteterapia nel trattamento di un adulto con depressione grave. Gli ho proposto le due tecniche e i risultati sono stati sorprendenti. Siamo riusciti a raggiungere un buon livello di rilassamento che ha facilitato l’emergere di immagini su cui abbiamo, poi, basato i lavori grafici pittorici, con tecniche di arteterapia, che hanno portato ad una lettura più consapevole delle sue zone d’ombra.
Animando la sabbia, il mio paziente le ha donato vita. Una vita breve ma intensa, in un gioco di creazione e distruzione che appartiene alla vita reale. E’ così, in fondo, che ognuno, nel complesso divenire delle vicende umane, trova le risorse giuste per affrontare il cambiamento, grazie all’immenso potenziale della creatività, come medium per ritrovare il benessere personale.
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