Non è solo istinto. Gli animali provano emozioni, sanno bene chi sono e sanno perfettamente come comportarsi con gli altri. E’ il risultato di uno studio condotto dalla Royal School Britannica a confermarlo. Lo stesso studio dimostra, inoltre, l’esistenza di un legame empatico tra noi e i nostri amici animali. In particolare, si tratterebbe di un circuito ad una sola via, poiché è l’uomo che influenza empaticamente l’animale, trasmettendogli valori e pensieri, pur senza riuscire a percepire autenticamente cosa egli provi, e non il contrario. Lo studio, che ha riguardato principalmente i cani, non si limita, tuttavia, ai soli animali da compagnia.
L’elefante allo specchio
Happy è una femmina di elefante. Ha una croce sulla testa che serve a verificare se riconosca la sua particolarità. Messa di fronte allo specchio, si tocca con la proboscide il segno distintivo. Per gli studiosi è il segno tangibile che l’elefante ha piena conoscenza di sé e sa perfettamente di essere differente dagli altri. Questo evento, a suo modo straordinario, rivoluziona, di fatto, lo studio intorno alle emozioni degli animali che, dunque, non sono fatti di solo istinto e di riflessi automatici ma posseggono (molte specie, almeno) una vita sociale complessa ed emotivamente piena.
Vale anche per le scimmie e altri animali dotati d’intelligenza ed emozioni. Le scimmie, ad esempio, non abbandonano i corpi dei loro cuccioli morti. Nè delfini e corvi che, invece, ci giocano per ore. Fugati i dubbi sull’intelligenza e sulle emozioni di base (gioia, paura, tristezza e rabbia), resta da capire, ad esempio, in che modo interagiscano, tra di loro e con noi, o in quali comportamenti siano vicini a noi.
- Per gli scienziati, ad esempio, alcuni animali potrebbero avere il senso dell’umorismo.
- Le scimmie e gli uccelli tradiscono i partner ma tacciono per evitare conseguenze. Esse riescono a comunicare con gli uomini,
- mentre gli elefanti sono fortemente collaborativi e, addirittura, parecchi risolvono problemi con operazioni aritmetiche basilari.
E il fatto che molte specie di animali siano consapevoli della loro identità e di quella degli altri simili di cui si circondano è la prova della vita sociale degli animali che, come per gli uomini, non può non basarsi sulle emozioni.
La differenza
Qualora serva precisarlo, bene confermare che le emozioni nella razza umana servono a costruire comportamenti prosociali, cioè orientati alla costruzione di collettività che sopperiscano, ove sia necessario, ai bisogni dei singoli. E’, ad esempio, con la nascita dei primi agglomerati di capanne che l’uomo, aguzzando l’ingegno, sconfigge il leone senza dover usare la forza.
La teoria evoluzionista
Nell’opera “The expression of the emotions in man and animals” Charles Darwin rileva che l’espressione mimica delle emozioni è tipica sia degli esseri umani che degli altri animali e che essa deriva da atteggiamenti e comportamenti della specie a scopo evolutivo.
D’altro canto, le componenti
- affettiva,
- cognitiva e
- sociale
delle emozioni sembrano incoraggiare la teoria a sostegno della loro funzione di aggregatore sociale e di mediatore delle transazioni interpersonali che fanno sentire adeguati ed efficaci gli individui, in quanto membri di una collettività.
Noi e il regno degli animali
La psicologia dello sviluppo sociocostruzionista, d’altro canto, assegna alle emozioni un ruolo che va oltre la salvaguardia di sé e la sopravvivenza. Insiste, piuttosto sui cosiddetti sistemi motivazionali interpersonali (SMI) che appartengono all’evolutissimo genere umano. E questo è lo snodo che differenzia le emozioni del regno animale da quello degli umani. Giovanni Liotti, psichiatra e padre del cognitivismo, autore del best seller “Cognitive processes and emotional desorders”, spiega che, nell’interazione tra gli individui entrano in gioco cinque fattori innati che costruiscono altrettanti sistemi motivazionali:
- l’attaccamento,
- la competizione,
- l’accudimemto,
- la cooperazione e
- l’attività sessuale.
Eppure, come si può vedere, si tratta di fattori comuni anche al regno animale.
Ognuno di essi viene attivato e disattivato dalla sussistenza di determinate condizioni. Ad esempio, se il sistema di attaccamento viene mosso dal senso di solitudine e disattivato dalla vicinanza protettiva di una persona disponibile, quello di accudimento è attivato dalla richiesta di protezione da parte di un membro del gruppo sociale e disattivato dal segnale di ritorno che trasmette sollievo. Dal che deriva la natura interpersonale e relazionale dei sistemi motivazionali interpersonali e del loro funzionamento. In tali condizioni, infatti, le emozioni si manifestano in funzione delle differenti ragioni dell’attivazione motivazionale.
Quello che è chiaro, dunque, è la funzione sociale delle emozioni, su cui verte la ricerca sulla competenza emotiva: sono le emozioni che regolano e influenzano in maniera sostanziale, con tutto quello che ne consegue, le interazioni interpersonali. Ciò in cui la razza umana eccelle per evoluzione su tutte le altre specie viventi. Almeno, tra quelle conosciute.
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