Le tappe dell’intelligenza emotiva sono cinque: riconoscere, comprendere, esprimere, controllare e sfruttare le emozioni. Lo afferma Moira Mikolajczak, ricercatrice presso il Fondo Nazionale Belga e la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Lovanio, in uno studio pubblicato in italiano nell’aprile 2010 dal mensile “Mente e Cervello”. Nel suo lavoro, dal titolo Emozioni in equilibrio, la scienziata riprende ed arricchisce le conclusioni di Salovey e Mayer sull’argomento.
Riconoscere le emozioni
L’intelligenza emotiva si esprime attraverso competenze. La prima, basilare per le altre, è saper riconoscere le emozioni. Classificarle in positive e negative, distinguere quelle che ci fanno star bene da quelle che ci fanno star male, è quantomeno riduttivo. Occorre essere in grado di identificarle, di chiamarle con il loro nome, se vogliamo riconoscere l’emozione che stiamo provando e la sua intensità.
Chi possiede questo vertice d’osservazione vive in armonia con se stesso e può avventurarsi negli step successivi. I quali, viceversa, restano un tabù per chi non raggiunge questo livello di consapevolezza.
Lisa Bellinghausen, psicologa del lavoro dell’Università René Descartes di Parigi, spiega come fare a dare un nome alle emozioni che si provano. Stando alle sue ricerche, dovremmo essere capaci di
- riconoscere i nostri pensieri,
- le reazioni (anche somatiche) che vi sono associate e
- le sensazioni che fanno provare.
Emozioni e sintomi
Se, dunque, siamo dominati dalla collera, dovremmo, ad esempio, isolare dapprima i pensieri che ci pervadono, per poi analizzare le alterazioni fisiologiche. Ad esempio, sudorazione e tachicardia. Come dimostrano gli studi del più importante ricercatore in materia, lo psicologo statunitense Paul Ekman, l’aumento del ritmo cardiaco può dipendere da tristezza, ira o paura. La sudorazione, d’altro canto, può essere associata solo a paura e collera ma non alla tristezza.
Riconoscere un sintomo, dunque, aiuta a riconoscere un’emozione. Se, poi, proviamo ad osservarci come spettatori di noi stessi, possiamo registrare oggettivamente le reazioni del nostro corpo sotto l’effetto di un’emozione.
In questo modo, avremo modo di notare che ad ogni emozione corrisponde una specifica reazione fisica. Ecco che, con questi inconfutabili indizi, identificare un’emozione risulterà sicuramente più semplice.
Emozioni ed empatia
Il riconoscimento delle emozioni, d’altronde, rende possibile riconoscere quelle degli altri. L’alfabeto emotivo personale è, infatti, la chiave di decodifica delle reazioni degli altri e la base dell’empatia. Enormi sono, di conseguenza, i benefici alla vita sociale. A partire dalla capacità di prendere le decisioni giuste.
La persona emotivamente intelligente, infatti, sa valutare, opportunamente e preventivamente, la ricaduta sul piano emotivo delle scelte compiute e se, in tali situazioni, abbia o meno, da un solo sguardo, l’approvazione degli altri.
Capire le emozioni
Che cosa significa comprendere le emozioni? Capire a fondo un’emozione vuol dire essere consapevoli della reale causa che l’ha scatenata e delle sue eventuali conseguenze. Le emozioni, infatti, sono strettamente collegate ai bisogni dell’uomo e al suo sistema di valori. Si ridestano con maggiore insistenza, pertanto, ogni volta che questi si manifestano.
Ciò su cui interrogarsi, dunque, è quali siano le cause profonde (spesso inconsce) che scatenano l’esplosione emotiva. Perché risulta naturale attribuirla all’elemento più evidente, benché non sia sempre necessariamente così.Sarà capitato a tutti, ad esempio, di emozionarsi davanti alla scena di un film o ascoltando una canzone. E’ la situazione in sé che provoca l’emozione? In realtà, film e brani musicali non sono altro che l’evento scatenante, mentre la causa risiede spesso altrove.
Per questo, comprendere il vero perché di una manifestazione emotiva ci rende capaci di riconoscere i nostri bisogni intimi e di valutare se e quanto essi siano soddisfatti. In questo senso, le emozioni comprese ci fanno crescere come uomini.
Indicatori d’intelligenza emotiva
Il più classico degli esempi può essere portato riflettendo sugli accessi d’ira. Vi è mai successo di andare su tutte le furie per una sciocchezza? Vi è anche successo, subito dopo, di esservi resi conto che ciò che ha provocato la vostra irascibilità era solo la causa apparente? Magari, sotto sotto, c’era della frustrazione repressa.
Bene. Se è accaduto, vi siete comportati con intelligenza emotiva. Distrarsi dagli stati d’animo negativi è uno dei fattori chiave dell’intelligenza emotiva. Anche se c’è ancora del lavoro da fare: bisogna arrivare a non concedersi gli scatti provocati dalla collera. Tuttavia, siete a buon punto.
Vale lo stesso per la gioia. Se ci sentiamo pervadere da sensazioni di felicità osservando un panorama, è solo perché il nostro stato d’animo generale lo consente. La causa, dunque, è un’altra: ciò che osserviamo non fa altro che portare alla luce uno stato di soddisfazione già esistente, anche se latente.
Per questo motivo, se vogliamo avere un’idea di come sono organizzate le nostre relazioni con il mondo, non possiamo prescindere dalla comprensione delle nostre emozioni.
Altrimenti, corriamo seriamente il rischio di:
- attribuire ad altro (e, a volte, ad altri) la causa dei nostri stati d’animo e
- lasciare che le relazioni si ammalino.
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