“Chi ha paura del Plumf?” è la fiaba autobiografica, scritta da Carmen nel corso di un laboratorio che ho condotto sul Metodo Autobiografico Creativo con la Tecnica della Fiabazione del 2012. La protagonista, uno tra gli educatori professionali a cui era rivolto il Master di Specializzazione in Arti Terapie dal titolo “La relazione educativa: dimensioni emotive e dinamiche di gruppo“, organizzato a Bari nel medesimo anno, si racconta attraverso la metafora. In gruppo, abbiamo lavorato sulla narrazione autobiografica per la consapevolezza di sé, con la costruzione di fiabe e storie, proprio attraverso il linguaggio simbolico. Rileggere la storia scritta, infatti, crea nuovo apprendimento su di sé, a partire da emozioni e sentimenti che sono alla base dell’alfabetizzazione emotiva e dell’intelligenza emotiva.
Chi ha paura del Plumf?
C’era una volta un Pappagallo, un piccolo pappagallino colorato, che viveva in un anfratto della verde foresta lussureggiante.
Felice lo era e la sua vita trascorreva serena. Ma non conosceva la vita al di là dei rami, del verde e di quella luce giallastra che lo circondava.
“Sta attento!”, gli diceva continuamente la Vecchia Lumaca, custode dei segreti. “Non allontanarti da qui, resta sul tuo ramo. Il fitto bosco è pieno di insidie. E poi potresti incontrare il Plumf.” –
“Il Plumf? E che cos’è il Plumf?”
“Nessuno lo sa. Si dice solo che sia una strana creatura, pericolosissima e misteriosa. Tu sei vissuto sempre sul tuo albero e, di certo, non sapresti come affrontarlo.”
Ora, se vuoi dire a qualcuno quello che deve fare, basta vietarglielo. E’ la storia di sempre.
A dirla tutta, però, al di là della curiosità, quella vita monotona iniziava a stare un po’ stretta al Pappagallo:
“Va bene la tranquillità, va bene la sicurezza ma … tutto qui!?”
Questa storia del Plumf andava approfondita!
Fu così che un giorno prese il coraggio a due alette e, con il favore delle tenebre, si avventurò tra i rami della foresta selvaggia per arrivare al Plumf. Di ramo in ramo, a piccoli saltelli, nel buio, con il cuore in gola e infreddolito, ben presto si ritrovò perduto nell’Ignoto Sconfinato: era quello il punto oscuro della foresta.
L’incontro con il Plumf
La Lunga Attesa Solitaria di quella notte, consigliera dei coraggiosi, fu, però, determinante per vincere ogni paura. Avvertiva una presenza attorno a sé, un respiro, che si faceva sempre più insistente, quasi ansimante. Alzò la testa e scorse un ventre molle, gonfio e pulsante che lo sovrastava. Ne era certo: quello era il Plumf.
“Chi accidenti sei che osi avventurarti fin qui?”, gli chiese una voce cupa e stanca, antica.
“Io sono solo un piccolo Pappagallo e sono venuto fin qui per vedere cosa si nasconde oltre i rami della foresta. Mi hanno detto che qui si nasconde il Plumf e io voglio scoprire cosa sia.”
“Sì, ho sentito che mi chiamano così. Ma non sai che è pericoloso? Cosa credi di aver ottenuto, arrivando fin qui, piccolino, oltre a cacciarti nei guai?”, esclamò la creatura con tono di derisione, mentre la sua voce diventava forte, viscida, cattiva.
Il piccolo Pappagallo non poteva sapere che il Plumf era un essere orribile, con mille tentacoli e ventose che ora si abbattevano su di lui, come tante frustate che a stento riusciva a schivare. Il Pappagallo volava, si dimenava per non essere dilaniato da quella creatura immonda ma le ali non erano abbastanza forti per mettersi in salvo. Il Plumf lo sovrastava, mentre la sua risata agghiacciante si diffondeva per tutta la foresta come se provenisse da tutte le parti. Fu a quel punto che spalancò le fauci e lo ingoiò.
Il miracolo
Serviva un miracolo per uscirne vivo.
E il miracolo arrivò.
Ad un tratto, un urlo straziante squarciò il silenzio della notte. E una spada luminosa squarciò il ventre del Plumf. Il Pappagallo spuntò fuori con le ali spiegate e si trovò davanti un simpatico animaletto pelosino dal musetto simpatico.
“Non può essere lui”, pensò. “Troppa differenza“.
Pensate, quindi, che faccia fece quando fu al cospetto di una splendida donna, dal viso tondo come la luna e con in testa un largo cappello piumato, che si accompagnava all’inoffensiva creatura che aveva appena scorto.
Sembrava che lo avessero seguito dall’inizio del suo viaggio proprio per proteggerlo dai pericoli. Ma non era proprio così. Il Pappagallo, infatti, si guardò intorno e del Plumf non era rimasta traccia.
“Grazie, piccolo, grazie”, gli disse lei.
“Ma come? Mi hai salvato tu e mi ringrazi? Qualcosa non torna”, pensava lui tra sé e sé.
“Sono io: il Plumf. Cioè, siamo noi, cioè, siamo quel che resta del Plumf. E tu ci hai salvati, venendo fin qui. Io”, continuò la figura femminile,“sono un’antica maga bloccata con il mio Piccolo Aiutante Magico in questa forma da un terribile sortilegio: finché qui non fosse venuto volontariamente, qualcuno dotato di coraggio, senza pretese ma carico di curiosità, io non avrei riavuto la mia forma. Finora ho visto animali, viandanti e cavalieri, tutti passati di qua per caso e tutti, uno ad uno, però, scappavano via terrorizzati o sopraffatti dal Plumf. Tu solo sei venuto qui di tua volontà, mi hai cercata, mi hai trovata e liberata. E ora dimmi: che cosa posso fare per dimostrarti la mia riconoscenza?”
“Nulla”, rispose il Pappagallo. “Io voglio solo conoscere cosa c’è oltre la foresta!”
“E sia”, disse la maga. “Da oggi in poi visiterai il mondo con il potere di trasformarti in tutto ciò che vuoi: potrai essere uomo, donna, animale, sasso o pianta, e potrai così conoscere la vita per quello che è. Ma attento: vedrai cose che non ti piaceranno e da cui dovrai difenderti. Conoscerai la cattiveria della gente, l’invidia per la tua bellezza e la tua semplicità. Ti sembrerà di non avere abbastanza forza per proteggerti. Se ti darò questo potere, in virtù del bene che ti voglio per avermi ridato la vita, mi giuri che avrai cura di te?”.
Non aveva neanche terminato di parlare che il soffio degli alisei scosse gli alberi e il piccolo Pappagallo, trasformatosi in vento, cominciò il suo viaggio per il mondo. La forza del suo desiderio di conoscenza aveva già detto tutto alla maga che, in un solo istante, lo aveva esaudito. La sua nuova forma gli avrebbe dato l’invisibilità e l’eternità di chi tutto osserva e non ha più più paura del Plumf.
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