Un estratto dall’ebook Emozioni e relazioni a Scuola di Ilaria Caracciolo (Ed. Circolo Virtuoso), ancora una volta ospite sul mio sito, pone l’accento sull’importanza della holding educativa, basata sul dialogo insegnanti-genitori per concordare le migliori strategie educative congiunte nell’interesse della crescita armonica dei ragazzi. Un ulteriore tassello a sostegno della tesi dell’urgenza dell’introduzione dell’ora curricolare d’intelligenza emotiva in classe, finalizzata al benessere dell’insegnante e all’apprendimento multisensoriale creativo degli studenti.
Il dialogo genitori-insegnanti
Fondamentali al buon divenire della vita scolastica sono, senza dubbio, gli attori (tutti principali, non essendovene di secondari) della relazione educativa e dei processi di apprendimento e crescita:
- gli insegnanti e
- i genitori degli allievi.
Ultimamente – afferma Ilaria Caracciolo nel suo testo – mi è capitato di parlare con una mamma di un bambino che frequenta la prima classe elementare. Mi ha raccontato che il bambino per un mese non era stato coinvolto in una serie di attività scolastiche poiché non aveva i giusti sussidi (quaderni e particolari attrezzi di lavoro) e che lei si era trovata a doversi lamentare con le insegnanti per non aver ricevuto una corretta informazione in merito. Banalmente le ho domandato: “Ma quando vi siete incontrate in altri momenti non potevano far presente il problema?”.
La risposta che ho ottenuto mi ha lasciato molto perplessa. Nella Scuola in questione si è adottata la regola di evitare che i genitori abbiano modo di parlare con gli insegnanti, se non in occasioni formali (colloqui, richiami formali, ecc.). Questo perché l’anno precedente alcuni avevano lamentato dei favoritismi nei confronti dei figli di quelle mamme che “parlavano di più con le maestre e ne erano diventate amiche”!
Fine di un paradosso?
Ma, se i genitori e i docenti non si incontrano per parlare tra di loro, come è possibile restituire ai bambini un’immagine integra ed unitaria rispetto a chi si occupa di loro? Come è possibile immaginare una continuità tra esperienza scolastica e familiare?
- Come può un insegnante conoscere fino in fondo il bambino che ha innanzi senza avere informazioni su chi è lui al di fuori della scuola?
- Come può un genitore instaurare un clima di serena fiducia nei confronti di chi ha il delicato compito di aiutare suo figlio a diventare un adulto?
Una situazione simile a questa sembra invece foriera di incomprensioni (come anche raccontato dalla signora alla quale facevo riferimento), di un clima sfiducia e di delega all’altro. E non è certo di questo che i nostri bambini hanno bisogno.
Insomma, chissà se, con l’auspicata introduzione dell’ora curricolare di Intelligenza Emotiva nelle classi della scuola italiana, questo enorme paradosso avrà fine.
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