La domanda è se la scuola tradizionale sia adeguata al bambino con disortografia o se, piuttosto, sia necessario pensare una didattica specifica per i DSA. Se la risposta è che occorre una didattica mirata, centrata su di una dimensione altra dell’apprendimento, allora, all’insegnante è richiesta una conoscenza che vada oltre la teoria. In particolare una conoscenza di tecniche corporee o una formazione specifica in Arti Terapie che permettono di filtrare le informazioni lungo un canale intimo che la didattica istituzionale spesso ignora. In questo articolo vediamo insieme quali consigli, utilizzando il gioco e la creatività, possono rivelarsi utili per l’insegnante alle prese con bisogni educativi speciali.
Ecco, dunque alcune attività che possono aiutare educatori ed insegnanti ad intervenire sulla disortografia.
La disortografia
Al pari della disgrafia, la disortografia, che spesso si accompagna alla prima, è un disturbo tipo della scrittura. Mentre, però, la prima interessa la grafia, nella disortografia il deficit interessa specificamente l’ortografia. Ovvero, l’utilizzo, in fase di scrittura, del codice linguistico in quanto tale.
Il bambino disortografico manifesta l’incapacità di rispettare le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto. La disortografia, quindi, ha proprie implicazioni che, dal punto di vista fenomenico, si estrinsecano in tre atteggiamenti grafici caratteristici.
- Confusione tra fonemi e grafemi simili: l’alunno confonde suoni e segni alfabetici che si assomigliano.
- Omissioni: il bambino tralascia alcune parti della parola, ad esempio la doppia consonante, la vocale o la consonante intermedia.
- Inversioni: il bambino esegue delle inversioni nella sequenza dei suoni all’interno della parole, ad esempio: sefamoro anziché semaforo.
Come riconoscere la disortografia
E’ possibile osservare il comportamento grafico del bambino e dedurre se vi sia il sospetto di un deficit riconducibile al quadro della disortografia, se ricorrono una serie di condizioni. Ad esempio, se il bambino ha:
- difficoltà di linguaggio,
- scarse capacità di percezione e discriminazione visiva e uditiva,
- organizzazione e integrazione spazio-temporale non ancora acquisita.
- Ancora: se risulta lento il processo nella simbolizzazione grafica o se
- il bambino non ha ancora acquisito una adeguata dominanza laterale. Infine, se,
- nella composizione libera, il vocabolario è povero, il testo è breve, la composizione di parole in frasi si presenta inadeguata e la punteggiatura è carente.
Disortografia e Arti Terapie
Presento adesso quattro semplici proposte con tecniche di Arti Terapie.
Le prime tre hanno come premessa un riscaldamento guidato dall’insegnante e finalizzato al rilassamento corporeo. Sono attività di base proposte da Laura Rizzo, Elisa Cazzato, Dania Caroli, Giulia Scibelli e Maria Pina Panella, allieve del corso di formazione di Artedo in Teatroterapia,
L’ultima proposta è della Dr.ssa Raffaela D’Alterio, Pedagogista Clinico e Danzamovimentoterapeuta, coordinatrice nazionale dei percorsi didattici di Artedo per il modulo di Danzamovimentoterapia. Il suo contributo video, preceduto da una spiegazione teorica delle attività proposte, riguarda l’importanza di creare giochi di movimento per una pedagogia del corpo nei disturbi specifici dell’apprendimento.
1. Lo spazio e gli oggetti
Attività di gruppo. Il conduttore dispone alcuni oggetti nella stanza e chiede al gruppo di muoversi liberamente, nominando ad alta voce gli oggetti che si incontrano. In una seconda fase, incontrando un oggetto, il bambino ha la consegna di chiamarlo con un nome diverso da quello reale, di inventare, quindi, un nome per quell’oggetto. Questo esercizio nella prima fase è utile per l’esplorazione dello spazio e l’orientamento, nella seconda fase dà una dimensione ludica allo scambio nome/oggetto, rispondendo al bisogno del bambino disortografico di associare fonema e segno grafico.
2. L’albero
In una stanza vuota viene chiesto ai bambini di disporsi nello spazio, occupando ognuno un posto in modo tale da avere abbastanza margine di movimento attorno a sé.
Ad ognuno verrà chiesto di chiudere gli occhi e di rappresentare un albero ben radicato a terra. Il conduttore propone di portare l’attenzione alle radici che prendono dal terreno tutto il nutrimento di cui hanno bisogno. Mantenendo un livello di respirazione ideale per il benessere, egli proporrà di portare il peso del proprio corpo in avanti, restando immobili, tuttavia, con il tronco. I bambini, spostando lentamente il loro baricentro in avanti, saranno portati a scoprire il limite, fino quasi a perdere l’equilibrio, in avanti, indietro e sui lati.
Quest’attività è finalizzata a sviluppare il senso dell’equilibrio dei bambini, i quali potranno portare consapevolezza all’effetto dello spostamento del peso del proprio corpo e ai propri limiti di movimento. Svolgendo questo esercizio costantemente, il conduttore avrà modo di scoprire come, nel tempo, la percezione di sé e il senso di orientamento e di equilibrio si trasformino.
3. Vocalizzazioni in espansione
In piccolo gruppo. Ragazzi in cerchio. Il conduttore, l’insegnante, disegna sulla lavagna una vocale in modo tale che tutti possano vederla e propone ai bambini di osservarla attentamente. A seguire, il conduttore chiederà ai bambini di immaginare di avere la vocale nella mani e di pronunciare il suono corrispondente.
Dopo la prima vocalizzazione, ogni bambino potrà muovere le mani (che mantengono la sua vocale immaginaria) in modo tale da “allargarla”, ampliando contemporaneamente il suono di quella vocale. Idem si chiederà che venga “rimpicciolita”. Finita l’esplorazione delle cinque vocali, ogni partecipante è chiamato a scrivere sulla stessa lavagna la vocale con cui ha provato più piacere a giocare.
Questo gioco, oltre ad essere molto divertente e sollecitare l’uso dell’immaginazione e della voce, permette ai bambini di creare una connessione tra il segno e il suono corrispondente. L’attività si svolge ad occhi aperti.
4. Per una pedagogia del corpo
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