Mentre la psicologia sembra avallare l’idea filosofica che la felicità non sia nella destinazione finale ma nel viaggio verso di essa, scopriamo che darsi da fare per avere successo e denaro spesso ci rende infelici. E che occorre, piuttosto, vivere in consapevolezza per essere felici e realizzarsi come persone di successo. Le radici della felicità sono, dunque, davvero intricate. Ma comprendere il modo intrinseco in cui lavora la nostra mente ci dà la possibilità di operare scelte migliori su come investire i nostri sforzi e il nostro tempo nella ricerca della felicità.
La felicità e la personalità
Una delle conquiste recenti della psicologia spiega che la felicità è legata più alla personalità, differente da individuo a individuo e costante nell’arco della vita di ogni persona, che alle esperienze e alle presunte conquiste di vita. Gli eventi della vita, infatti, possono influenzare il sentire personale nel breve termine che, però, è destinato a lasciare il posto al livello personale di felicità di base nel momento in cui si ripresenta la routine emotiva. Ovvero, l’emozione di fondo, la soglia intrinseca di felicità della personalità individuale.
Uno studio condotto nel 1996 da Auke Tellegen e David Lykken, ricercatori dell’Università del Minnesota, dimostra che l’ottanta per cento della variazione di felicità tra gli individui va attribuito a differenze genetiche, termine con cui si intendono le caratteristiche ereditarie, ascrivibili ai geni di padre e madre, che si combinano per formare un individuo unico. I tratti di personalità associati alla felicità appaiono, tuttavia, anche collegati al successo e alle realizzazioni personali ma non nel modo che si potrebbe credere.
La felicità e il sucesso
Concentrarsi sul raggiungimento di un obiettivo sarebbe, infatti, addirittura controproducente per la felicità. Lo affermano gli psicologi William D. McIntosh, della Georgia Southern University, e Leonard L. Martin, dell’Università della Georgia, secondo i quali chi si concentra eccessivamente e ossessivamente sul raggiungimento degli obiettivi ha meno probabilità di essere felice.
Il motivo è che focalizzarsi sul traguardo, convinti che la felicità dipenda dalla realizzazione degli obiettivi personali, fa sentire in ansia e sotto pressione fino al loro raggiungimento, procrastinando una felicità che non arriverà mai.
- In primis, perché spostata al momento futuro;
- in seconda battuta, perché, giunti al traguardo, subentra l’abitudine, ragion per cui l’individuo sprofonda nuovamente al proprio livello base di felicità. Esattamente come chiunque altro. E quando si rende conto che il suo livello di felicità non è cambiato in modo permanente, ne conclude che la felicità si trova appena oltre il successivo orizzonte.
Si direbbe, insomma, che il successo (e il denaro che spesso vi è associato) porti la ricchezza ma non la felicità.
Nel 2005, la psicologa Sonja Lyubomirsky, dell’Università della California e Riverside, ha dimostrato, riesaminando i dati disponibili che collegavano l’umore positivo al raggiungimento degli obiettivi, che il successo è legato alla felicità come conseguenza e non come causa. La spiegazione deriverebbe dalla presenza di tratti della personalità che incoraggiano gli sforzi verso il successo. Cioè, lo stato d’animo positivo produce maggiore motivazione e resistenza emotiva agli insuccessi che rende raggiungibili anche i traguardi più difficili, oltre ad incoraggiare negli altri un atteggiamento collaborativo che migliora il clima nei team di lavoro.
Felicità è essere nel flusso
Lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, della Claremont Graduate University, nel 1975 introduce il concetto di flusso, con cui spiega che le persone che tendono a essere più felici sono quelle che sperimentano tale condizione. Le esperienze di flusso vengono, così, definite come esperienze intrinsecamente interessanti e stimolanti, perché il soggetto che le vive ne è totalmente assorbito.
Il concetto di flusso implica, quindi, l’essere completamente concentrati sull’esperienza e la felicità che ne deriva. Con questa nozione, la psicologia occidentale abbraccia il concetto orientale di attenzione consapevole che richiede a chi la pratica di non giudicare e di essere coscienti solo del presente, immersi in ciò che sta accadendo nel qui ed ora. Purtroppo, però, per la maggior parte delle persone, animate da motivazioni estrinseche, questo stato mentale non è affatto la norma ma una rarità. Ma gli esercizi di consapevolezza possono certamente aiutare.
Gli psicologi Carl Rogers a Fritz Perls attribuiscono, infatti, la salute psicologica alla capacità di vivere nel presente. Il che spiega meglio il legame tra felicità e flusso con la completa attenzione al presente che richiede proprio l’esperienza del flusso. Questo perché, se siamo concentrati sul presente, non pensiamo al passato o al futuro e non contaminiamo la bellezza della nostra vita con i pensieri caotici di ciò che non siamo più o abbiamo perso o che ancora non siamo o non abbiamo.
Cinque consigli per vivere felici
Ecco, allora, in conclusione, i cinque consigli per rendersi felici di Michael Wiederman, Professore associato di psicologia presso il Columbia College, nell’articolo Perché è così difficile essere felici, pubblicato nel n. 31 di Luglio 2007 della rivista di psicologia e neuroscienze Mente&Cervello:
- Smettere di concentrarsi troppo sugli obiettivi. Posseder qualcosa in più non accresce il livello di felicità percepita.
- Dedicare del tempo agli altri e alle opere di bene. Praticare il bene fa sentire completi e utili. Il confronto con chi ha bisogno fa apprezzare la fortuna e disattiva l’infelicità di rincorrere effimeri ideali di felicità.
- Praticare la moderazione. Abituarsi al benessere e al piacere è fonte di assuefazione e, in conclusione, di infelicità. Vivere con misura fa apprezzare i momenti speciali, invisibili nel vortice della ricerca del piacere estremo ad ogni costo.
- Aspirare all’appagamento. Invece di identificare la felicità con le esperienze a cui attribuiamo il piacere passato di cui conserviamo ricordo, è meglio pensare ad essa come a uno stato di appagamento e di relativa mancanza di ansia o dispiacere.
- Imparare a vivere il presente. Godere del presente e dei piccoli momenti di gioia è il segreto della felicità.
Semplice ma per nulla scontato.
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