Se è vero che i valori sono determinanti per comprendere il comportamento dell’individuo, è abbastanza grave che non ci sia abbastanza attenzione, durante tutto il periodo della formazione dei giovani, all’acquisizione e alla stratificazione di una scala di valori che indirizzi le scelte e le azioni. Ma che cosa sono i valori a cui tutti si appellano e che sembrano essere tramontati nell’era del primato tecnologico e tecnocratico sul benessere dell’individuo, strumentalizzato e ridotto, da fine di tutte le cose, a puro mezzo per approdare ad esse?
Definire i valori
Secondo Exeler (1986), i valori sono ciò che è importante per un periodo considerevole. Essi rappresentano punti etici di orientamento per individui e gruppi concreti.
I valori ultimi, quelli fondamentali, includono la dignità umana, la libertà, la giustizia, l’amore, la verità, la fedeltà e la pace, come descritto dai vescovi tedeschi nel 1977 e affermato da Giovanni Paolo II nell’enciclica “Redemptor Hominis” del 1979. Si potrebbe dire che sono emozioni agganciate ai diversi principi ispiratori della vita di ognuno, di intensità variabile a seconda di quanto la persona reputi ciascuno di essi importante, su di una scala di valori a gradini dal più fungibile al più nobile.
Valori e bisogni
Tuttavia, a differenza dei bisogni, che sono innati, i valori non nascono con l’individuo, anzi devono essere scoperti e scelti liberamente. Per facilitare il discorso, se prendiamo in considerazione la struttura psicologica di un individuo,
- fatta di un Sè reale (ciò che effettivamente egli è, la sua vera natura) e
- di un Sé ideale (ciò che egli aspira ad essere, l’immagine a cui ama aderire),
diremo che i bisogni afferiscono al Sé reale, perché legati agli oggetti in quanto importanti per la persona stessa, mentre i valori afferiscono al Sé ideale, in quanto conquista, acquisizione sulla base della sua volontà. Per questo la stratificazione dei valori è più lenta e difficile e la loro piena realizzazione richiede impegno continuo e lungo tempo che in pochi oggi sono disposti a spendere. Ma servono applicazione e perseveranza, dal momento che gli stessi valori vengono messi a dura prova nel corso della crescita personale, prima che diventino parte integrante dello stile di vita di un individuo.
Luigi Maria Rulla, presbitero italiano vissuto del secolo scorso, autore di “Psicologia del profondo e vocazione”, afferma che la ricerca dei valori è associata all’auto-trascendenza, mentre il soddisfacimento dei bisogni porta all’auto-gratificazione. E che il rapporto tra bisogni e valori può essere affrontato cercando un accordo tra la soddisfazione dei bisogni immediati e la ricerca di valori che vanno al di là del contingente, in considerazione della loro intrinseca complementarietà (emozioni, bisogni e valori compongono la triade che dà un senso alla vita umana), della differenza di fondo tra le due dimensioni e dell’inevitabile tensione dialettica tra queste due realtà.
Ma ci sono pochi dubbi circa il fatto che siano i valori ad offrire al soggetto un’idea circa la sua identità, guidando le sue decisioni importanti e fornendo i relativi criteri di giudizio, ma anche di offrire all’esterno un’idea del soggetto, attraverso l’osservazione dei suoi comportamenti e l’oralizzazione delle conseguenze. È così che l’individuo sviluppa la sua personalità, emancipandosi finalmente dall’ambiente immediato.
Il ruolo della famiglia
Ecco perché l’educazione valoriale è così determinante nella crescita armonica della persona. Ed ecco perché, a vedere ciò che accade in giro per il mondo, se ne sente tanto la mancanza, nonostante fornisca, ove praticata, come, ad esempio, all’interno della didattica dell’intelligenza emotiva, le competenze accademiche necessarie per la vita e i principi cardine che guidano gli individui a diventare membri della società. Questo tipo di educazione si apprende sia a scuola che in famiglia e rappresenta un elemento cruciale per la formazione di una società equa, responsabile e rispettosa.
In famiglia, ad esempio, bambini e ragazzi fanno le loro prime esperienze di relazioni interpersonali, apprendendo i valori di rispetto, amore, tolleranza e responsabilità. L’educazione valoriale in famiglia non si limita all’insegnamento esplicito dei valori ma si svolge principalmente attraverso l’esempio: i figli tendono a imitare e replicare i comportamenti che osservano. I genitori, dunque, attraverso il loro comportamento e le loro azioni, diventano modelli di riferimento per i figli, esercitando un’influenza significativa sulla formazione dei loro valori attraverso la coerenza tra parole e azioni.
Il ruolo della scuola
La scuola, d’altro canto, rappresenta la prima istituzione sociale con cui i bambini entrano in contatto. A scuola, i valori appresi in famiglia si dovrebbero stratificare, prima della supervisione finale in casa. In un ambiente siffatto, con la sua struttura e le sue regole, i ragazzi dovrebbero, infatti, sperimentare i valori appresi in famiglia e acquisirne di nuovi: rispetto, cooperazione, impegno e responsabilità si strutturano già nei primi anni trascorsi tra i banchi.
Le attività didattiche, i programmi di studio e le interazioni con insegnanti e compagni di classe offrono, del resto, occasioni preziose per apprendere e mettere in pratica i valori. Imparare ad ascoltare, esprimere il proprio punto di vista in modo rispettoso, lavorare in gruppo, rispettare le regole e impegnarsi per raggiungere obiettivi sono tutte competenze che si sviluppano a scuola e che si basano su di un solido fondamento di valori. Per questo l’educazione valoriale a scuola non andrebbe vista come un programma separato, con ore di studio e votazione a parte, ma come un elemento perfettamente integrato al curriculum, esattamente come spiegato e dimostrato praticamente dalla didattica dell’intelligenza emotiva.
Che significa “educare ai valori”?
La scuola, in definitiva, ha una grande responsabilità oggi, perché è molto più di un luogo in cui acquisire conoscenze teoriche; piuttosto, essa è sempre più a gran voce chiamata a tornare ad essere un ambiente sociale dove imparare a interagire con coetanei e adulti, a rispettare le regole, a risolvere i conflitti e, soprattutto, a sviluppare un senso di identità personale e sociale.
Nell’ambito dell’educazione valoriale, ecco, allora, che la scuola è legittimata a riappropriarsi di diverse funzioni cruciali, che oggi tutti invocano, e di avocare a sé, finalmente e una volta per tutte, l’aiuto delle famiglie.
- Insegnare il rispetto delle regole: la scuola, con la sua struttura e le sue regole, è il primo ambiente sociale in cui i ragazzi imparano l’importanza del rispetto delle regole. Non riguarda solo le regole della scuola ma anche le leggi e i principi che regolano la società.
- Promuovere la cooperazione: attraverso i metodi attivi di insegnamento e di apprendimento (attività di gruppo e progetti collaborativi), la scuola insegna agli studenti l’importanza della cooperazione. I giovani hanno così l’opportunità di Imparare che ogni membro del gruppo ha un ruolo e che il successo del gruppo dipende dal lavoro di squadra.
- Sviluppare l’empatia: l’ambiente scolastico è un luogo di diversità, casualmente costituito, dove bambini e ragazzi vengono a contatto con coetanei di diverse origini, culture e abilità. Questo offre l’opportunità di sviluppare l’empatia, la capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri.
- Fornire modelli di comportamento: gli insegnanti, oltre a trasmettere conoscenze, sono modelli di comportamento per i loro studenti. Attraverso il loro comportamento, essi possono dimostrare l’importanza di valori come l’integrità, la legalità, la responsabilità, la curiosità e il rispetto.
- Incoraggiare la responsabilità: che si tratti di compiti a casa, progetti di gruppo o compiti di classe, la scuola offre numerose opportunità per imparare l’importanza della responsabilità. Gli studenti imparano che le loro azioni hanno conseguenze e che devono assumersi la responsabilità dei loro compiti. Ciò servirà enormemente nella loro vita adulta.
- Promuovere l’uguaglianza e la giustizia: la classe è un luogo in cui i ragazzi imparano l’importanza dell’uguaglianza e della giustizia. Attraverso le lezioni di storia, di diritto o di educazione civica, ad esempio, gli studenti apprendono l’importanza dei diritti umani, della democrazia e dell’uguaglianza di genere, da mettere immediatamente in pratica con i coetanei, di etnie ed estrazione sociale diverse, e con gli adulti.
La via del dialogo
L’educazione valoriale è più efficace quando scuola e famiglia lavorano insieme. Se i valori insegnati a scuola sono in linea con quelli promossi in famiglia, i più giovani ricevono messaggi coerenti che ne rafforzano l’apprendimento e ne consolidano la stratificazione. In difetto o, peggio, in disaccordo, contraddizione o perfino conflitto tra le due principali stazioni educative (che si riflettono nella contraddizione tra i valori promossi a scuola e quelli trasmessi in famiglia), comprendere quale comportamento sia appropriato e improntato ad un sistema di valori in cui credere è molto difficile.
Non resta che la via del dialogo per rilanciare l’educazione valoriale quale componente cruciale dello sviluppo dell’autonomia dei giovani. I valori appresi durante l’infanzia e l’adolescenza sono, infatti, troppo importanti per essere affidati al caso, come troppo spesso accade. Perché essi, giova ricordarlo, influenzano non solo le decisioni e le azioni individuali ma anche la costruzione di una società più equa, rispettosa e responsabile.
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