Il “giardino ritrovato” è un concetto simile a quello di “giardino in movimento”, come dalla teoria del territorio di Gilles Clément. La visione positiva del cosiddetto orto, risiede in una cultura della ritrovata appartenenza a se stessi ed al luogo. Il ritorno al concetto di jardin, così come già a suo tempo lo prospettò Voltaire, sta a significare un’intima necessità dell’uomo di riprendersi lo spazio ed il tempo necessari per frenare il mondo estremamente antropocentrico e per iniziare a contemplare la natura ed il suo monito all’essere vivi. La città è l’affermazione dell’uomo sulla natura. È una manifestazione della presenza umana a discapito della natura, è un organismo umano atto a garantire sicurezza e lavoro. È una creazione. La città è un’immagine dell’uomo e, in quanto tale, ne stimola lo spirito contemplativo.
Belle e profonde le parole del Prof. Roberto De Donno che ho ancora una volta il piacere di ospitare sul mio sito. Nel ringraziarlo, invito i miei amici ad un’attenta lettura di questo articolo che stimolerà molte riflessioni. Buona continuazione.
La città come stato d’animo
La città è, così intesa, uno stato d’animo, un corpo di costumi e di tradizioni, di atteggiamenti e sentimenti organizzati entro la tradizione. In altre parole, la città non è semplicemente un meccanismo fisico e una costruzione artificiale: essa è coinvolta nei processi vitali della gente che la compone; essa è un prodotto della natura umana. Un atteggiamento poetico contemplatore della città assurge dal guardarsi intorno, ma poi soprattutto nel rivalutare particolari dapprima ignorati.
Candido, personaggio protagonista dell’omonimo romanzo di Voltaire, dinnanzi alla novità rappresentata dalla città di El Dorado, afferma che questo luogo è tutt’altro mondo rispetto al proprio di origine. Il precedente rappresentava ciò che di meglio ci fosse sulla terra. Perché il castello era munito di porte e finestre e con una grande sala, addirittura ornata da un arazzo. Ora, invece, alla vista di una città dove tutto è bello, quest’ultima simboleggia un paese da sogno, un vero paradisiaco contesto amorevole. È per tale motivo, egli dice, che bisogna viaggiare.
Ma come si presenta El Dorado?
El Dorado rappresenta il modello di città che Candido vorrà importare in Europa:
- bella,
- salubre,
- socialmente organizzata,
- ricca.
È da una siffatta visione di futuro che Voltaire deriva il concetto di jardin, il cui senso non è il paradiso perduto, ma piuttosto un orticello a misura d’uomo, che non ha nulla di edonistico ed in cui bisogna lavorare per rivelare il senso da dare alla vita. Il jardin (orto) suggerisce la penitenza dell’uomo ma anche la sua grandezza, in quanto egli ha appreso ad esplorare ciò che la vita gli offre: riproduce l’armonia tra l’uomo e la natura, per cui egli deve lavorare per trarre profitto dalla terra. Il jardin è l’altro volto dell’ideale: quello dell’uomo maestro di sé e della propria vita.
Le jardin, tra sogno e realtà
A questo punto, si pensi al movimento come concetto clou che caratterizza il trait d’union tra l’ideale, il sogno e la realtà, un processo verso l’elevazione. L’ideale ed il sogno consistono nel cercare sempre risoluzioni realistiche a misura d’uomo, che possano rendere la vita più serena. In tal senso, il contesto urbano, in quanto sistema complesso e sempre in evoluzione, consta di elementi vari sui quali l’uomo può intervenire per recuperare spazi e luoghi che consentano di ristabilire un equilibrio complessivo di tutti i sensi della persona.
Il pensiero, la spiritualità e l’attività di un essere umano sono strettamente legati alla natura, come insegna il principio di “non dualità della vita e del suo ambiente”. Un essere umano (soggetto) e un ambiente (oggetto) sono due fenomeni distinti ma anche strettamente legati fra loro e che si influenzano a vicenda, essendo inseparabili. La vita dell’uomo non riguarda soltanto gli uomini, ma si estende al paese e va addirittura all’universo. Questioni di degrado ambientale come
- la deforestazione o
- l’esaurimento delle riserve idriche o
- cambiamenti climatici,
- come il riscaldamento globale,
sono considerati, negli ultimi decenni, problemi da risolvere con priorità assoluta.
L’uomo e il suo ambiente
Non c’è dubbio che le attività degli esseri umani producano un effetto sull’ambiente globale, che a sua volta influenza in qualche modo la vita umana. In quest’ottica è possibile immaginare un ambiente globale molto diverso a seconda del tipo di pensiero si applichi. In base al pensiero cambiano totalmente le azioni che l’uomo imprime sull’ambiente, con una sostanziale consequenzialità di cause ed effetti sull’intero pianeta. È necessario costruire una società capace di diffondere una filosofia che alimenti la forza vitale degli esseri umani. In questa prospettiva visionaria del mondo, lo spazio abbandonato, dismesso, dimenticato diventa fenomeno di rigenerazione, atto a recuperare una dimensione del sé, individuale e collettiva.
Quando alla fine del XIX secolo, in Inghilterra e in Francia, si diffondeva l’idea piuttosto innovativa di creare delle realtà urbane a dimensione d’uomo, la società moderna industrializzata dell’epoca vedeva nel verde urbano la possibilità di equilibrare un accrescimento illimitato della urbanizzazione con i benefici della quiete e della salubrità della campagna. Nasce così l’idea della “città giardino”. Quasi a recuperare una propensione bucolica del vivere.
Essa è pensata come contesto autosufficiente ed è fondata su un armonico equilibrio tra industria ed agricoltura.
Le jardin, bellezza e avanguardia
Il verde, gli alberi, i prati hanno sempre dato esito alla capacità dell’uomo di restituire pace ai propri sensi anche laddove il contesto urbano diventa particolarmente ostile. Oggi è questo il motivo intrinseco della riconversione in giardino di luoghi oramai in disuso delle grandi città, secondo un criterio di rivalutazione del contesto urbano. Il fine è di rendere più bella la vista e l’abitabilità di quei posti. Di fatto, l’idea del giardino urbano, più comunemente definito o concepito come orto urbano, risale già alla fine dell’’800, grazie alla visione quasi utopica di alcuni lungimiranti dell’epoca.
Il desiderio di vedere verde in città (e non solo) ha scaturito idee di straordinaria bellezza ed avanguardia, che tutt’oggi illustrano un ideale rappresentativo della città come la si vorrebbe. Le Corbusier, architetto importantissimo del ‘900, pensò per primo in assoluto addirittura al “tetto giardino” (modello ancor più applicato in diverse metropoli). Ossia all’orto collocato sul tetto della propria abitazione. Cosicché l’erba, secondo un’immaginazione prettamente bucolica, possa diffondersi spontaneamente tra le lastre del pavimento dei balconi rendendoli più gradevoli. E, nello stesso tempo, da un punto di vista tecnico, impedire la dilatazione delle terrazze costruite in cemento armato, grazie alla temperatura costante dell’umidità della terra.
Andate a vedere l’esempio bellissimo del Bosco Verticale, a Milano, la cui eccezionalità consiste nel rendere ecosostenibile la vita in città. Senza, tuttavia, rinunciare ad esigenze fondamentali come la sicurezza ma, soprattutto, il benessere psicofisico derivante dal vivere immersi nella natura.
I giardini urbani
Oggigiorno, nel mondo ci sono vari esempi di giardini urbani ricavati in contesti desueti. Essi, al tempo stesso, ricalcano il concetto del desiderio di restituire l’antica dimensione umana e lo slancio verso la ridefinizione della città in termini prestazionali e tecnologici.
Gli esempi di New York con la High Line urban park project e quello di Londra con il Growing underground sono l’emblema di una rivalutazione urbana all’insegna di un progetto di arredo della città che si rivela strumento essenziale per la riqualificazione ambientale dei singoli insediamenti. A New York si è trattato di ridare significato ad una vecchia ferrovia sopraelevata ed oramai in disuso, ornandola con piante cresciute spontaneamente e addirittura creando un vero e proprio parco cittadino. A Londra, invece, si è trattato di recuperare alcuni vecchi tunnel trasformandoli in serre per la coltivazione di ortaggi biologici.
Arredare gli spazi vuoti urbani
Gli spazi vuoti, dunque, assumono carattere di ambienti urbani da arredare come se fossero degli interni e sottintendono studi di analisi funzionale che attiene ai comportamenti degli abitanti, al clima ed alle tradizioni del posto.
Le jardin retrouvé
Ebbene, se, dunque, “le jardin retrouvé” avrà prodotto buoni frutti, la metafora è all’uopo. In quanto l’orto cittadino può diventare il luogo ideale per coltivare prodotti genuini e nel frattempo consentire di ritagliare la propria esistenza anche al ritmo cadenzato del rigoglio. Quasi a riscoprire un valore del tempo, che, altresì, le zone abbandonate o dismesse della città restituiscono all’attenzione dell’uomo, grazie alla straordinaria proliferazione di piante caratterizzate da una ricca biodiversità.
Questi giardini in movimento, così come per primo il concetto di “coltivare il proprio orto”, stanno a rappresentare luoghi insoliti, ma proprio per questo molto liberi.
E, allora, sarebbe il caso di riprendere le fila dell’esplorazione della natura e di un ritorno a luoghi diseguali, in cui il pensiero razionale lasci spazio al romanticismo dell’”arte del coltivare il proprio giardino”. Cosicché, se tutto ciò è vero, la città contemporanea continuerà ad essere ancora oggi una straordinaria ispirazione poetica.
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