Nel momento in cui la tensione sociale è il motore del mondo, essere consapevoli di quello che accade, dentro e fuori di noi, è precisa responsabilità di tutti. La rabbia è l’emozione più diffusa: nelle relazioni interpersonali, a scuola, in famiglia, sui social network e nella mediasfera. La collettività, tuttavia, non ha nulla da guadagnare dagli sfoghi irrazionali incontrollati. Se, allora, arrabbiarsi è umano, ancora più umano (e intelligente) è usare la ragione e disporsi verso gli altri con generosità e comprensione.
La rabbia
La rabbia è la risposta emozionale adattiva che serve all’individuo per trovare risorse sconosciute e superare uno stato di frustrazione, ovvero quella condizione che viene a determinarsi quando si genera uno sbilanciamento tra ciò che egli desidera e la sua realizzazione. È l’emozione che gode del minor apprezzamento, perché considerata un difetto tipico di persone poco equilibrate e facilmente offuscate da impulsi ciechi che inducono a comportamenti di cui si finisce per pentirsi.
Quando, infatti, la persona vive la mancanza o la perdita di qualcosa di importante, possono innescarsi reazioni incontrollate che amplificano le risposte emozionali che hanno lo scopo di assicurare alla persona l’ottenimento di ciò di cui avverte il bisogno. Ma fortunatamente la rabbia non è sempre accompagnata da reazioni impulsive ingovernabili, benché essa mobiliti energie non richieste in condizioni di tranquillità. Molto dipende dalle caratteristiche personologiche dell’individuo.
Può succedere, infatti, che la soglia di attivazione sia molto bassa: in tal caso il soggetto risulta facilmente irritabile e incline a esplodere in atti di rabbia, anche davanti a situazioni di insignificante frustrazione (come accade per i futili motivi). Se, viceversa, la soglia di attivazione è alta, il soggetto possiede un buon temperamento che si esprime con una grande capacità di controllo sulle emozioni di rabbia e una maggior resistenza alle emozioni tossiche e distruttive. In quest’ultimo caso, il soggetto è in grado di sopportare elevati livelli di frustrazione anche senza reagire. O, piuttosto, disinnescando, grazie al suo comportamento emotivamente intelligente, l’emozione distruttiva in se stesso e negli altri.
La rabbia tra mito e religione
La rabbia è stata narrata in miti, leggende e tradizioni religiose sin dagli albori delle civiltà, quando le catastrofi naturali erano considerate un’esplosione di collera delle divinità. La rabbia veniva personificata con Dei di varia origine. Nello zoroastrismo, ad esempio, c’era Aeshma, nella religione hindu c’era Manyu, mentre per i greci c’era Lissa, la dea greca del furore cieco.
La rabbia appartiene, dunque, da sempre al mondo e il mondo la celebra attraverso riti pagani e nella storia sacra. Anche nelle religioni monoteiste non mancano episodi di rabbia da parte delle divinità, come l’esilio di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, la distruzione di Sodoma e Gomorra, le piaghe d’Egitto. Nel Nuovo Testamento, si possono trovare persino esempi di gestione della rabbia attraverso la comunicazione, come nella lettera di Paolo agli Efesini.
La rabbia nella letteratura
La letteratura è piena di opere in cui la rabbia ha fornito materiale per la produzione di classici senza tempo. Basti pensare che il primo poema della storia dell’umanità, inciso su undici tavolette d’argilla, narra proprio le gesta del re dei Sumeri, Gilgamesh, che, rifiutando gli approcci seduttivi della crudele Ishtar, si ritrova oggetto della collera furiosa della donna, la quale invoca l’intervento del padre, il Dio Anu, perché liberi un toro dal paradiso per distruggere l’uomo che l’ha rifiutata. Un’avvincente storia di passione e vendetta ma non certo l’unica. Ancora più famosa è sicuramente l’Iliade, poema epico che viene spesso definito dai critici come una riflessione sul tema della rabbia e che si apre proprio con l’ira funesta di Achille.
Essendo considerata un peccato mortale e un grave oltraggio ai comandamenti divini, la rabbia non poteva mancare nella Divina Commedia, la più grande opera letteraria di tutti i tempi. Gli iracondi, infatti, risiedono nel quinto cerchio dell’inferno di Dante e qui sono condannati a un’eternità immersa nel fango, tra percosse e ingiurie. Per non parlare del mirabolante intreccio narrativo che contraddistingue il poema cavalleresco Orlando Furioso, in cui l’ira del paladino Orlando, scatenata per amore, lo porta alla follia.
La rabbia compare anche nei fumetti: il classico di Stan Lee, l’Incredibile Hulk, offre un quadro interessante della collera di un uomo, Bruce Banner, lo scienziato trasformato dai raggi gamma in un essere enorme e verde quando si arrabbia, con un passato segnato dall’infanzia difficile che lo ha reso particolarmente incline all’ira.
La rabbia utile
Ma che cos’è la rabbia e perché può rivelarsi utile?
Secondo Verena Kast[i], Chi accetta la rabbia crede ancora che la vita possa essere cambiata. Chi invece non l’accetta non ci crede più. Secondo la psicoterapeuta svizzera, la rabbia svolge un’importante funzione evolutiva: segnala che occorre modificare qualcosa in un rapporto che consideriamo intollerabile o in relazione a cose che vanno cambiate.
Secondo Marta Nussbaum, la rabbia è un segnale al mondo, una sorta di punto esclamativo che attira l’attenzione su un’ingiustizia. Per sua struttura intrinseca, la rabbia si presenta associata al dolore e spiega alla persona che c’è una ferita aperta, un punto debole che è stato toccato, espressione di una vulnerabilità latente nei confronti di circostanze sfavorevoli, esterne o interne.
Non solo, tuttavia, essa fa comprendere il limite di un comportamento accettabile ma fornisce anche l’energia necessaria affinché si possa agire per risolvere le cose. Quando la persona è arrabbiata, infatti, vorrebbe imporre il proprio volere. Questa emozione, allora, si rivela utile ad esprimere le intenzioni o ad acquisire una posizione di potere in una situazione che crea frustrazione o disagio[ii]. L’individuo può, così, finalmente capire di doversi occupare di sé, per guarire l’autostima ferita e ribadire la pretesa di rispetto per confini e bisogni che appaiono violati.
In modo costruttivo, invece che distruttivo, la rabbia diventa una preziosa alleata che aiuta a perseguire i valori fondanti della vita delle persone. Torneremo sull’argomento per comprendere come gestire l’emozione più frequente del nostro tempo.
[i] Verena Kast, classe 1943, è filosofa e psicologa svizzera, docente di psicologia all’Università di Zurigo, autrice di numerosi testi sui temi fondamentali della psicologia analitica.
[ii] Secondo James Averill, Professore Emerito del Dipartimento di Psicologia dell’Università del Massachusetts, la rabbia presenta tre caratteristiche principali: la responsabilità dell’azione che ha generato irritazione è attribuita ad altri, è, in qualche modo, evitabile e, soprattutto, non c’è una valida motivazione che rechi un vantaggio all’altro ma il comportamento che colpisce ci appare solo come dannoso solo alla persona che si arrabbia.
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