“La buona notizia è che non siamo più il fanalino di coda. Nel 2017 ci sono stati Paesi che hanno registrato una crescita inferiore a quella dell’Italia.” Le parole, con cui si è aperto il Tg5 della serata di ieri, 15 Novembre 2017, sono del Premier Italiano Paolo Gentiloni. La mia idea è che siamo così abituati a ricevere cattive notizie che anche un segnale di speranza viene passato in maniera da evocare immagini negative.
L’immagine del fanalino di coda
Ci rendiamo conto delle negatività contenute in queste poche parole che dovrebbero lanciare messaggi di ripresa economica? È come se avesse detto: “Signori, ho due notizie per voi. Una buona e una cattiva. La cattiva è che restiamo sommersi dalla cacca fino ai lobi delle orecchie. La buona è che, grazie a Dio, c’è chi sta peggio di noi!” Questo modo di dare la notizia è deprimente almeno quanto si capisce che ci crede chi la dà. Ma deve farlo perché è il suo lavoro.
Personalmente, non mi aspetto che i nostri politici (e molti altri, invero) conoscano la comunicazione efficace per esprimere il senso positivo di una notizia che, a tutti gli effetti e in fin dei conti, è solo una magra consolazione. Basta, infatti, avere un minimo di infarinatura di nozioni sulla comunicazione per sapere che il nostro cervello funziona per immagini, che non conosce le negazioni e che, quando qualcuno parla, esso crea immagini che restano impresse nella mente. E che un’immagine come quella del fanalino di coda è negativa almeno come quella di “altri che crescono meno di noi”.
Ecco: adesso dovremo convivere con l’immagine del fanalino di cosa, visto che al nostro cervello del fatto di “non” esserlo più non gliene può importare di meno.
Parlare in positivo
Ci voleva tanto a dire “Registriamo segnali di ripresa che ci dicono che nel 2017 abbiamo fatto meglio di altri Paesi”? Almeno, noi italiani, mediamente intelligenti, ci avremmo creduto di più.
Che dire? Evviva la sincerità!
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