Da privato cittadino mi domando: “Qualcuno crede davvero che, se dovessimo abbandonare l’euro, si tornerebbe alle vecchie, care 1.000 lire?” Purtroppo non potrebbe mai essere così, anche se dovesse delinearsi una prospettiva del genere, per ora irrealizzabile. Tuttavia, alla vigilia del ballottaggio all’Eliseo, è un’ipotesi su cui vale la pena di spendere qualche elucubrazione, immaginando lo scenario europeo con l’eventuale trionfo di Marine Le Pen in Francia.
A che servirebbe abbandonare l’eurozona e affrontare la crisi con la protezione di una propria moneta? Alcuni, come la Lega, ritengono che questa strada stia funzionando nei Paesi che non hanno adottato la moneta unica, altri, come il PD, credono che sia solo un’illusione e che bisognerebbe andare diritti verso la costituzione degli Stati Uniti d’Europa per consolidare le nostre posizioni e i nostri confini, spesso maltrattati, come accade nelle politiche sull’immigrazione.
Immaginiamo questo scenario.
Che succede se in Francia vince la Le Pen?
Succede che, con grande probabilità, si andrà verso un “Frexit”, giusto per rimodulare un termine da poco coniato per i cugini anglosassoni. La permanenza della Francia nell’eurozona, tuttavia, è il termometro della politica monetaria europea, una volta salutata l’Inghilterra. La sua eventuale uscita coinvolgerebbe non solo noi ma anche, e prima di noi, la ricca Germania.
Benché, dunque, si possa essere d’accordo che sarebbe stato meglio non creare l’euro e conservare ciascuno le proprie monete nazionali, abbandonare adesso l’eurozona non comporterà necessariamente, come in molti credono:
- la riduzione dei prezzi e del costo della vita;
- l’aumento del valore medio relativo delle retribuzioni e dei salari;
- un maggior potere d’acquisto della nuova moneta interna;
- un migliore approccio alla crisi che l’Italia ha sentito più di altri Paesi.
Uscire dall’euro, come spiega l’illustre economista Luigi Zingales, significherebbe una nuova moneta.
Potrebbe ancora chiamarsi lira ma sarebbe in tutto e per tutto una moneta nuova di zecca, è proprio il caso di dirlo, che, per garantire ciò che gli italiani sperano, dovrebbe di fatto deprezzarsi subito rispetto allo stesso euro. Senza una valuta forte, e noi siamo un Paese che non può avere una valuta forte per via delle condizioni in cui versa l’economia nazionale e dell’elevato tasso di disoccupazione, la nuova moneta nascerebbe con la certezza di svalutarsi da lì a un anno.
Che cosa farebbero gli investitori? Liquiderebbero tutto e fuggirebbero all’estero, non lasciando più nulla in Italia. Una catastrofe.
Il parere di Zingales
Continua Zingales in un articolo pubblicato da “Il Sole 24 Ore” il 16 aprile 2017: “Anche se potessimo tornare collettivamente alle nostre monete nazionali in tutta l’eurozona, Paesi come la Germania, […] vedrebbero salire alle stelle i loro rapporti di cambio. Ciò significherebbe che la Germania, che al momento ha una bassa disoccupazione ma un’elevata percentuale di lavoratori poveri, vedrebbe tali lavoratori diventare disoccupati poveri. […] Mentre in luoghi come Italia, Portogallo e Spagna, e anche in Francia, ci sarebbe contemporaneamente una fortissima caduta dell’attività economica (a causa della crisi in Paesi come la Germania) e un forte aumento dell’inflazione (perché le nuove monete in quei Paesi dovrebbero svalutare in misura molto considerevole, provocando il decollo dei prezzi all’importazione di petrolio, energia e merci fondamentali). […]
Tutte le economie a est del Reno e a nord delle Alpi finirebbero in depressione e il resto dell’Europa sprofonderebbe in una stagflazione economica […]. Potrebbe addirittura scoppiare una nuova guerra; magari non si tratterebbe di una guerra vera e propria, ma le nazioni si scaglierebbero l’una contro l’altra. In un modo o nell’altro, l’Europa farebbe ancora una volta affondare l’economia mondiale. La Cina sarebbe devastata da questo e la fiacca ripresa statunitense svanirebbe. Avremo condannato il mondo intero ad almeno una generazione perduta”.
Da che parte stare? Che cosa augurarsi? Io tifo per il buon senso.
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