Tra le possibilità di correggere i deficit del movimento, la musicoterapia propone pratiche legate ai parametri musicali che, associate agli interventi tradizionali, possono agevolare esiti positivi in trattamenti riabilitativi. Vale nei casi di rieducazione fisica post-ictus o nel trattamento delle disabilità. Non di meno, tali pratiche risultano efficaci per migliorare la consapevolezza dello schema motorio, se correlato a blocchi emotivi o a patologie diverse (come i disturbi del comportamento alimentare). Lo spiega chiaramente la dr.ssa Pinella Pistorio, Neurologa, Psichiatra e Musicoterapeuta, dal cui lavoro è tratto questo articolo che propongo ai professionisti della relazione di cura e agli interessati alla disciplina.
Il ritmo e la melodia
È esperienza comune e spontanea muoversi seguendo la linea melodica o il ritmo di un brano musicale. Questa evidenza in sé sostiene l’idea che talune strutture musicali siano in grado di agevolare
- l’acquisizione,
- il consolidamento e
- la consapevolezza
di schemi motori in soggetti che fanno del movimento il proprio linguaggio espressivo privilegiato. Spesso anche il proprio lavoro. Come accade per i danzatori, i musicoterapeuti e i professionisti della relazione d’aiuto. E, di conseguenza, sostiene l’idea stessa che l’utilizzo mirato della musica possa modificare talune condotte motorie che sono diventate manifestazione di patologie conseguenti a
- insulti organici,
- a variazioni chimiche o
- funzionali a carico dei diversi apparati.
La semiologia musicale
Lo spiega la semiologia musicale, la disciplina che analizza il segno musicale e la sua corrispondenza alle pratiche umane e alle strutture psichiche dell’individuo. Bene: la semiologia fornisce spunti nella scelta dei parametri e delle strutture musicali più adatti al conseguimento degli obiettivi che si intendono raggiungere a seconda della finalità a cui è destinato l’utilizzo di un dato brano, al di fuori del suo fine meramente estetico.
Una corretta pratica di questa disciplina, però, va coniugata con conoscenze inerenti le risposte fisiologiche e neurofisiologiche indotte dalla musica in sé. Oltre alla possibilità immanente nella musica stessa di diventare un intermediario della comunicazione, basata su di una relazione empatica significativa all’interno della quale inviare rimandi costruttivi e valorizzanti.
La cura del movimento
Sono questi i fondamenti della pratica musicoterapica per la facilitazione e la cura del movimento.
Ecco, allora, che, così come afferma Kenneth Bruscia quando parla di “pratiche di attività musicali”, per facilitare il movimento in soggetti sottoposti alla riabilitazione di un deficit fisico occorre saper “giocare” con variazioni di
- intensità,
- altezza o
- ritmo.
Per migliorare le condotte motorie, ancora, occorre che i professionisti del movimento imparino a padroneggiare i parametri del suono (altezza, volume, intensità e timbro), le scale e gli intervalli, se il loro obiettivo è modificare, nei pazienti, atteggiamenti motori connessi a patologie neurologiche o psichiatriche.
Musicoterapia per migliorare le condotte motorie
L’elemento che, tuttavia, caratterizza gli interventi con la musicoterapia è la cornice relazionale. È propro quest’ultima che può influire sugli esiti di un intervento, passando per una corretta metodologia applicativa. Ogni intervento di questo tipo inizia sempre, infatti, con il rispecchiamento ed il ricalco della condotta motoria. Quindi, inizia con un elemento dinamico, non tecnico, come la relazione che nel rispecchiamento e nel ricalco si esprime.
Solo dopo, gradatamente, il terapeuta può passare al potenziamento o alla modificazione della condotta motoria, risultato dell’incontro tra il riconoscimento dello stile motorio dell’utente e i consigli del musicoterapeuta, volti alla slatentizzazione e alla valorizzazione delle risorse motorie sane in ciascun individuo.
La pratica
L’esperienza, tuttavia, ci insegna che non è possibile applicare delle tecniche senza entrare in relazione con la persona destinataria degli interventi e senza tener conto dei suoi vissuti personali rispetto ai suoni e alle musiche strutturate utilizzati.
- È, pertanto, vero che la competenza musicale di base facilita una persona ipercinetica ad assumere un comportamento motorio più lento. Se, ad esempio, in un intervento in suo favore saranno utilizzate melodie costruite su intervalli di terza e su suoni a bassa frequenza.
- È vero anche che un gruppo di soggetti pronti alla marcia sarà più facilmente spinto a iniziare il movimento dagli intervalli di quarta o da suoni di forte intensità o velocità.
- Ma è altrettanto anche vero che tali assunti vengono facilmente stravolti nell’esperienza pratica. Alcune persone, infatti, si sentono spinte al movimento da un particolare timbro strumentale. Altre modificano il comportamento motorio in seguito all’ascolto di un particolare strumento musicale, convenzionale o non, piuttosto che di un intervallo o in seguito all’aumento di intensità di un suono.
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