Viviamo in un’epoca di grande cambiamento sociale. È un momento storico in cui i ragazzi si sentono spesso incompresi, sia dai genitori che dagli amici, in cui le star della televisione e dello sport trasmettono modelli di comportamento mediocri e privi di valore. Un’epoca dominata dall’immagine, dall’apparenza, in cui le relazioni umane si sviluppano intorno alle nuove tecnologie, con il risultato di allontanare dai reali vissuti e di mettere a tacere le emozioni.
L’educazione socio-emotiva, come strumento di prevenzione della sordità affettiva, diventa, così, indispensabile per la crescita armonica dei bambini. L’idea di fondo è che sui processi di sviluppo delle competenze sociali ed emotive si basi l’apprendimento, che viene favorito da contesti in cui l’attenzione ai vissuti emotivi e alle relazioni riceve il giusto rinforzo nei rapporti tra educatori ed educandi.
Abilità per la vita
Che le abilità sociali ed emotive siano fondamentali per essere bravi studenti e cittadini responsabili sembra non sia più una questione da dibattere. Quando vengono annoverate tra gli obiettivi educativi della scuola e ne viene consapevolmente favorito lo sviluppo, assegnando diritto di cittadinanza all’espressione dei vissuti emotivi in classe, sono proprio queste competenze che agiscono anche da fattori protettivi di comportamenti a rischio (bullismo, abbandono scolastico, abuso di sostanze) e da contrasto ad altre difficoltà del quotidiano:
- incompetenze relazionali,
- ansia,
- deficit dell’attenzione e della capacità di riflessione,
- impulso alla trasgressione.
È vero anche il contrario.
Le difficoltà relazionali e nella gestione dei sentimenti comportano, infatti, difficoltà nel riconoscere e comprendere emozioni e stati d’animo, sintomo di quello che viene identificato come “analfabetismo emotivo”.
Va da sé, dunque, che l’attenzione alla dimensione emotiva sia una delle sfide che la scuola del futuro deve affrontare. Educare, infatti, alla conoscenza e alla comprensione dello spazio interiore individuale permette di valorizzare vissuti e diversità e di formare esseri completi e liberi di esprimersi pienamente. Ovvero, educare alle emozioni crea adulti emotivamente intelligenti.
L’intelligenza emotiva
In sintesi, può essere definita come la capacità di utilizzare le emozioni in maniera efficace e produttiva. È, cioè, la capacità di armonizzare
- il pensiero con i sentimenti,
- la parola con i vissuti emotivi,
- la dimensione mentale con la dimensione affettiva.
Lo studio pionieristico di Salovey e Mayer (1990), in cui compare per la prima volta il concetto di “intelligenza emotiva”, ripreso e diffuso da Goleman nel noto best seller del 1996, modifica integralmente il modo di guardare alla componente affettiva della personalità umana, soprattutto nelle relazioni tra questa dimensione e quella cognitiva.
Mentre, infatti, le emozioni erano da molti ritenute una scomoda interferenza alla corretta attività di pensiero, Salovey e Mayer propongono una chiave di lettura nuova: la parte emotiva come alleata di un’efficace attività di pensiero, soprattutto quando i propri e gli altrui vissuti affettivi sono riconosciuti e gestiti.
Educazione ed emozioni
Parte da qui, peraltro, l’indagine pedagogica, con la progettazione e l’introduzione, negli interventi educativi, di strumenti volti alla stimolazione della componente emotiva nell’età evolutiva. Obiettivo: preparare fin dall’infanzia all’alfabetizzazione emotiva per
- la consapevolezza,
- la gestione di sé e per
- lo sviluppo dell’empatia,
come fattori determinanti del successo personale e professionale nella vita adulta.
Che il lavoro di Goleman sia universalmente riconosciuto come il più autorevole nella ricerca intorno all’Intelligenza Emotiva è un dato acquisito. Per questo, prendendo spunto dal suo contributo ed incorporando le originarie ricerche a cui si ispira lo stesso Goleman, già nel 1997, il Six Seconds, il Network dell’Intelligenza Emotiva, sviluppa una definizione semplice e diretta d’Intelligenza Emotiva come « capacità di unire pensiero ed emozioni per prendere decisioni ottimali. »
Passaggio tra epoche
Il momento segna il passaggio tra due epoche storiche apparentemente lontane anche per la psicologia: le emozioni, da interferenze per il pensiero, si trovano, così, a diventare la chiave per pensare.
Ecco che l’indagine psicologica sposta l’attenzione della sua ricerca su:
- identificazione delle modalità con cui le emozioni e il pensiero interagiscono per creare consapevolezza e supportare il processo decisionale;
- definizione dell’importanza delle emozioni per istaurare relazioni efficaci;
- individuazione dei processi che intervengono durante l’apprendimento nell’utilizzo e nella gestione, efficace e congrua, delle emozioni.
Le emozioni e il neuromarketing
Nasce così la moderna Scienza della decisione, a cui si improntano le più recenti ricerche in campo commerciale che riguardano le abitudini di acquisto dei consumatori.
Il neuromarketing online è un esempio di applicazione della scoperta del ruolo delle emozioni nelle scelte razionali delle persone. Una dimostrazione, fondata sulla triste evidenza che le emozioni siano monetizzabili, del superamento della sottile linea rossa che relegava banalmente gli stati d’animo, un tempo non troppo lontano, al lato femminile della personalità.
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