Secondo le neuroscienze affettive di Jaak Panksepp, psicologo, neuroscienziato e psicobiologo statunitense di origine estone, già Professore Emerito del Dipartimento di Psicologia alla Bowling Green State University, scomparso nel 2017, i sistemi emotivi sono universali e innati in tutte le specie viventi e hanno origine biologica. Si tratta di un’evoluzione della teoria dell’innatismo delle emozioni nella direzione della spiegazione del funzionamento della società che, essendo fatta da persone, deve avere anch’essa origine biologica. Ecco come, in questa chiave di lettura, assistiamo al possibile superamento dell’attuale società dei separati in favore della più evoluta società dell’intelligenza emotiva.
Panksepp e la nuova finestra sulle emozioni
Le neuroscienze affettive sono l’approccio tridimensionale allo studio delle emozioni che mette insieme la ricerca sul funzionamento del cervello, l’osservazione del comportamento degli animali e i vissuti soggettivi degli esseri umani. Nel suo studio del cervello, Pankesepp, distingue le strutture biologiche in tre livelli:
- il livello primario corrisponde alle risposte emotive grezze;
- il livello secondario ai meccanismi di memoria e apprendimento;
- il livello terziario corrisponde alle complessità cognitive della riflessione.
Nel suo modello, egli descrive sette emozioni fondamentali, radice della coscienza e presupposto della socialità, diverse da quelle di cui parlano Paul Ekman e colleghi (ma che trovano corrispondenza o, meglio, rappresentano un parallelismo con le loro emozioni primarie), che corrispondono al livello primario delle risposte emotive grezze e che definisce sistemi emotivi:
- ricerca/voglia di fare,
- paura,
- rabbia,
- eccitazione sessuale,
- cura,
- pena della solitudine e
- gioco.
La loro rielaborazione ai livelli secondario e terziario dà luogo a manifestazioni emotive più complesse, come coraggio, colpa, gelosia, invidia, orgoglio, vergogna, sdegno, frustrazione ecc.. Nella loro costante interazione e nell’origine biologica di base risiede la comprensione di un modello di società a misura d’uomo.
I sistemi emotivi
Come per le emozioni primarie di Ekman, i sistemi emotivi hanno funzione evolutiva, perché preposti alla sopravvivenza della specie e a fondamento della società. Così, ad esempio,
- la funzione del sistema della rabbia è dirigere aggressivamente le energie del corpo contro ciò che si oppone ai progetti di vita;
- il sistema della ricerca/voglia di fare, il primo a svilupparsi tra i sistemi emotivi, è alla base di comportamenti proattivi dell’individuo che partono dal procacciamento delle risorse necessarie all’organismo fino a condurlo all’autodeterminazione;
- la paura aiuta a riconoscere i pericoli e allontana da essi;
- l’eccitazione sessuale serve alla procreazione e alla continuazione della specie e della cultura;
- la cura genera benessere e vicinanza;
- la pena della solitudine fonda la nascita di un sistema sociale stabile e durevole;
- il gioco è funzionale a relazionarsi al proprio corpo, al mondo esterno e agli altri.
Per una massima (per i più) utopistica che riassume il pensiero di Panksepp in questi termini: “Per vivere bene occorre giocare, prendersi cura di qualcuno, spendere tempo con gli amici, fare l’amore, evitare di arrabbiarsi inutilmente e pacificare una volta per tutte le paure[i].”
La società dei separati
Probabilmente non esisterà mai un mondo perfetto, in cui le persone improntano l’esistenza al principio di Pankespp, ma, se consideriamo l’origine biologica dei sistemi emotivi, possiamo facilmente comprendere che anche la società, in quanto fatta da persone, debba necessariamente rispondere ai medesimi bisogni dell’individuo. E che quella che può apparire come un’utopia sia, in realtà, una possibilità concreta.
- Una società in cui gli individui hanno, infatti, poca voglia di fare e
- non sanno prendersi cura degli altri
- perché non provano pena per la loro solitudine, piuttosto adoperando il sapere come forma di dominio e di potere,
- una società che ha perso il senso del gioco e che identifica i cicli produttivi con una condanna ai lavori forzati,
- dominata dalla paura e dalla diffidenza,
- per effetto delle quali l’individuo sfoga la sua rabbia distruttiva sui propri simili, distruggendo, in fondo, una parte di se stesso,
- in cui praticare il sesso, in quanto piacere effimero, allontana dall’amore, invece di esserne espressione pulita,
deve essere per forza una società di persone sole, la società dei separati. Come quella in cui viviamo oggi.
La società dell’intelligenza emotiva
All’opposto,
- la società che integra la paura in una visione più ampia in cui l’uomo si specchia nelle proprie debolezze e fragilità, finalmente comprendendo quelle altrui ed empatizzando con chi versa in queste condizioni,
- che non fa sentire sole e abbandonate le persone,
- anzi prendendosene cura con l’atteggiamento umile e accogliente di chi al sapere come fonte di potere antepone un’applicazione aggiornata dal socratico sapere di non sapere, al fine di porsi sul medesimo piano degli ultimi,
- in cui il sesso non diventa un ostacolo ma un aggregatore di legami umani,
- una società che comprende e spiega che la rabbia distrugge principalmente chi la prova e
- che la sola forma ammissibile è quella buona della progettualità, della voglia e della ricerca di fare,
- una società che alleggerisce con il gioco l’impegno della corsa al risultato,
una società così fatta deve essere necessariamente chiamata società dell’intelligenza emotiva.
Origine biologica della società
Ecco: le neuroscienze affettive di Panksepp spiegano con l’origine biologica dei sistemi emotivi che l’uomo contemporaneo ha la grande possibilità di avviare il processo di trasformazione della società dei separati in società dell’intelligenza emotiva, semplicemente perché è nella sua natura. Basterebbe che ognuno portasse il cambiamento nella propria vita e nelle proprie relazioni.
Il modello dei sistemi emotivi di Panksepp, peraltro, integra alla perfezione l’ormai dimostrata teoria dell’universalità delle espressioni mimiche delle emozioni di Ekman, offrendo, in aggiunta, una panoramica molto più ampia e completa dell’implicazione delle emozioni nella vita delle persone e della società rispetto al loro semplice riconoscimento dall’espressione facciale.
D’altro canto, il fatto stesso che le neuroscienze affettive si fondino su sistemi emotivi che, per definizione, inglobano le emozioni singole e le osservano in relazione agli agiti universali delle specie viventi, quella umana e quella animale, è sufficiente a spiegarne la convergenza e l’integrazione in un’ottica di più ampio respiro.
- Così, mentre le emozioni della rabbia e della paura si collegano immediatamente ai sistemi emotivi omonimi,
- la tristezza è certamente riconducibile al sistema della pena della solitudine,
- come la gioia ricorre, con intensità variabile, nella cura, nell’eccitazione sessuale, nel gioco e nella ricerca/voglia di fare.
Meno rilievo è dato alla sorpresa e al disprezzo, considerati da Panksepp emozioni a forte mediazione cognitiva, e al disgusto, emozione non contemplata tra i sistemi emotivi fondamentali per via della scarsa rilevanza sociale. Giova, peraltro, rammentare in proposito che, nell’ultimo Ekman, le emozioni universali sono ridotte da sette (con l’aggiunta del disprezzo del 1992) a quattro: felicità (gioia), rabbia, paura e dolore (tristezza).
[i] In Manuel Cappello, Le emozioni di base secondo Panksepp. Introduzione e connessioni filosofiche, Libri Amazon, 2017.
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