Gli studi finora effettuati confermano il condizionamento che le emozioni esercitano sulla vita di ciascuno di noi. Condizionamento che, evidentemente, incide a seconda della diversa personalità ma anche della diversa cultura di ciascuno, ragion per cui le emozioni sembrano tanto migliorare quanto complicare la nostra esistenza. In generale, le emozioni sono dei campanelli d’allarme, funzionali alla sopravvivenza, che il nostro organismo attiva quando qualcosa che accade all’esterno ha il potenziale di alterare l’equilibrio interno, l’omeostasi dell’organismo. In millesimi di secondi le informazioni captate dai circuiti limbici, dove nascono le emozioni, vengono trasferite alla neocorteccia per la loro elaborazione cosciente.
Il potere delle emozioni
Secondo quanto afferma Moira Mikolajczak, ricercatrice presso il Fondo Nazionale Belga per la Ricerca Scientifica (FNRS) e docente presso la facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Loviano, autrice nel 2010 di un interessantissimo studio dal titolo “Emozioni in equilibrio”, un’emozione, a seconda dei casi, può
- aumentare o ridurre le possibilità di sopravvivenza;
- migliorare la nostra capacità di prendere decisioni o ancor più confonderci;
- favorire o inibire le interazioni sociali.
Le emozioni hanno solitamente un ruolo positivo, perché preparano l’organismo a far fronte a situazioni esterne impreviste. Così, se, ad esempio, l’individuo deve affrontare una situazione di paura, secondo la studiosa belga, è proprio la reazione davanti ad essa, in termini di blocco totale o di fuga, che migliora la capacità di rilevare le minacce circostanti e permette di agire più prontamente davanti al pericolo incombente. Quell’istante in cui ci sentiamo paralizzati o siamo spinti a fuggire, infatti, risponde all’istinto primordiale di conservazione che ha permesso l’evoluzione dell’uomo.
Il sequestro emotivo
Questo permette di derubricare l’emozione della paura dalle forti emozioni negative che, viceversa, costituiscono un’eccezione al ruolo positivo dal momento che spingono a comportamenti imprudenti e disordinati. E’ quello che accade, ad esempio, con la rabbia la quale, inducendo un aumento del tono muscolare che rende più efficace la difesa, porta a comportamenti aggressivi e, in casi estremi, a quello che gli esperti chiamano sequestro emotivo. Da qui la necessità di riconoscere e comprendere le emozioni per vivere con intelligenza emotiva, ovvero imparando a governare gli strati d’animo estremi.
In taluni soggetti, in condizioni psicologiche particolari, emozioni come la paura e la collera, infatti, possono diventare patologiche e, se non ben gestite, ridurre, talora in maniera determinante, le possibilità di sopravvivenza.
La paura che salva la vita
Se siamo offuscati dalla rabbia o se una forte paura ci paralizza, il rischio è, infatti, perdere temporaneamente la capacità di assumere decisioni. Lo spiega ampiamente nei suoi studi Antonio Damasio, il famoso neuroscienziato portoghese, secondo cui le emozioni possono migliorare la nostra capacità di prendere decisioni se sono vissute con consapevolezza e in salute ma che, tuttavia, in casi differenti, possono anche confonderci, portarci fuori strada e porre in essere comportamenti devianti.
Damasio dimostra come le emozioni siano indispensabili per assumere responsabilmente delle decisioni, grazie alle ricerche condotte su persone con lesioni nelle aree cerebrali che sottendono alle emozioni. Esse, nella maggior parte dei casi, si rivelano
- incapaci di gestire il proprio denaro,
- la propria vita personale e professionale e
- le relazioni sociali.
Questo benché conservino la capacità di ragionamento e sembrino del tutto sane.
È sano non avere paura?
Il che dovrebbe farci riflettere su taluni nostri atteggiamenti di ammirazione verso chi resta impassibile davanti ai pericoli. E’ una risposta sana o nasconde dell’altro? E’ davvero coraggio o imprudenza?
In molti casi, meglio un blocco improvviso davanti ad una paura che un atteggiamento spavaldo che espone a rischi incalcolabili per la nostra stessa incolumità.
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