Molte parole sono state spese per definire e collocare le Arti Terapie. Non tener conto di ciascuna di esse vuol dire non rendere giustizia a discipline così affascinanti e complesse. Principalmente, esse rappresentano un mezzo per attivare e favorire la comunicazione laddove ci sono difficoltà nel comunicare, senza necessità di passare attraverso il canale verbale. Allora, in che modo? Utilizzando il suono, il colore, il corpo e il movimento, strumenti di comunicazione non verbale e, come tali, espressioni immediate dell’inconscio e delle emozioni.
Professionisti del benessere
Le Arti Terapie sono, in questo senso, il modo di esprimersi dell’inconscio che supera le barriere della cosiddetta “sanità” (l’assenza di difficoltà per contrapposizione all’insanità) e rende gli uomini uguali davanti alla capacità di manifestare emozioni.
In ambito clinico, negli interventi con pazienti, sono tecniche che, di concerto con le strategie generali di equipe multidisciplinari, mirano a perseguire il benessere delle persone. Il medium artistico, qualunque esso sia, è il mezzo attraverso cui aprire canali di comunicazione ed entrare in relazione anche con utenti nei quali i consueti canali comunicativi sono interrotti per le più svariate ragioni.
Ad esempio, in quanto espressione di suono, inteso come fenomeno sonoro nella più completa accezione del termine, la Musicoterapia in psicoterapia, dunque, praticata da terapeuti abilitati, provoca processi evocativi immediati e stati di regressione, senza che vi sia mediazione del pensiero. Laddove, quindi, il pensiero è, per qualche motivo di ordine patologico entrato in un “corto circuito”, la Musicoterapia aiuta a riprendere il contatto con la realtà e a sbloccare situazioni difficilmente modificabili (come, ad esempio, nelle psicosi).
Ma, naturalmente, vale anche per le altre Arti Terapie, ciascuna con il proprio linguaggio artistico di vertice.
Arte o Terapia?
Detto ciò, occorre prevedere tutte le applicazioni “non cliniche” in cui il termine resta invariato. Benché, infatti, largamente usati, i termini di terapia e arte non rendono affatto le Arti Terapie delle psicoterapie con il medium artistico. Giova ribadire, infatti, che, con l’entrata in vigore della Norma Tecnica UNI 11592 (Professionisti del settore delle Arti Terapie) come esecuzione della Legge 4/2013, il termine di Arti Terapie va considerato convenzionale. Laddove per terapia si intende un processo di relazione che si concretizza attraverso il linguaggio artistico o, meglio, della creatività.
Soprattutto, la Norma UNI 11592 spiega chiaramente, qualora non lo abbia già fatto la Legge 4/2013, che le Arti Terapie non sono professioni sanitarie. Bensì, professioni di matrice artistica, sociale, utilizzabili trasversalmente in ogni contesto di relazione, anche nella terapia (ma con precise prescrizioni). Inizia da qui l’impegno a guardare oltre.
Così si inizia a parlare delle tante applicazioni che nulla hanno a che vedere con la cura in senso stretto. La terapia è e resta appannaggio di esperti con una formazione accademica in psicologia e specializzazione in psicoterapia, o in medicina, a cui si va ad aggiungere, nel nostro caso, anche quella nelle Arti Terapie. E ciò vale quanto più l’intervento richieda una profondità che l’arti terapeuta può affrontare solo se a ciò abilitato da percorsi formali di preparazione.
La formazione in Arti Terapie in Italia
Con la Legge 4/2013 e la Normazione volontaria, dunque, la professione dell’Arti Terapeuta cambia. Un requisito per i professionisti resta la specializzazione, almeno triennale per 1.200 ore, in Arti Terapie (Musicoterapia, Danzamovimentoterapia, Arteterapia, Teatroterapia). Ovvero, il possesso delle medesime competenze che diventano la “conditio sine qua non” per ottenere la Certificazione ISO 17024 per la circolazione dei servizi nel libero mercato europeo.
Formazione di base e competenze professionali che, a loro volta, collocano il professionista in un ambito d’intervento che dipende dalla sua estrazione
- culturale,
- umana e
- accademica.
Ecco che la professione si delinea un po’ da sé. Del resto, tutto questo è un bene, poiché stabilisce i criteri, se così si può dire, per la tutela formale dell’utenza. In particolare, proprio in relazione al rapporto paziente-terapeuta, premiando i professionisti di ambiti a cui anche altre esperienze formative abilitano. Lasciando agli Arti Terapeuti di operare in equipe e con la supervisioni dei medici, per l’ambito della salute, e di agire anche in proprio su tutto il resto.
La conquista è che, mentre in Campania (2018) si inserisce la qualifica dell’Arti Terapeuta tra le professioni sanitarie con EQF 5 (prassi destinata ad essere esportata in ogni regione d’Italia in virtù del nuovo schema di Accordi Stato-Regioni), nel resto d’Europa nasce una professione con EQF 6 (equiparata ad una Laurea Triennale) che, in realtà, porta un po’ ovunque. Specie fuori da una nicchia, quella della terapia, in cui c’è troppo affollamento.
Il video che segue, ad esempio, spiega la nuova visione.
La Certificazione ISO 17024
Con l’avvio dell’iter di Certificazione ISO 17024, il mercato potenziale di chi si rivolgerà alle Arti Terapie in genere potrà verificare sul web la formazione e le competenze di ogni singolo professionista. Così saranno limitate le intrusioni degli avventurieri che non mancano.
Allora, portiamoci avanti, in quanto è solo questione di pochi anni perché queste professioni entrino nella cultura di tutti. E immaginiamo di dover separare gli ambiti di applicazione delle Arti Terapie tra interventi clinici e non-clinici.
I primi, appannaggio di medici, psicologi e professionisti di ciascuna professione artiterapica, per linguaggio artistico di vertice, supervisionati da medici e psicologi, articolati tra
- Terapia, dominio esclusivo degli psicoterapeuti-musicoterapeuti,
- Riabilitazione e
- Prevenzione.
I secondi più aperti, dominio di molti, per le applicazioni
- nella scuola,
- in azienda,
- nella formazione,
- nel coaching,
- nella conduzione dei gruppi,
- nella crescita personale (ambito in cui prevedo il massimo dello sviluppo della professione), ecc..
La notizia fantastica è che un ambito non esclude l’altro. Piuttosto, lo abbraccia e lo comprende.
Insomma, c’è un futuro da scrivere e spazio per tutti. E questo non è che l’inizio.
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