La creatività richiede fiducia. Esercitare fiducia significa rinunciare al controllo. Rinunciare al controllo, però, spaventa. Per questo resistiamo: per mantenere l’illusione del controllo. Serve, infatti, una buona dose di autostima, poichè questa resistenza genera ansia, rabbia e stress che puntualmente somatizziamo. A volte, la resistenza è generata dalla convinzione che siamo venuti al mondo per adempiere a una serie di doveri e obblighi morali e che, difficilmente, il vero scopo della nostra vita coinciderà con ciò che amiamo fare, con i nostri reali interessi, con le nostre aspirazioni più autentiche. In realtà, nel momento in cui smettiamo di opporre resistenza e ci lasciamo trasportare dal flusso, l’Universo ci prospetta tutte le opportunità di cui avevamo bisogno. E spesso nell’esatta sequenza, in ordine di necessità.
In altre parole
Cioè, se seguiamo il nostro istinto vitale, tutto l’Universo sostiene le nostre scelte e i nostri desideri e coopera per realizzarli. È l’incertezza, l’indecisione, l’incostanza nel flusso creativo a non permettere al nostro percorso di dispiegarsi con naturalezza. Quando siamo sulla strada giusta, sappiamo esattamente in quale direzione muoverci e sappiamo esattamente come comportarci.
Le parole, queste e quelle che seguono, sono di Romina, arteterapeuta leccese, e sono tratte da “L’unicorno che vomita arcobaleni”, racconto autobiografico scritto dalla stessa nei percorsi formativi del Metodo Autobiografico Creativo sui temi di creatività, autostima e fiducia. Il testo completo, da me adattato, oggi è l’introduzione al mio libro di fiabe autobiografiche “I desideri che cadono nel mare – Fiabe per crescere, storie per imparare a conoscersi” (Stefano Centonze, Ed. Circolo Virtuoso 2018).
La storia di Romina
Qualche anno fa mi trovavo in una fase molto critica della mia esistenza. In seguito a un lutto familiare e a un concomitante abbandono da parte di una persona a cui ero molto legata, mi ero chiusa in me stessa, al punto da aver dimenticato completamente che cosa significasse il contatto umano. A causa dell’abbandono – che a sua volta aveva innescato una serie infinita di associazioni mentali con esperienze dolorose della mia infanzia –, la mia autostima e il mio amor proprio erano gravemente mortificati. La “pauraditutto”era il centro attorno al quale ruotavano, affannandosi, le mie tristi giornate. Sicché, stavo scivolando sempre più in basso.
Così decisi di rivolgermi alle cure di uno psicoterapeuta, il quale, in associazione alle sedute di terapia tradizionale, mi propose di partecipare a una serie di incontri di Biodanza e PNL, orientati proprio al lavoro sull’Autostima. La prospettiva di dovermi esporre in un contesto a me totalmente sconosciuto, il terrore del contatto fisico con persone estranee, la paura del giudizio altrui, mi spinsero ad opporre una strenua resistenza. Inizialmente rifiutai, adducendo le scuse più improbabili.
Alla fine, però, mi ritrovai lì ma solo perché il mio psicologo sembrava davvero irritato dal mio atteggiamento e aveva cominciato ad insinuare il dubbio che io non volessi davvero stare bene e che preferissi persistere nel mio vittimismo. Accettai, dunque, con l’angoscia nel cuore.
Salvata dalla creatività
Sono passati solo tre anni ma è come se stessi raccontando di un’altra vita. Non voglio neppure immaginare che cosa ne sarebbe stato di me se non avessi accettato quella sfida.
Credo sia stato quello il momento di svolta per la mia esistenza perché, nell’ambito di quei laboratori, accadde qualcosa di magico. Nell’abbraccio amorevole e contenitivo del gruppo, ogni paura e ogni resistenza si sciolse, liberando il mio corpo, dissolvendo ogni nodo, ogni blocco, ogni tensione. Sentivo fisicamente la sensazione di un corpo, liberato dai legacci che, ad ogni passo e ad ogni abbraccio, ad ogni sguardo e ad ogni carezza, “mi toccano e non muoio!”, riacquistava elasticità, libertà e sicurezza nei movimenti. Ad ogni incontro, cresceva la mia volontà, la mia capacità di autodeterminarmi e di assumere il controllo delle situazioni, comprendendo il significato della parola Leader e stupendomi della mia capacità di esserlo, in modo gioioso e naturale.
A casa, non potevo smettere di danzare: ero come invasa da un’energia incontenibile e ricordo che già allora, per un breve e strano lasso di tempo in cui non capivo bene che cosa mi stesse accadendo, anche la mia voce cominciò a manifestare il bisogno di esprimersi. Mi sentivo letteralmente sbocciare alla creatività. Ma ancora non bastava: mi sentivo ancora bloccata nell’espressione creativa di cui volevo riappropriarmi, quella grafico-pittorica.
Le “mie” Arti Terapie
Proprio in quei giorni, del tutto casualmente, una mia cara amica mi parlò di una scuola di formazione in Arti Terapie e, nel giro di pochi giorni, superando una serie di impedimenti anche di ordine economico con una naturalezza tale da far pensare a un miracolo, mi ritrovai già iscritta. Era come se l’intero Universo stesse complottando per spianarmi la strada. Ero nel flusso, finalmente.
Ho avuto fin da subito l’intuizione che un approccio globalealla creatività fosse la strategia giusta, e, quindi, mi sono orientata fin dall’inizio verso una formazione integrata e multidisciplinare, frequentando anche i laboratori di discipline diverse dalla mia, come la danzamovimentoterapia e la musicoterapia. Sul piano corporeo devo ancora lavorare tanto, anche se non ho più avuto timore del contatto fisico. Anzi, laboratorio dopo laboratorio, è cresciuto in me il desiderio di abbracciare e di essere abbracciata.
Ho instaurato legami anche profondi con alcuni compagni di corso e ho imparato ad accettare la possibilità di non piacere a tutti senza recepire necessariamente questa cosa come una sconfitta sul piano personale. Lavorare in gruppo mi ricorda puntualmente che ho bisogno di far valere le mie idee e che se, per stanchezza o apatia, lascio ogni iniziativa agli altri, senza essere davvero partecipe dell’Atto Creativo, la mia autostima ne risente terribilmente.
Autostima, fiducia e creatività
La mancanza di autostima e di fiducia in se stessi e nel prossimo non sono certo carenze che si colmano in modo completo e definitivo con qualche laboratorio didattico: in alcune attività ho ancora moltissime difficoltà a lasciarmi guidare con gli occhi chiusi, ad esempio, e le esperienze della vita di tutti i giorni spesso remano contro. E capita di fare qualche passo indietro o di sentirsi stanchi ed abbattuti. Ma quando sei nel flusso creativo, a meno che non te ne tiri fuori con un atto di volontà masochistica e autodistruttiva, basta un piccolo sforzo di volontà affinché ogni cosa torni rapidamente al suo posto.
Oggi posso dire che la creatività e la narrazione della mia storia personale, come fiaba (perché usare le parole soddisfa il nostro bisogno di restare razionali, anche se poi ci tradisce con la metafora) ma anche come suono, corpo, movimento e gesto, sono stati il mio Atto Catartico, l’Esorcismo di cui avevo bisogno, nel senso letterale di “portare fuori” tutta la verità che non avevo mai detto a me stessa.
…e chiudo
È incredibile come si possa arrivare alla soglia dei quarant’anni dicendosi continuamente «quanto vorrei fare questo o quello!» senza mai avere il coraggio e la determinazione per fare almeno un tentativo. Per questo, ora più che mai, sono convinta che uno dei momenti di massima realizzazione, nella vita di un essere umano, sia quando l’Atto Creativo incontra il bisogno spirituale e lo esaudisce in una forma artisticamente compiuta. Non bella o brutta. Artisticamente compiuta, nel senso che “ognuno ha la sua arte”.
A mie spese ho imparato e conservo nel profondo del mio cuore un grande insegnamento: c’è un tempo per ogni cosa e, a tempo debito, ogni albero dà i suoi frutti.
0 commenti
Trackback/Pingback