La vita è a colori. Le luci sono forti e forti le tonalità. Ma l’Oscurità incombe. Nella metafora della fiaba che vi presento, il dualismo tra protagonista e antagonista è alleggerito con il gioco delle trasparenze e nasconde l’antico binomio bontà-cattiveria, giustizia-ingiustizia, bellezza-bruttezza. Re Bianco contro l’Oscuro Nero per difendere gli affetti, affinché vivano in un mondo a colori.
Colorandia è la storia che Francesco mi ha regalato, con le tante sfumature delle emozioni, al termine del percorso su consapevolezza emotiva e crescita personale per il rinforzo dell’intelligenza emotiva con il Metodo Autobiografico Creativo.
C’era una volta… Colorandia
Colorandia era un fantastico paese in cima a una grande collina. A Colorandia tutto aveva il nome di un colore: verdi erano gli alberi, i prati, le colline; gialli i campi di grano, l’alba; rosso il tramonto. Ogni cosa aveva il colore che gli si addiceva.
Anche le strade avevano il nome di colori: la via blu, la strada azzurra, corso viola, ecc.. E così pure le persone avevano un colore e il nome di quel colore. Così al mattino sentivi magari dialoghi del tipo: “Buongiorno, signora Lilla. Anche oggi a far spesa dal signor Arancione?”
“Sì, signor Giallo Limone. Comprerò due etti di blu oltremare da fare in bianco panna”.
A Colorandia i colori erano così belli e definiti che tutto risplendeva in un arcobaleno vivace e solare.
Quel giorno, a Colorandia, si festeggiava un grande avvenimento: la nascita di Rosa, la principessa figlia di re Bianco e regina Rossa. Era un giorno importante. Un giorno di festa come pochi.
Il Re Bianco
Tutti i colori scesero in strada e si mischiarono tra loro dando vita alla più stravagante varietà cromatica mai vista. Tutti i sudditi di Colorandia amavano il Re Bianco. Buono e saggio, egli possedeva l’intero universo dei colori ed era così generoso che, ad ogni nuova nascita, ne regalava uno alla famiglia.
Poco distante da lì, in un anfratto segreto di una grotta nascosta tra i monti sopra Colorandia, viveva il terribile Nero, acerrimo nemico di Re Bianco.
Al contrario di Re Bianco, l’Oscuro Nero era detestato e temuto da tutti perché si divertiva a rubare i colori alla gente, che lasciava in una trasparenza desolante e mortale.
L’Oscuro Nero era invidioso di tutti quei colori e non sopportava la bontà di Re Bianco. Odiava la luce, perché faceva risplendere Colorandia e, soprattutto, perché lo rendeva vulnerabile. Per questo, viveva nascosto, di giorno in penombra, di notte al buio, per evitare la luce del sole.
L’Oscuro Nero che incombe
Re Bianco temeva che l’Oscuro Nero facesse del male alla sua amata figliola, la principessa Rosa. Così mise di guardia al castello l’intero suo esercito di soldati, di blu e giallo colorati.
Ma una notte senza luna e senza stelle una terribile tempesta, con fulmini e pioggia, si abbatté su Colorandia. Le povere guardie, per salvarsi, furono costrette a correre al riparo nelle garitte. Fu in quel preciso istante che l’oscuro Nero venne allo scoperto ed entrò nel castello. Rubò il colore ai due soldati di guardia, entrò nella stanza e rapì la piccola principessa Rosa.
Appena afferrò la piccola principessa, ella cominciò a svanire, a perdere la lucentezza e il suo rosa impallidì. Bastò un attimo: l’Oscuro Nero l’avvolse nel suo mantello e scappò via nei corridoi del castello che, man mano che passava, perdevano i colori anch’essi.
Dall’altra parte del castello, come guidato dall’istinto, Re Bianco, d’un tratto, si svegliò. Sentiva che stava accadendo qualcosa di terribile. Correndo verso la camera della principessina Rosa, da lontano si accorse che le guardie erano scomparse: in realtà, erano a terra, poco distanti, ormai trasparenti. Lanciò un urlo alla vista della culla vuota: urlò talmente forte che tutto il reame si svegliò e con loro l’esercito colorato che si mise subito all’erta.
Apprensione per la principessa Rosa
L’Oscuro Nero, con la povera principessina Rosa ancora avvolta nel mantello, intanto, cercava di conquistare il sentiero che l’avrebbe riportato nella sua grotta, mentre la notte buia proteggeva la sua fuga. Anche per questo passava accanto alle guardie senza essere visto.
Nel frattempo, Re Bianco, in preda alla disperazione, si affacciò alla sua finestra e chiese aiuto agli elementi. Pregò l’arcobaleno di intercedere per lui e di indicargli dove avrebbe potuto ritrovare la sua amata figlia. Ma era notte e l’arcobaleno non poteva aiutarlo: gli serviva la luce del sole per manifestarsi. Non avendo altra scelta, si decise, infine, a chiedere l’intervento della tempesta.
L’intensità della pioggia aumentò, così come i tuoni. E una scarica infinita di fulmini illuminò il regno di Colorandia, tanto che per qualche minuto sembrò giorno. Cosìcche, le guardie riuscirono a scoprire l’Oscuro Nero, inseguirlo lungo il sentiero e catturarlo. Trovarono la principessina Rosa in uno stato pietoso, di un grigio prossimo ormai alla trasparenza. Ma, per fortuna, ancora viva.
Un sospiro di sollievo
La piccola Rosa fu prontamente affidata alle cure dei medici dell’Ordine dei Dotti del Colore, i migliori del regno, e, in breve tempo, riprese il suo splendido e luminoso colore.
Da allora, ogni anno, una grande festa viene organizzata per ricordare quel brutto giorno. In quell’occasione, mille arcobaleni giungono da tutto il mondo e ogni abitante di Colorandia sfoggia il suo colore migliore.
L’Oscuro Nero, da allora, restò rinchiuso in una segreta del castello, nel suo ambiente naturale: il buio. Per ordine del Re Bianco, da quel giorno, il Nero esce solo quando tutti gli abitanti dormono, in modo da non poter nuocere a nessuno.
Così era, così è e così per sempre sarà.
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