Le emozioni che prendono voce dal nulla ci dimostrano che l’ armonia solida e costante con il mondo non è la prerogativa principale del genere umano. In effetti, tutto ciò che, come le emozioni, irrompe, inquieta, si manifesta come inatteso è sempre pronto all’agguato, pronto a sorprendere le nostre esistenze.
Anche la pandemia, in tal senso, è arrivata come un fulmine a ciel sereno, mentre eravamo tutti intenti a guidare le nostre macchinine, a darci da fare per sbarcare il lunario, a prelevare i figli da scuola… Dal tg abbiamo scoperto che le nostre vite potevano davvero cambiare per un imprevisto. Esattamente, con una notizia. E ne abbiamo avuto paura. Così, da quel momento, ci siamo trovati catapultati in uno scenario imprevedibile e imprevisto che ha per sempre modificato l’inerzia delle nostre giornate e la routine del sistema mondo. Ma la storia ci ha insegnato che a un mondo che cambia corrispondono menti confuse, cuori palpitanti e arti tremanti. Cioè, emozioni. Perché siamo fatti di emozioni.
Emozioni e riduzionismo fisiologico
Per lungo tempo si è creduto che le emozioni dipendessero esclusivamente dalla nostra natura biologica. Cioè, le emozioni erano ridotte al semplice meccanismo di stimolo-risposta intrinseco alla fisiologia umana. Ma il riduzionismo fisiologico è, ormai, cosa d’altri tempi, un lontano ricordo da preistoria delle neuroscienze che, oggi, al contrario, dimostrano, con un’infinità di studi e ricerche, che emozioni e sentimenti sono fenomeni riccamente cognitivi, strettamente collegati al modo in cui percepiamo e interpretiamo la realtà. Esattamente come i pensieri e la cognizione sono venati e intrisi di emozioni.
Ma che cosa sono le emozioni?
Le emozioni sono alleate che aiutano a valutare il rapporto tra noi e il mondo, afferma la filosofa neostoica Martha Nussbaum. Alleate dell’arte, della filosofia, della religione, della pedagogia, della letteratura che mantengono, al contempo, un dialogo aperto con la psicologia e le neuroscienze che le studiano. Ad esse, eudaimonistiche per natura (cioè, tendenti alla felicità, perché ci informano di tutto quello che ci manca per raggiugerla) e connesse al nostro sistema di valori, è riconosciuta la duplice funzione autoregolativa e relazionale.
- Autoregolativa, perché le emozioni sono alla base dell’autoconsapevolezza che ci aiuta a registrare meglio i nostri comportamenti sulla scorta della personalissima forma che attribuiamo loro;
- relazionale, perché sono indispensabili per comunicare, con noi stessi e con gli altri.
Da qui deriva il loro ruolo fondamentale nella nostra vita, poiché provano a rispondere alla domanda più difficile: “Come deve vivere un essere umano per star bene e far stare i suoi simili?”
A ciascuno la propria risposta.
Emozioni e società
Non sfugga all’analisi un’evidenza: il contesto sociale e la cultura influiscono in maniera determinante sul nostro modo di percepire e rappresentarci quello che ci accade dentro.
Se, ad esempio, le regole e i valori sociali cambiamo, è perfettamente normale che vi corrisponda un nuovo ordine naturale e un rinnovato modo di intendere e, soprattutto, di manifestare emozioni e sentimenti, anche davanti al permanere delle costanti
- del nostro corpo, come cassa di risonanza delle emozioni, e
- del sistema mondo, come contenitore in grado di accoglierle.
Probabilmente nulla cambierà le fobie universali e ancestrali, come la paura del tuono, quella dei serpenti o dei rumori forti e improvvisi. Ma le emozioni alla base della costruzione sociale, centrali nello sviluppo della capacità empatica e di compassione sociale, come l’amore o il forte legame con i genitori o con chi si prende cura di noi, possono essere stravolte dalla trasformazione della dimensione sociale in cui si vive.
Capire, allora, le emozioni delle persone, vuol dire anche conoscerne la cultura, il bagaglio di credenze religiose, metafisiche, cosmologiche, le pratiche, le attitudini, i comportamenti e la storia. Tutte dimensioni dalle quali è impossibile prescindere per cogliere il senso e gli intrecci tra l’identità e la realtà sociale e culturale.
L’analfabetismo emozionale
Tuttavia, neppure una società aperta, poco repressiva e molto attenta alla valorizzazione della cultura dell’uomo può nulla davanti all’analfabetismo emozionale dei suoi membri. Anzi, persone che vivono in povertà emotiva non si accorgeranno nemmeno di come le emozioni possano cambiare ed essere condizionate da un mondo che non sarà mai più lo stesso. Né del costo sociale che tutto ciò comporta (in termini, ad esempio, di stress emotivo, intolleranza della frustrazione, allarmismo diffuso, diffidenza, confusione, conflittualità, violenza).
Basta domandarsi che cosa stia accadendo al nostro mondo (e darsi una risposta onesta). La verità è che viviamo in un tempo in cui le persone sono ombre vaganti, incattivite senza saper dire perché, terrorizzate e ripiegate su se stesse, che non hanno ancora capito che la realtà di cui vanno in cerca non esiste più e che non possiedono i mezzi per adattarsi al cambiamento.
Che volete che importi loro se la società che cambia sta cambiando il modo di sentire ed esprimere i sentimenti? Sanno solo di stare male. Ma non sanno che questo dipende dal fatto di essere da sempre fuori contatto con il proprio mondo affettivo-emotivo. Solo adesso è perfino peggio prima.
- L’individuo non riconosce le proprie emozioni;
- non riconoscendo le proprie, non può certamente avventurarsi nel territorio delle emozioni degli altri;
- la comunicazione interpersonale diventa, allora, traballante e complessa, funzionale agli scopi personali.
È così che chi non sa sillabare l’alfabeto emotivo è portato a percepire l’altro come un nemico da temere e distruggere: è una questione di sopravvivenza. Il che fa dell’analfabetismo emozionale uno dei peggiori mali della società contemporanea.
L’intelligenza delle emozioni
In questa società, l’educazione ai sentimenti e alle emozioni viene ancora trascurata, a vantaggio di un’educazione scientifica e intellettuale: lo impone la logica della produttività e del profitto.
Se è proprio così, dove sono i risultati?
Questo tempo ha bisogno di trovare la fiducia. Questo tempo deve tornare a fare le asticelle. E chi questo tempo lo abita deve imparare a contattare i moti dell’anima e padroneggiare gli impulsi, a collegare mente e cuore per essere all’altezza della sua tortuosa complessità.
L’intelligenza delle emozioni può fare molto per noi, se noi andremo loro incontro, invece di far finta di niente e voltarci dalla parte opposta.























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