Sono molti gli studi che oggi dimostrano che i conflitti dipendono dalle incomprensioni, dall’impossibilità di relazionarsi agli altri in maniera efficace e coerente. Ma che cosa vuol dire esattamente comunicare? E perché è così difficile? Per quale motivo, in altre parole, la comunicazione, che dovrebbe essere un fatto naturale tra gli uomini, è diventata oggetto di studio e materia di innumerevoli corsi di formazione che insistono sull’importanza di imparare a comunicare? Certo, tutti interagiamo con gli altri ma comunichiamo davvero? Cerchiamo di scoprirlo insieme.
Che significa comunicare?
Partiamo dalle origini. Per definizione, comunicare deriva dal lino “cum” e “humus” e vuol dire terreno comune, dunque, per astratto, “mettere in comune“. Ma che cosa, se non noi stessi? La comunicazione è, dunque, un comportamento sociale che permette agli individui di mettere in comune i propri pensieri in un dialogo bidirezionale, se parliamo di due persone, e multidirezionale, volendo intendere una persona che si rivolge ad un gruppo. In tutti i casi, tuttavia, occorre ammettere che la buona comunicazione non è un’abilità innata ma va coltivata. A partire dalle famiglie di origine dove, se essa si ammala, proliferano i germi dell’insoddisfazione, della prevaricazione e della patologia. Per approfondire, ti consiglio di leggere quest’altro mio articolo.
Comunicare efficacemente
Viviamo in una società in cui spesso l’educazione impedisce alle persone di esprimere la propria opinione e, dunque, di innescare il dialogo. Il semplice atto del rispondere era considerato, in passato e, per certi versi, ancora oggi, un segno di maleducazione, se non addirittura di insolenza, definito dagli esperti come un ostacolo inconscio alla comunicazione. Per comunicare, ovvero per instaurare un dialogo, è necessario prendere coscienza delle reticenze profonde, dei tabù che inibiscono lo scambio verbale spontaneo con l’altro.
Per questa ragione, comunicare efficacemente richiede innanzitutto l’atto intenzionale di apprendere la comunicazione. E possiamo farlo tutti. Servono
- una buona dose di motivazione,
- alcuni utili strumenti tecnici e
- una buona conoscenza del processo comunicativo.
Tutti ingredienti che un buon corso di comunicazione offre.
Ma quali sono gli ostacoli concreti che ci impediscono di stabilire una relazione comunicativa efficace?
I 10 filtri di Werber
Nell’Enciclopedia del sapere relativo e assoluto, lo scrittore francese Bernard Werber afferma che, per ben comunicare, occorre tenere presenti tutti i filtri che la caratterizzano. Egli ne individua 10 che occorre superare positivamente ogni volta che ci relazioniamo agli altri. E che ogni volta che un filtro non viene superato (bada bene: ne basta solo uno!), la comunicazione va in corto circuito. Prendiamo una coppia, ad esempio, me e mia moglie. Mentre mi accingo a parlare con lei, dovrò considerare l’enorme giro che faranno le mie parole, a partire da
- Quello che penso;
- Quello che voglio dire;
- Quello che credo di dire..;
- Quello che dico davvero;
- Quello che lei vorrebbe sentire;
- Quello che lei crede di sentire;
- Quello che lei sente;
- Quello che vorrebbe capire;
- Quello che crede di capire;
- Quello che davvero capisce.
La comunicazione incongrua
Ecco perché è sempre più facile fraintendere o essere fraintesi. Ecco perché la comunicazione digitale, quella sui social media, innesca conflitti e aggressività che la mancanza di elementi non verbali e paraverbali attutirebbero, in caso di equivoco. Imparare a comunicare, dunque, implica:
- in primo luogo, una profonda conoscenza di se stessi,
- delle proprie mappe di decodifica della realtà e
- dei filtri percettivi che caratterizzano la nostra relazione con il mondo esterno e influenzano il modo in cui il nostro messaggio viene recepito dagli altri.
I filtri della percezione
Le difficoltà maggiori risiedono, dunque, nel differente e personale accesso ai filtri della percezione. Durante l’atto di comunicare, in altre parole, è come se ognuno di noi mette in modo un proprio sistema di funzionamento che si appresta ad incontrare il sistema di funzionamento dell’altro. Quando ciò accade, agli scambi prendono parte filtri di tipo
- fisiologico,
- emotivo e
- culturale,
ciascuno di essi, a loro volta, collegato a dimensioni variabili e personali come
- il concetto di sé,
- i bisogni e i legami affettivi,
- l’educazione ricevuta,
- l’ambiente socioculturale,
- le abitudini acquisite,
- la formazione culturale,
- i valori di riferimento,
- le motivazioni e le aspettative,
- i vissuti,
- le credenze, anche quelle limitanti,
- e fattori diversi come età, sesso e religione.
Tutti insieme, questi elementi caratterizzano gli individui e modificano sensibilmente il modo di percepire se stessi e, allo stesso tempo, il mondo circostante e decidono esorti, positivo o in negativo, della comunicazione e delle relazioni.
Il successo nella comunicazione
Se, infatti, i filtri si incontrano sul terreno comune, di cui sopra, la comunicazione fila. Certo, qui ora occorrerebbe precisare come si fa a prendere consapevolezza delle proprie mappe e, ancora di più, cosa occorre fare per conoscere quelle degli altri. Approfondirò in seguito. Un buon corso che, nell’attesa di ritornare sull’argomento, posso proporti è quello sul Metodo Autobiografico Creativo con la Tecnica della Fiabazione. Tuttavia, è qui è quello che occorre dire per completare la trattazione, se i filtri non sono compatibili, arrivano le scintille.
Un esempio, per chiudere. Pensa alla diversa percezione del tempo che hanno le persone. Se sei una persona puntuale, probabilmente non ammetterai chi si considera puntuale arrivando 15 minuti dopo l’orario di un appuntamento. Ma molti la pensano così. Esattamente al contrario di chi si scusa per il ritardo di soli 5 minuti.
Questioni di punti di vista, penserai. Questione di filtri diversi. Ma la diversa percezione della stessa cosa quanto può compromettere una comunicazione e una relazione? Ti sarà capitato di litigare con il o la partner per questioni di ritardo. O forse non a te ma ne avrai sentito parlare, almeno. Questo non ti dice come la differente percezione sia pericolosa per la comunicazione?
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