Nella fiaba, non c’è protagonista senza un antagonista. E non c’è sfida senza un rivale. Spesso, però, nella storia della nostra vita, il nostro rivale, il nostro peggior nemico siamo noi stessi. Per questo occorre prendere dimestichezza, acquisire familiarità con il clandestino a bordo della nostra esistenza.
Cappuccetto Rosso e il Lupo
Siamo un po’ tutti così: conosciamo (o crediamo di conoscere) la parte illuminata della nostra vita, mentre abbiamo meno dimestichezza con le zone d’ombra. Viviamo così nell’apparente contraddizione giusto-sbagliato, buono-cattivo, cercando di scegliere sempre il positivo delle cose ma, spesso, dimenticando che la vita non è così.
Del resto, lo dicono a noi da bambini e noi lo ripetiamo ai nostri figli.
Scrive Bruno Bettelheim ne “Il mondo incantato“: “C’è un diffuso rifiuto a permettere al bambino di sapere che gran parte degli inconvenienti della sua vita sono dovuti alla sua stessa natura: alla propensione di tutti gli uomini ad agire in modo aggressivo, asociale, egoistico, spinti dall’ira e dall’ansia. Noi vogliamo, invece, far credere ai bambini che gli uomini sono intrinsecamente buoni. Ma i bambini sanno che loro stessi non sono intrinsecamente buoni e, spesso, anche quando lo sono, preferirebbero non esserlo. Ciò contraddice quanto viene detto loro dai genitori e, quindi, rende il bambino un mostro ai suoi stessi occhi.”
Una fiaba per parlare a se stessi
Scrivere una fiaba, dunque, nel gioco di tensione e distensione tra antagonista e protagonista (e le vicende che li coinvolgono) è un esorcismo delle parti oscure, buie, negate.
Ma, mentre questo accade, quello stesso esorcismo (che significa “portare fuori”) diventa nuova conoscenza di sé e, di conseguenza, degli altri. Parlare a se stessi e di se stessi, scrivendo alla propria ombra, alla parte negata, quella che spaventa e che preoccupa, nel gioco simbolico del “C’era una volta…”, è parlare alle diverse parti di sé. E, tra di esse, ammettere anche l’esistenza dell’antagonista che, così, inizia vivere di vita propria e può, finalmente, avere un volto.
E cercare, così facendo, una mediazione, un compromesso in chiave metaforica con lui.
Smascherare l’antagonista
Per questo, siamo tutti Cappucceto Rosso e il Lupo cattivo nello stesso tempo. Ma, per mettere il guinzaglio a quel Lupo, occorre sapere che esiste davvero, riconoscerlo e imparare a tenerlo a bada. Principio di base su cui si fonda il Metodo Autobiografico Creativo con la Tecnica della Fiabazione.
Certo, esistono molti modi per portare alla luce l’antagonista e imparare a conviverci. La fiaba, tuttavia, realizzata con la tecnica della narrazione autobiografica, è certamente quello più comodo, contenuto, protetto e creativo di farlo.
In fondo, non è una fiaba tutta la nostra vita? Fatta di peripezie, divieti, viaggi, difficoltà e (si spera) lieto fine.
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