La Divina Commedia è lo specchio dell’animo umano. Riflette le gioie e le sofferenze, le virtù e i vizi che ancora oggi caratterizzano e definiscono l’uomo. È un monito che ricorda ai lettori che, nonostante i secoli di distanza, l’essenza dell’esperienza umana rimane invariata e che i classici possono ancora illuminare il nostro percorso. Una riflessione ampliata offre l’opportunità di percepirla come un ponte tra il capolavoro medievale e le complesse realtà della vita moderna che mostrano come l’opera di Dante sia ancora oggi un faro di saggezza per chi cerca orientamento nel viaggio della vita.
La volontà dà inizio al viaggio
L’opera letteraria che simboleggia magistralmente il viaggio umano alla scoperta dei mali eterni per ritornare “a riveder le stelle” della rinascita è senza dubbio la Divina Commedia di Dante Alighieri, il primo vero manuale di evoluzione personale della storia.
- L’Inferno, il momento del confronto con le ombre interiori. L’inizio del viaggio di Dante nell’Inferno rappresenta il confronto con le ombre della psiche. È qui che si affrontano gli errori, le paure e i vizi. Nella crescita personale, questa fase corrisponde al riconoscimento e all’accettazione dei limiti e dei personali lati oscuri, senza la consapevolezza dei quali non può avvenire alcuna vera trasformazione.
- Il Purgatorio, il momento del lavoro su di sé e della purificazione. Salendo il monte del Purgatorio, Dante si purifica, abbandonando progressivamente i vizi e coltivando le virtù. Questo passaggio rappresenta il lavoro attivo su di sé, il processo di miglioramento e di affinamento del carattere, necessario per superare i limiti e ascendere verso una maggiore consapevolezza di sé.
- Il Paradiso, il momento della realizzazione e della comprensione. Nel Paradiso, Dante raggiunge la comprensione ultima e l’unione con l’amore divino. Simbolicamente, nella crescita personale, questa tappa rappresenta il raggiungimento di un senso di completezza e realizzazione. È la fase in cui si concretizzano gli insegnamenti appresi, dove la saggezza e l’armonia con l’universo si manifestano nella loro interezza.
L’Inferno, in particolare, è una rassegna di umane scempiaggini con cui sono chiamati a confrontarsi i viventi di ogni epoca, aspetto che rende straordinariamente attuale e formativa l’opera immortale del poeta fiorentino, padre della lingua italiana. Una narrazione senza tempo con cui formarsi a riconoscere le proprie e altrui debolezze per rimettersi sulla smarrita “diritta via”.
La selva oscura che è dentro di noi
È intorno all’anno 1300, nel cuore del Medioevo, che Dante, smarritosi in una selva oscura, inizia il suo percorso epico. La selva è metafora di crisi esistenziale: si tratta di un ambiente cupo, tetro e minaccioso in cui l’individuo si confronta con i propri limiti e le proprie paure, avendo perso la condotta etica e morale. Ognuno ha la propria selva oscura nella quale si è smarrito almeno per una volta nella vita.
Nel contesto moderno, la selva oscura è simbolo di stallo e di cronica insoddisfazione. E si manifesta nelle numerose sfide che l’individuo incontra sul proprio cammino quando vive un periodo di disorientamento e paura: incertezze professionali, difficoltà relazionali, crisi di identità e di senso. La selva rappresenta, dunque, quel momento in cui la via da seguire non è più chiara, dove le certezze della vita si dissolvono e ci si trova a dover affrontare l’ignoto.
La velocità con cui cambiano le circostanze sociali e lavorative, la fine di una relazione o una profonda crisi esistenziale può, allora, lasciare disorientati, come accade a Dante che vaga smarrito senza una direzione chiara. Ma la crisi, seppur difficile e dolorosa, diventa un’opportunità per crescere e maturare. Nel momento in cui Dante si perde, si apre, infatti, anche il cammino verso la possibilità di una rinascita. Così come, ai giorni nostri, i momenti di crisi possono diventare il terreno su cui costruire una nuova versione di noi stessi, più consapevole e centrata.
Dante inizia, dunque, il suo viaggio perché sente proprio quello stesso bisogno – di ritrovare il senso e la direzione – che opprime l’uomo moderno, allorquando egli avverta che la ricerca di sé è l’unica possibilità per affrontare le fasi di transizione. Oggi come nel Medioevo non si tratta solo di cambiare strada ma di compiere un viaggio interiore che porta a interrogarsi sulle scelte, sui valori e sulle aspirazioni. Un viaggio che bisogna decidere coscientemente di intraprendere e che è tutt’altro che esente da rischi e difficoltà.
Fare i conti con le paure
Nella selva oscura Dante si confronta con le sue paure e, invece di fuggire, decide di attraversarla. Il che richiede coraggio, una qualità essenziale anche oggi. Hanno le sembianze di tre fiere feroci: la lonza (lussuria), il leone (superbia) e la lupa (cupidigia), figure simboliche che rappresentano non solo i vizi ma anche le sfide che ogni individuo è chiamato a superare nella sua vita. Il confronto con queste paure è una metafora del cammino di ognuno per superare i propri limiti:
- la lonza, agile e veloce, rappresenta la lussuria e i desideri effimeri che possono facilmente distogliere l’uomo dal suo cammino etico. Simboleggia la sfida di confrontarsi con le proprie passioni, regolando i desideri in modo da non essere dominati da essi. Nella crescita personale, riconoscere e gestire tali impulsi è fondamentale per mantenere l’integrità e perseguire obiettivi più elevati;
- il leone è l’immagine della superbia, il vizio che può portare all’isolamento e alla rovina. Affrontare il leone significa confrontarsi con l’orgoglio e il desiderio di potere che possono accecare e portare a decisioni sbagliate. È un monito a valutare se la ricerca di successo e riconoscimento si basi su autentica autostima o su di un ego ipertrofico e distruttivo;
- la lupa, infine, è l’incarnazione della cupidigia, un desiderio insaziabile che può condurre all’ossessione e alla corruzione. Nella vita delle persone, la cupidigia si manifesta come un incessante bisogno di possedere di più, sia materialmente che emotivamente, spesso a scapito degli altri e della stessa individuale soddisfazione. Superare la lupa significa imparare a essere contenti e grati per ciò che si ha, trovando abbondanza nella semplicità e nelle relazioni autentiche.
Un portale verso la crescita personale
Nel simbolismo dell’incontro con queste fiere, la paura può diventare un portale verso la crescita: riconoscere e affrontare i vizi, anziché evitarli o negarli, è il primo passo verso il superamento. Ogni fiera sconfitta è un passo avanti nel cammino verso la consapevolezza e la virtù.
Nella società attuale, piena di insicurezze e pressioni, affrontare le paure può significare prendere decisioni controcorrente, rischiare cambiamenti di carriera o semplicemente esprimere l’autenticità. Ma, pur avendone timore, il confronto con le ombre interiori, con l’essenza più vera e profonda della natura umana, è un passaggio obbligato verso l’evoluzione personale. Dante, infatti, pur essendone terrorizzato, sceglie di non fuggire di fronte alle fiere. Questo atto di coraggio è emblematico della determinazione necessaria per affrontare e superare le paure. Nella crescita personale, questo significa
- accettare le sfide della vita,
- imparare dagli errori e
- trasformare la paura in un’opportunità di apprendimento e miglioramento.
Il ruolo della guida
Ma il nostro pellegrino non è solo nel viaggio che lo porterà, attraverso luoghi fisici, fino alle profondità della sua anima. Perché proprio nella selva oscura incontra Virgilio, il mentore incaricato da Beatrice a condurlo attraverso i regni ultraterreni. Virgilio è l’insegnante, l’amico, il terapeuta, il coach della vita reale, qualcuno che offre il suo aiuto a navigare i momenti difficili con saggezza e supporto.
Ma benché ci siano Virgilio (la Ragione e il Metodo) e Beatrice (l’Amore) a guidare Dante nel suo viaggio, è lui a dover compiere i passi. Nessuno può farlo al suo posto, perché sua deve essere la volontà di proseguire. Analogamente, possiamo essere ispirati e guidati da mentori e maestri ma la vera crescita avviene solo quando siamo noi a prendere le decisioni e ad agire in prima persona.
Un viaggio senza fine
Il percorso di crescita personale, così come il viaggio di Dante, non ha una vera e propria fine. Ogni fine è un nuovo inizio e ogni comprensione apre la porta a nuovi orizzonti di crescita. La Divina Commedia insegna che il percorso di auto-sviluppo è un viaggio eterno, ricco di sfide, scoperte e trasformazioni.
L’insegnamento che possiamo trarne è che non importa quanto oscuro e disorientante possa sembrare il cammino: c’è sempre la possibilità di ritrovare la diritta via. Possiamo usare i momenti di crisi come trampolini di lancio per una maggiore consapevolezza e realizzazione personale. Come Dante, possiamo aspirare “a riveder le stelle”, simbolo di redenzione, rinascita, comprensione, illuminazione, speranza e orientamento, e ritrovare la luce della saggezza che illumina la strada verso una vita piena e significativa.
Mi sembra interessantissimo questo percorso. Lo trovo in Artedo Academy? Grazie w congratulazioni per il suo lavori, per me ora un punto di riferimento per la mia formazione permanente di anziana docente
Buongiorno, la ringraziamo per il suo aprezzamento. Trova il corso che le interessa al link: https://scuolaintelligenzaemotiva.it/course/crescita-personale-dante/