Il confine tra un avvenimento realmente accaduto e le congetture che si profilano dietro la spiegazione dell’evento può a volte scatenare fantasie completamente avulse dalla realtà. Ai fini meramente divulgativi, la trattazione di un fatto secondo teorie non convalidate da prove effettive, ma piuttosto supportate da ipotetiche associazioni di parole e fatti, conduce esattamente alla elaborazione della teoria del complotto. Nell’immaginario collettivo, essa attrae molto di più del racconto fedele degli accadimenti. Per questo motivo, la maggior parte delle persone viene catturata inspiegabilmente dalla storia fantastica e si lascia irretire dalle ipotesi di cospiratori e complottisti.
La teoria del complotto
Lo storico Laurence Gardner sostiene che la teoria della cospirazione rasenti un atteggiamento filosofico che vede la ricerca della verità come l’opportunità di svelare quest’ultima agli occhi dei più. Gli anticomplottisti definiscono paranoici i complottisti, mentre questi ultimi sostengono che gli anticomplottisti ignorino deliberatamente la realtà dei fatti per poter controllare agevolmente le masse. Esiste, perciò, la tendenza a vedere ovunque cospirazioni che infittiscono il mistero di casi irrisolti o lo creano laddove sembra non esserci.
Solitamente, una parola che si conclude col suffisso “ismo” lascia trapelare il fantasma di un’ideologia o comunque di un approccio alla realtà alterato da convinzioni di un certo tipo. Nel caso del complottismo, i teorici tendono, spesse volte, ad avvalorare tesi di dubbia pertinenza ma velate da una parvenza di ordine e di senso.
In effetti, in qualsiasi contesto si sia profilata un’ipotesi di complotto, ciò è dovuto al disordine che un determinato fatto ha scatenato ed alla relativa e necessaria utilità di individuare un filo conduttore utile a sciogliere l’enigma. Che poi tale fil rouge sia davvero quello pertinente non è sempre dato sapersi. Piuttosto, esso è funzionale ad intervenire psicologicamente sugli individui, innescando anche meccanismi sotterranei di plagio. E’ una ricerca di senso finalizzata a rendere semplice ed “evidente” un fenomeno complesso.
La psicologia dell’inganno
In un articolo pubblicato nel marzo 2010 all’interno della rivista di neuroscienze Mente e Cervello, l’autrice, Pierangelo Garzia, menziona gli studi di Matteo Rampin, psichiatra, intorno alla psicologia dell’inganno. Rampin, nel definire le teorie del complotto alla stregua di favole per adulti, conferma che esse adempiono a varie funzioni, secondo tre esemplificazioni.
- La facile rappresentabilità, in cui la mente è portata a cercare la spiegazione più facile.
- La proiezione, in cui è preferibile attribuire ad altri la causa di un problema, piuttosto che ammettere trattarsi di una propria mancanza.
- La visione dicotomica, in cui conviene vedere tutto bianco o tutto nero, poiché le sfumature presupporrebbero uno sforzo maggiore nel districare i diversi aspetti.
Rampin ricorda che la mente umana mette in atto, sempre, istintivamente e inconsapevolmente, dei meccanismi di difesa per affrontare la realtà. Per questo, spesso, siamo portati a credere che dietro fenomeni sbalorditivamente ed umanamente drammatici ci sia lo “zampino” di qualcuno. Proprio perché bisogna spiegare e giustificare a se stessi che ciò che è accaduto non può essere casuale.
E’ andata diversamente
“E’ andata diversamente”, sostengono le teorie del complotto. Esse partono da una tesi che non lascia spazio ad un’analisi antitetica, evitando, così, una sintesi fenomenologica di senso. Nella mente dei fautori si annida la convinzione di adoperarsi per rendere nota la realtà, che non è mai quella ufficiale, sebbene diano l’impressione di avvalersi di metodi storici.
Daniel Pipes, esperto di politica internazionale e studioso delle teorie delle cospirazioni, spiega che nella testa dei complottisti prolifera la convinzione che sia loro compito morale dedicare la propria vita alla causa ed alla conoscenza delle cospirazioni. L’uso della rete amplifica la diffusione di questo fenomeno, stimolandone la crescita. Non è un caso se lo stile narrativo di romanzi come Il codice Da Vinci o le serie televisive come X-Files abbiano riscontrato un notevole successo di pubblico. La tecnica è simile a quella dei thriller. I fatti, come al cinema, vengono mescolati, accumulati e, dunque, contaminati, miscelandosi tra loro in un ottimo spunto attrattivo.
Intrighi, enigmi e misteri
Luciano Gamberini, psicologo italiano, afferma che le teorie complottiste utilizzano una narrazione che individua eventi uniti da relazioni consequenziali. Grazie a tale stile, la teoria del complotto si presenta come una soluzione raggiungibile che non sostituisce la versione ufficiale, bensì la rende meno catastrofica.
In definitiva, l’interesse che ruota intorno ai complotti scaturisce dal medesimo fascino vacuo nei confronti dei pettegolezzi, degli intrighi o dei casi enigmatici. La differenza è che la teoria della cospirazione propriamente detta non giunge mai a una conclusione. Una storia fasulla che venga propinata come teoria complottista avrà sempre, infatti, un seguito di ascolto notevole e di credibilità.
Il complotto dietro ogni angolo
Non essendo supportata da prove sufficienti, la teoria del complotto è suscettibile di ulteriori variazioni, facendo del mistero la chiave di lettura del fatto. In tal senso, la caratteristica dell’autoimmunizzazione, come afferma Matteo Rampin, fa sì che ogni indizio opposto costituisca una prova aggiuntiva dell’esistenza del complotto.
In altre parole, sono teorie che si autoalimentano se contraddette.
Un fondo di verità c’è sempre e comunque ma le congetture formulate in merito al fatto specifico devono costituire la spiegazione plausibile del mistero. Se un fondo di verità non ci fosse, del resto, in che modo sarebbero sostenibili?
Poiché siamo umani, guardinghi per evoluzione e sospettosi per istinto di conservazione, siamo naturalmente portati a non credere mai al caso ma sempre all’intervento di qualcuno. E, se ce ne convinciamo, ogni prova contraria conforta e sostiene i nostri dubbi. O non è forse vero che, se sospettiamo un tradimento del partner e ci arriva una prova opposta, siamo più inclini a credere che i complottasti stiano curando bene le loro mosse per sviare i sospetti?
In relazione alla teoria dei complotti non ho approfondimenti da segnalarti. In molti casi, si tratta anche di limiti che investono lo spettro più ampio delle relazioni e la loro qualità. Se, pertanto, il tuo obiettivo è migliorare la capacità di comprensione degli altri e l’ascolto empatico, troverai di sicuro interessante il mio corso online sulla comunicazione efficace. Se sei un insegnante, puoi anche utilizzare la tua Carta del Docente.
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