Dei collegamenti tra emozioni e apprendimento ho già trattato in altri articoli di cui consiglio una lettura per ogni approfondimento. Il senso, in sintesi, è che una vita insoddisfacente sul piano emozionale inibisce l’apprendimento, rendendolo inefficace, e limita anche le abilità cognitive e comportamentali che sono ad esso correlate. Il presente lavoro è un focus su questi argomenti per analizzare, in ultimo, come essi, partendo da una corretta alfabetizzazione emotiva, si traducano in abilità di vita.
Apprendimento ed emozioni
Una corretta e funzionale educazione emotiva, a partire dall’età evolutiva, è la chiave di una vita adulta sana e felice. Se, però, apprendiamo da bambini schemi in cui le emozioni sono negate o represse, la capacità di dare un nome a ciò che viviamo nel corpo e di discernere tra il bene e il male crolla drammaticamente.
I giovani con carenze emozionali, e questa è una delle cause del clima di conflitto tra gli adolescenti, non distinguono più, così, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. La causa è la mancanza di un vocabolario emotivo che, tuttavia, può essere appreso.
E poiché apprendiamo lungo tutta la vita, il filtro delle nostre impalpabili amiche, le emozioni, è sempre attivo e condiziona il modo in cui ci diamo la rappresentazione personale delle esperienze che viviamo.
L’intelligenza emotiva
Per questo, emozioni congrue e positive improntano la personalità degli individui ad esprimersi attraverso elevati livelli di intelligenza emotiva, intesa come le capacità, descritte da Goleman, di
- identificare e denominare gli stati d’animo;
- valutarne l’intensità;
- esprimerli;
- controllarli;
- procrastinare la gratificazione;
- discriminare tra impulsi e azione;
- dominare le spinte aggressive e distruttive;
- ridurre lo stress per distrazione, in sé e negli altri.
L’imprinting a vivere in armonia con le emozioni, dunque, lo
- riceviamo da bambini, esattamente nei primi tre anni di vita,
- consolidiamo a scuola,
- perfezioniamo e
- mettiamo a frutto nella vita adulta.
Le abilità cognitive
Tra le abilità cognitive, quelle più sensibili alle variazioni di quello che possiamo definire “potenziale emotivo” sono le capacità, tipiche di persone con elevati livelli di EQ, acronimo che sta per Quoziente Emotivo, di
- leggere e interpretare i segnali sociali, come collocarsi nella dimensione più ampia della società e riconoscerne le influenze sulle scelte e sui comportamenti codificati;
- accettare le norme comportamentali;
- fissare obiettivi e alternative di risoluzione dei problemi (le persone con elevati livelli di EQ hanno, infatti, grandi capacità di problem solving, sconosciute agli altri);
- orientarsi positivamente verso la vita e verso gli altri;
- comprendere le altrui prospettive (con elevate doti empatiche);
- essere consapevoli di sé;
- condurre un costruttivo dialogo interiore con se stessi per mettere in discussione obiettivamente comportamenti e decisioni;
- sviluppare aspettative realistiche su di sé.
Le abilità comportamentali
Tra le abilità comportamentali, quelle maggiormente implicate nel processo di sviluppo dell’intelligenza emotiva sono quelle tipiche della sana comunicazione. In particolare, la capacità di
- comunicare con lo sguardo e modulare opportunamente le espressioni mimiche del viso, il tono della voce, la gestualità;
- reagire costruttivamente ed efficacemente alle critiche;
- resistere alle influenze negative;
- collaborare;
- aiutare gli altri;
- formulare richieste chiare sul piano verbale;
- partecipare alle attività proposte da altri componenti del gruppo di appartenenza, sia esso la classe o il gruppo di lavoro.
Il curriculum della Scienza del Sé
Nell’ideale piramide della Scienza del Sé o dell’Intelligenza Emotiva, se la base è la consapevolezza delle emozioni e, a salire, le abilità cognitive prima e quelle comportamentali poi, il gradino più alto è dato dalle abilità di vita. Si tratta della traduzione in atto pratico di tutto quanto viene appreso.
Ecco parte dei precetti di Goleman che ho arricchito in base ai miei studi e alle esperienze personali.
- Autoconsapevolezza: osservarsi e riconoscere le proprie emozioni, costruire un vocabolario emotivo.
- Controllo emozionale: dominare le emozioni negative, come paura e rabbia, e colloquiare con se stessi per correggere i messaggi contraddittori.
- Controllo dello stress: apprendere metodi di immaginazione guidata e meditazione per rilassarsi davanti a momenti di grande tensione.
- Empatia, come capacità di assumere il punto di vista degli altri e sentire ciò che gli altri sentono.
- Capacità di prendere decisioni: la decisione è frutto di pensiero ed emozioni.
- Comunicazione congrua e coerente: saper ascoltare, saper domandare, parlare di sentimenti ed emozioni.
- Apertura, in termini di capacità di apprezzare e non strumentalizzare l’apertura degli altri per costruire rapporti fondati sulla fiducia.
- Perspicacia emotiva: identificare (e, se necessario, isolare) modelli tipici della vita emotiva e delle reazioni più usuali, in sé e negli altri.
- Autoaccettarsi: sentirsi orgogliosi di sé, ammettere debolezze e punti di forza, vedersi in una luce generale positiva (invece di autoflagellarsi).
- Autoironia, nel senso di saper ridere di sé e dei propri difetti.
- Responsabilità: sapersi assumere responsabilità e conseguenze di decisioni e azioni, comprese quelle dettate da spinte emotive, per portare a termine i compiti assunti.
Continuando…
Accanto alle abilità di primo livello, quelle fondamentali per la persona con elevati livelli di EQ, ve ne sono altre, il cui valore è dimostrato dalla pratica quotidiana, spesso date per scontate ma, invero, abbastanza rare in natura.
- Serenità: tollerare senza frustrazione, passività o rabbia le piccole e grandi avversità quotidiane.
- Capacità di collaborare: saper stare in gruppo, qualunque sia il ruolo ricoperto (non esiste chi è sempre al comando).
- Problem solving: capacità di vedere oltre.
- Creatività: coltivare interessi artistici per sviluppare il potenziale emotivo.
- Negoziazione: comportarsi con lealtà verso gli altri, anche quando vanno affrontati conflitti, cercare giusti compromessi.
- Atteggiamento positivo interiore verso la vita e verso gli altri.
- Dialogo interiore: condurre un costruttivo dialogo interiore con se stessi per mettere in discussione obiettivamente comportamenti e decisioni.
- Aspettative, nel senso di sviluppare aspettative realistiche su di sé.
- Atteggiamento proattivo come capacità di agire costruttivamente e positivamente, invece di reagire distruttivamente.
- Efficacia: esprimere competenze tecniche, relazionali e motivazioni intrinseche.
Per concludere
Tutto questo è possibile? Cioè, può davvero un vocabolario emotivo produrre tutto questo? Può realmente un’educazione emotiva precoce consegnare alla società persone migliori? Sarà incredibile ma è proprio così. E nelle occasioni pubbliche l’ho argomentato e dimostrato, incassando larghi consensi.
Poi va anche detto che i più ritengono che quello del potenziamento dei livelli d’intelligenza emotiva sia un “problema degli altri”. Dunque, è più un fatto culturale che sostanziale. Presto o tardi, però, tutti ci arriveranno. Forse occorrerà solo dimostrare come tutto questo sia “monetizzatile” in termini di felicità, successo e anche in termini materiali. Ma non mi piacerebbe tanto che ci si arrivasse “tecnicamente”, come oggi il marketing attrae nuovi clienti facendo leva sulle emozioni come motori d’acquisto.
Non ho nulla, intendiamoci, contro il marketing. Anzi, è la mia seconda passione. Ma mi piace pensare romanticamente che, per il rilancio dell’economia (che passa per questa stessa strada), tutti si voglia cominciare dall’essere ogni giorno migliori del giorno prima, con tutto quello che conseguirà. Il resto verrà da sé e sarà per tutti.
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