Prestiamo molta più attenzione a chi stimola le nostre capacità di apprendimento stimolando, prima di tutto, i nostri sensi. E’ con quelli che decodifichiamo la realtà circostante. Grazie all’azione dei sensi, quindi, scegliamo quale informazione trattenere e quale lasciare andare. Per questo il nostro livello di apprendimento è migliore se chi ci insegna qualcosa è così creativo da fornirci le informazioni nel modo in cui è più congeniale recepirle per i nostri sensi.
Emozioni e apprendimento
Modulare opportunamente gli stimoli diretti agli uditori di un’aula è retaggio dei relatori di successo. Chi parla in pubblico con sistematicità sa bene, infatti, che la comunicazione viaggia sull’onda delle emozioni che l’oratore riesce a trasmettere. E che, per mantenere viva l’attenzione della platea, la sua abilità dev’essere quella di agganciarne l’interesse, stimolando la sensorialità con gli aspetti emotivi di un discorso.
I contenuti vengono a ruota, dopo che egli si sarà sintonizzato con il pubblico sul canale della simpatia, del sentire insieme. Nel senso che l’oratore è efficace se riesce a far sentire agli altri le sue emozioni, in maniera tale che il pubblico comprenda quando egli crede a ciò che racconta e di cui intende convincere gli altri.
Un’informazione “ben confezionata” non può limitarsi, pertanto, al trasferimento passivo di notizie da una fonte emittente ad una stazione ricevente che ascolta e registra.
Fiducia e apprendimento
Che sia una relazione pubblica o una lezione in classe, ogni trasferimento di nozioni deve, pertanto, contenere più stimoli. Deve, cioè,
- infondere fiducia e
- guidare gli uditori nella comprensione dei contenuti,
usando delle ancore sensoriali per tenere gli uditori incollati alle poltrone e motivarli ad apprendere. La prima dipende dall’energia e dalle emozioni che il relatore deve saper trasmettere ed è funzionale ad agganciare l’attenzione della platea. La seconda dipende dalla sollecitazione contemporanea di più canali sensoriali, attraverso i quali vengono agevolati apprendimento e assimilazione.
Perciò, se assistiamo ad una lezione dai contenuti interessanti ma tenuta da un relatore (o un docente, un formatore) che parla in maniera piatta, magari da seduto, mentre legge o commenta delle slides dense di contenuto, non apprenderemo granché. Il motivo è che il senso dell’udito, sovraccaricato di informazioni senza rinforzi emotivi, dopo pochi minuti mollerà la presa.
E noi inizieremo a vagare con i nostri pensieri, finendo altrove.
Il formatore efficace e creativo
Se, viceversa, qualcuno ci parla con forza e convinzione, qualcuno che
- ci racconta una storia,
- ce la fa immaginare e vivere,
- ci parla in piedi, per far defluire le emozioni che prova mentre spiega,
- alternando pause a momenti di enfasi,
l’attenzione dei nostri sensi sarà massima e l’apprendimento migliore. Nel caso di specie, stimolando vista e udito contemporaneamente, chi ascolta impara meglio e, soprattutto, trattiene quell’informazione molto più a lungo. Così, se l’insegnante usa la creatività durante la spiegazione in classe, diventa divertente anche la lezione di geografia (badate bene: è solo un modo di dire!), perché stimolerà i sensi e l’immaginazione degli uditori.
Proprio la stimolazione dell’immaginazione, infatti, spinge a ricordare e ad apprendere, perché stimola forme diverse d’intelligenza, a cui i destinatari eterogenei hanno accessi diversi.
Al contrario, le sole parole, dopo poco tempo, vengono dimenticate. Per questo i più imparano a memoria ma non assimilano: il “come” è sempre più importante del “che cosa” si dice.
L’apprendimento come strategia
Oggi, grazie agli studi di Richard Mayer, un importante esperto in apprendimento e memoria, sappiamo che impariamo di più e meglio se le informazioni che ci pervengono sono integrate e associano contemporaneamente stimoli sensoriali diversi. Con questo contributo sulla multisensorialità dell’esperienza, possiamo sperimentare ogni giorno che apprendiamo meglio, ad esempio, nel corso di una presentazione se:
- i testi (le parole) sono associati alle immagini;
- testi e immagini sono presentati contemporaneamente (e non in successione);
- parole e immagini sono ravvicinate spazialmente tra loro.
- gli argomenti non pertinenti (o già trattati) vengono espunti;
- l’ animazione (a video) di un discorso e la narrazione sono contestuali.
Purtroppo, quello che apprendiamo nel corso di una lezione o di una presentazione lo dimentichiamo quasi subito. Nel giro di un mese, senza ripetizione, i concetti appresi saranno dimenticati al 90%. Ma questo è un processo naturale di sopravvivenza, poiché non potremmo vivere tenendo a memoria ogni informazione acquisita. Per questo, apprendere bene aiuta a conservare ciò che attira la nostra attenzione nei cassetti della nostra memoria (Teoria della memoria intelligente di Eric Kandel) per rendere disponibili quelle informazioni per i futuri utilizzi (e per gli insight creativi che verranno, grazie alla natura associativa spontanea del nostro cervello).
Anche l’apprendimento, al pari di altre competenze, è, dunque, il risultato di una strategia.
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