Gli insegnanti migliori sono quelli cresciuti con la vocazione di esser maestri di vita, i più preparati e creativi, perché consapevoli dell’enorme potere di influenzare, nel bene o nel male, le vite di tanti ragazzi. Occorre affidarsi a loro per coltivare ancora il sogno di rendere il mondo un posto più bello e ospitale per tutti.
Io li chiamo “docenti che cambiano il mondo”. E non è affatto detto che siano i più giovani. È sufficiente che siano i più motivati ed entusiasti. Ma sono, di sicuro, quei professionisti che coniugano, con sapienza, creatività, padronanza di conoscenze, di concetti e pratiche che modellano quello specifico ambito di comprensione delle tradizioni e delle conquiste che le hanno prodotte.
Gli insegnanti migliori
Ken Robinson, in “Scuola creativa”, afferma che la forza di insegnanti così dotati sia nella capacità di coinvolgere, fornire gli strumenti, avere le giuste aspettative e creare le condizioni.
Ma altro non sono se non le prerogative dell’intelligenza emotiva negli ambienti di apprendimento.
A seguire, allora, vi propongo un passaggio tratto da un’unità didattica del Master online “” che dirigo.
Il ruolo dell’insegnante oggi
[…] La verità è che l’insegnante, prima ancora di iniziare a fare il proprio lavoro e di conquistare il desiderio dei ragazzi, deve riuscire a farsi accettare come persona degna di fiducia. Nell’arco degli ultimi decenni, da quando si sono diffusi nella scuola, sembra che i concetti di inclusione e integrazione abbiano interessato esclusivamente i ragazzi con maggiore difficoltà escludendo, come d’incanto, gli insegnanti. In altri termini, la scuola dell’inclusione e dell’integrazione ha finito con l’escludere e il dis-integrare proprio gli insegnanti.
Questo è il risultato finale del patrimonio di fiducia, di cui la scuola italiana fino alla metà del secolo scorso poteva di fatto beneficiare, che si è andato dissipando. Oggi l’insegnante che si accosta alla classe per la prima volta parte già con un debito di fiducia.
Come può dunque una persona di cui non ci si può fidare rappresentare quella figura nei confronti della quale investire il desiderio che mi faccia ideare una strategia per il mio avvenire?
Questa è la domanda alla quale dovremmo cercare di trovare una risposta per riuscire a comprendere cosa significhi essere insegnanti differenti da coloro i quali, non potendo essere mandati via e non pagando, quindi, nessun prezzo per la loro incapacità, si vedono abbassare la media della loro efficacia e presentare il conto (in termini di debito fiduciario) prima ancora di iniziare. La conseguenza inevitabile di tutto ciò è che la professione dell’insegnante non rappresenta più uno status (tanti episodi diffusi sul web dimostrano la caduta dell’autorevolezza e dell’autorità dell’insegnante) e da molti punti di vista non solo non è più una professione privilegiata ma è divenuta addirittura poco riconoscibile sul piano sociale, quando non un ripiego. […]
Intelligenza emotiva negli ambienti di apprendimento
C’è solo una competenza che può aiutare a colmare questo gap e rimodulare correttamente la relazione educativa. Si tratta dell’Intelligenza Emotiva, il pezzo mancante dei curricula della maggior parte degli insegnanti della scuola italiana.
Non lo dico io (o, comunque, non solo io che ne ho un riscontro empirico, data la mia quasi ventennale esperienza come formatore degli operatori della scuola). Lo afferma la Terza indagine internazionale sull’educazione civica e per la cittadinanza “International Civic and Citizenship Education Study”, promossa dalla “International Association for the Evaluation of Educational Achievement”, su cui si basa la Proposta di Legge per l’introduzione dell’intelligenza emotiva nella scuola italiana di ogni ordine e grado a cui ho avuto l’onore di collaborare.
Quando ne parlo colleziono applausi e pacche sulle spalle. E, mentre la scuola sprofonda sempre più in basso, le facce che ho davanti mi dicono: “Bellissimo! Bravo! Hai ragione! Tutti dovrebbero farlo”.
Gli altri. Gli altri dovrebbero farlo. Mica noi!
Docenti che cambiano il mondo
Mi viene da credere che si debba solo attendere che sia obbligatoria una certa formazione per educatori e docenti, affinché tutti si decidano a formarsi e aggiornarsi sulla relazione docente-discente, sulla comunicazione in classe o sulla valorizzazione delle emozioni e dell’insegnamento personalizzato per facilitare i processi di apprendimento.
Inutile affermare che non ce ne sia bisogno: nella scuola italiana tutto questo non funziona e i bassi livelli dell’apprendimento dei nostri ragazzi, immortalati nelle recenti indagini OCSE, lo dimostrano.
Serve, serve. Altroché se serve!
Entusiasmo e motivazione
Ma, in fondo, li capisco: non è facile parlare di infondere entusiasmo a persone che si trascinano stancamente attraverso gli anni del ruolo. Non è facile convincere chi si è arreso a motivare gli altri.
Per questo ho deciso di rivolgermi solo ai migliori. E ho scoperto che la scuola italiana è piena di docenti eccellenti e motivati a cambiarla.
Ecco: voglio dirvi che insieme a loro sto costruendo un mondo migliore, anche nell’interesse di tutti coloro i quali mandano avanti gli altri. E voglio anche dirvi che detesto essere banale. Ma aveva ragione Steve Jobs: “Solo chi è folle abbastanza da pensare di poter cambiare il mondo alla fine lo cambia davvero!”
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