Gardner sostiene che “se si vuole che certe conoscenze vengano affrontate, interiorizzate e successivamente usate, occorre inserirle in un contesto capace di suscitare emozioni Al contrario, le esperienze prive di richiamo emozionale con ogni probabilità resteranno poco coinvolgenti e ben presto verranno dimenticate, non lasciando, dietro di sé, nessuna rappresentazione mentale”. Ecco la seconda parte del redazionale di Giusy Valente, specializzanda in Arti Terapie con Artedo, sul tema dell’intelligenza emotiva a scuola, che mette insieme alcuni dei contributi più significativi tra quelli disponibili sul web.
L’alfabetizzazione emozionale a scuola
L’attribuzione di un grande rilievo all’alfabetizzazione emozionale nella scuola rappresenta un punto di partenza per permettere a chi educa di imparare a conoscere il proprio sentire, il proprio comunicare, “per riuscire ad accogliere la ricchezza di informazioni che ci offrono la nostra biografia, i nostri progetti, i nostri sogni” (Contini M., 1992).
Educare alle emozioni vuol dire, allora, trasformarle in parola che costruisce legami, in discorso da condividere con gli altri, anche nel dissenso più ostinato. Solo in questo modo noi cominciamo a “sapere” le emozioni. Le emozioni possono cominciare a esprimere, a loro volta, ciò che “sanno”, ad arricchire il nostro esistere con la loro “sapienza” che saremo in grado di scoprire e decifrare (Contini M., 2009, pag. 12).
Saper gestire e indirizzare efficacemente le emozioni stimolate e suscitate attraverso attività didattiche mirate resta oggi la principale sfida degli insegnanti per riuscire ad “incontrare” pienamente i propri allievi. E in questo le Arti Terapie costituiscono uno strumento privilegiato.
La Rational-Emotive-Therapy
Tra i percorsi di potenziamento della competenza emotiva occorre includere la Rational-Emotive-Therapy, sviluppatasi in Italia negli anni ‘80 grazie ad Albert Allis e diffusa dallo psicoterapeuta Mario Di Pietro. Secondo questo modello, le emozioni non derivano direttamente dalle situazioni vissute ma dal modo in cui ciascuno le valuta e percepisce.
Ciò che va modificato, quindi, non è l’emozione ma i cosiddetti pensieri irrazionali che provocano eccessiva sofferenza emozionale e ostacolano il raggiungimento degli obiettivi. Da qui il ruolo dell’alfabetizzazione emotiva che ne favorisce la presa di coscienza e di distanza.
Doverizzazioni e pensieri catastrofici
Ecco i pensieri irrazionali secondo il modello RET (o REBT). Si tratta di doverizzazioni
- su se stessi: “Io devo agire bene ed essere approvato da tutte le persone per me significative, altrimenti sono completamente un incapace e ciò è terribile”;
- sugli altri: “Gli altri devono trattarmi bene ed agire come io penso che debbano assolutamente agire, altrimenti sono delle carogne, dei mascalzoni e meritano di pagarla”;
- sulle condizioni di vita: “Le cose che mi succedono devono essere proprio come io pretendo che siano e tutto deve essere facile e gradevole, altrimenti la vita è insopportabile”.
- Ma può anche degenerare in pensiero catastrofico: esagerare oltremodo l’aspetto spiacevole o doloroso di certi eventi. Tipici esempi sono: “Se sbagliassi o prendessi un brutto voto sarebbe terribile”, “É orribile essere criticati”.
Bisogni assoluti e autosvalutazione
- Indispensabilità, bisogni assoluti: è un modo di pensare che porta erroneamente a considerare indispensabile ciò che è desiderabile, auspicabile, utile ma di cui possiamo tranquillamente fare a meno, pur con qualche inconveniente. Con questa forma di pensiero, trasformiamo certi eventi, certe persone o certi oggetti in un sine qua non per la nostra felicità. É come se dicessimo “Posso essere felice solo se avrò questo”. Ma, così facendo, ci costruiamo la nostra stessa infelicità. In molti casi, ciò che consideriamo indispensabile sono l’approvazione, la stima, l’affetto, l’amicizia. Ad esempio: “E’ indispensabile essere apprezzato da tutti i miei amici”, “Non potrei andare avanti se non avessi l’affetto di certe persone”, “É indispensabile che i miei insegnanti riconoscano e apprezzino il lavoro fatto”.
- Intolleranza, insopportabilità: pensieri che denotano una bassa tolleranza alla frustrazione. Consistono nel ritenere che certi eventi obiettivamente spiacevoli non possono essere sopportati, ad esempio: “Non posso sopportare di fare quello che non mi piace”, “É insopportabile avere così tanti compiti da fare”, “Non posso tollerare di essere preso in giro”.
- Svalutazione globale di sé o degli altri: ritenere che, poiché non si è riusciti bene in qualcosa, allora siamo un fallimento totale. Oppure, la svalutazione globale può essere rivolta agli altri, ritenendo che poiché uno o più aspetti del comportamento di una persona sono negativi, allora l’intera persona è negativa. Esempi di entrambi i tipi di svalutazione globale potrebbero essere: “Sono così stupido e incompetente”, “Sono un elemento senza speranza”, “É una vera carogna”, “La mia insegnante è completamente pazza”.
La creatività a scuola
La RET è uno strumento. Ma la pratica creativa è lo strumento per eccellenza per l’alfabetizzazione emotiva dei ragazzi. Agendo di soppiatto sulla sfera emozionale, permette la messa in forma dei vissuti personali che, osservati, possono essere gestiti, invece che essere subiti, come accade per le doverizzazioni e i pensieri catastrofici.
La creatività, infatti, è ideale per recuperare l’autostima e le motivazioni, agendo sui valori personali nella cui direzione vengono investite le emozioni di maggior intensità, e per recuperare fiducia nei propri mezzi. Indicazioni utili per gli insegnanti per prevenire e contrastare i pensieri irrazionali degli alunni.
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