La creatività è la più alta espressione dell’intelligenza, poiché permette di mettere insieme le informazioni che arrivano dal nostro mondo interiore con quelle dell’ambiente circostante. Se il nostro scopo è capire meglio noi stessi, occorre partire dal modo in cui gli altri ci vedono. Occorre mettersi in discussione ed aver voglia di scoprirsi, dal momento che ognuno è espressione inconsapevole dei propri stati mentali ed emozionali che trapelano attraverso il comportamento. E che la creatività svela. Essa è, dunque, un ponte, un’intercapedine, tra la vita inconscia e la sua elaborazione. Solo la creatività, infatti, consente di dar forma immediata ai vissuti ed alle emozioni che vi sono collegati e di riappropriarsene in modo funzionale. Cioè, in modo che siano nuovo apprendimento su di noi e su ciò che ci accade intorno.
La creatività
Possiamo definirla anche come una spinta alla ricerca dell’io interiore da portare fuori attraverso il corpo. La creatività, dunque, deve essere vista come un elemento purificativo, usato per esprimere le emozioni, taciute, latenti o nascoste nel profondo di noi stessi. Ma che agli altri arrivano prima di qualunque altro messaggio noi crediamo di trasmettere razionalmente. La consapevolezza (e, con essa, la comprensione di quanto di vero ci sia in quello che gli altri pensano di noi) arriva molto dopo. Con il tempo e la pazienza di osservare da un nuovo vertice di osservazione ciò che la creatività stessa permette di tirare fuori in forma altra, ovvero artistica.
Le arti, del resto, hanno da sempre dato
- voce,
- colore e
- forma
alle emozioni in forma creativa di storia immaginaria, suono o movimento.
Per questo, scoprire la vena creativa è il primo passo verso una conoscenza più profonda e chiara di se stessi. Le fiabe, in questo senso, sono uno strumento di lavoro privilegiato. Perché utilizzano le metafore per aggirare le resistenze e le difese che la razionalità erige istintivamente per proteggere l’io.
Creatività e relazione d’aiuto
Se associamo questo discorso alla relazione d’aiuto, appare subito chiaro come insegnanti e operatori che lavorano nel settore socio sanitario debbano essere i primi a scandagliare questo territorio impervio. Il benessere e l’equilibrio interiore non possono prescindere dalla conoscenza di sé perché ne sono parte essenziale. Tutto intorno ci sono
- malessere e
- stress
che portano al burnout.
Non riuscire a spiegarsi cose degli altri a causa di una scarsa consapevolezza di sé porta a
- deresponsabilizzarsi e
- ad offrirsi, senza difese, al malessere e alla conflittualità.
Per questo alle figure impegnate ad aiutare gli altri è richiesto di andare alla ricerca di se stessi. E questo può accadere solo grazie alla spinta creativa, che l’uomo possiede ma che nega di voler riconoscere. È così che inizia un lavoro verso l’altro: partendo dall’attenzione verso di sé.
Il ruolo delle emozioni
Per quanto fin qui detto, la sintesi del discorso è che non conoscere le proprie emozioni porta a sbagliare nella decodifica di quelle altrui. Con il risultato di
- non capire gli altri,
- entrare in conflitto con loro e
- soffrire in proprio per questo fino a bruciarsi (che poi è la traduzione italiana dell’inglese burn-out).
O distaccarsi completamente dal mondo intorno perché percepito come ostile. Ma è davvero sempre così?
Riconoscere e comprendere le emozioni, per contro, significa anche afferrare appieno
- il significato delle relazioni tra emozioni stesse,
- il passaggio da un’emozione all’altra e
- i possibili cortocircuiti che possono presentarsi in questo scambio.
Emozioni e attenzione
Questo richiede un lavoro di autoconoscenza e di attenzione su se stessi. Se siamo in grado di comprendere le nostre emozioni, abbiamo fatto il primo passo per comprendere quelle degli altri. Significa, in altre parole, possedere il vocabolario giusto per stabilire un buon rapporto empatico. A questo serve un percorso con il Metodo Autobiografico Creativo con la Tecnica della Fiabazione, poiché al centro di tale percorso c’è proprio la conoscenza di sé e la relazione con gli altri. A tutti i livelli.
Conoscersi, infatti, è il momento elettivo, per definizione, per vivere in pace con sé e per condividere con gli altri il proprio mondo interiore. Se riusciremo in questo scopo,
- la nostra vita sarà migliore,
- ci sentiremo più forti e protetti e
- le nostre relazioni sociali e la salute stessa ne trarranno giovamento.
Lo affermano anche gli studi condotti da Nancy Collins, Lynn Miller (Università di Buffalo) e da James Gross (Stanford University). Secondo queste evidenze, le persone con buone capacità di regolazione e comprensione delle emozioni sono
- meno vulnerabili allo stress ed agli stati d’ansia e
- corrono meno rischi di contrarre malattie del sistema circolatorio.
Addirittura, prevengono l’insorgenza dei tumori, dal momento che le emozioni negative caricano di cortisolo (l’ormone dello stress) l’organismo, mandando in tilt il sistema immunitario che dovrebbe proteggerlo.
Emozioni e salute
Le emozioni, infatti, sono strettamente correlate alla salute:
- hanno effetti fisiologici diretti sui sistemi cardiovascolare, respiratorio e gastroenterico;
- influenzano la selezione, la memorizzazione e la valutazione cognitiva delle informazioni e, di conseguenza, la percezione del rischio, il riconoscimento di sintomi, la ricerca di aiuto;
- hanno un ruolo importante sulla socializzazione, che è un fattore predittivo rispetto a molte malattie;
- influenzano la mobilizzazione delle risorse personali, cognitive e motivazionali.
In fondo, se ci pensiamo, è per questo che, a volte, per evitare emozioni spiacevoli, l’individuo si rifugia nell’uso di alcool, droghe, psicofarmaci o ricorre ad altri comportamenti dannosi per la sua salute.
Il che dimostra quanto serva vivere creativamente e conoscere le proprie emozioni per perseguire il benessere generale.
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