La frase in copertina è del filosofo Dario Antiseri, intervistato da “Il Giornale” l’11 Luglio 2019, in coda all’articolo sull’allarme ignoranza nella scuola italiana. I ragazzi apprendono poco e male e, al termine del ciclo scolastico obbligatorio, la metà di loro presenta evidenti problemi di comprensione dei testi e, di conseguenza, fatica a sviluppare pensiero critico. Poco apprendimento, nessuna autonomia di pensiero. La mancanza di preparazione a scuola, così, diventa, un’impreparazione alla vita. Ecco, dunque, spiegati gli adulti creduloni, facilmente irretiti dalla tv, e sprovveduti davanti agli inganni. “Chi non è padrone di se stesso è facilmente occupabile”, scriveva il Beato Antonio Rosmini. Oggi paghiamo il prezzo di queste parole che hanno circa duecento anni di storia.
Il riassunto e il tema argomentativo
Lo abbiamo già detto: non comprendere i testi vuol dire non riuscire a interpretare e non essere autonomi. Perché, se non si riesce nel lavoro ermeneutico di interpretare, di risolvere la complessità di un testo (come di una situazione che richieda una soluzione), si finisce per prendere per buono tutto ciò che viene propinato. Quindi, anche le soluzioni si allontanano, poiché ci si aspetta che arrivino sempre dall’esterno.
La soluzione per aiutare gli studenti a comprendere i testi l’aveva già proposta Tullio De Mauro:
- tornare a fare i riassunti,
- eliminare il tema argomentativo a sorpresa e sostituirlo con il tema concordato con la classe che potrà prepararsi, con ricerche e lavoro sulle fonti.
Il lavoro d’attenzione sulla sintesi e la comprensione dell’altrui pensiero è un efficace esercizio d’interpretazione che la scuola dovrebbe riscoprire per favorire il processo di autonomia degli studenti.
Interpretare, d’altro canto, è l’unico modo per proteggersi dal lavaggio del cervello che compromette il benessere delle future generazioni. Ma i nostri ragazzi non sanno farlo. E, quindi, sono facilmente esposti al furto della democrazia e della libertà, benché non se ne rendano conto. Questo è il motivo per cui la nostra società perde pezzi e regredisce a vista d’occhio.
Il furto della democrazia
L’autonomia e il pensiero critico sono passaggi chiave nell’evoluzione di una persona e di un popolo. Se l’istruzione non contribuisce al loro sviluppo, qualcun altro o qualcos’altro finirà per prendere il sopravvento. Ecco che i giovani iniziano a parlare il linguaggio della tv, subiscono la comunicazione ingannevole dei manipolatori, e finiscono per accettare, senza alcun filtro critico, di restare intrappolati, senza potersi ribellare, nelle reti di modelli di vita futili o angoscianti.
È così, in fondo, che vengono addormentate le masse, che non hanno più capacità di giudizio, non hanno gusto, non hanno idee e sono spaventate. Con la paura, d’altronde, diventano più facili da controllare.
Dovremmo, dunque, smettere di guardare la tv? Forse. Ma chi è autonomo e possiede senso critico, che si acquisisce tra i banchi di scuola, questo rischio non lo corre, poiché ha la capacità di decidere se accettare o meno i modelli di vita trasmessi e, per certa via, imposti dalla mediasfera.
Hans Georg Gadamer
Il sistema educativo dovrebbe, infatti:
- incoraggiare l’autonomia,
- favorire l’indipendenza,
- sostenere la libertà di pensiero e
- la scoperta dei talenti
In una parola, la scuola dovrebbe fornire un assist alla creatività dei ragazzi e alla loro crescita armonica. Poiché non accade (lo dicono gli studi recenti e gli impietosi dati OCSE 2017 in fatto di qualità dell’apprendimento nella scuola italiana), si producono menti chiuse, stereotipate e livellate verso il basso, che assolvano a grande fatica all’obbligo formativo, di fatto imparando a memoria e pregando che il tempo passi in fretta.
“Il sistema educativo del mondo contemporaneo si è inceppato. La formazione non funziona, su scala globale produciamo masse di telespettatori, di burocrati, di ragazzi e ragazze che, con il massimo della fantasia, riescono a dire “okay”, afferma Hans-Georg Gadamer, filosofo tedesco vissuto nel secolo scorso, autore di “Verità e metodo“, in cui traccia le linee guida dell’ermeneutica filosofica.
Leadership moderne
Cioè, se le persone non diventano autonome e non evolvono, è la cosiddetta mediasfera che prende ad esercitare il ruolo di leader di pensiero e, perfino, di guida delle risonanze emotive di masse che vivranno nel terrore, nella passività, nella rassegnazione di un mondo ostile, spaventoso e avverso (questi sono i modelli!) che le riduce all’immobilismo, alla sudditanza intellettuale e alla subordinazione. In definitiva, alla dipendenza.
C’è anche chi ci sta bene in una situazione del genere: in molti sono specialisti nel darsi degli alibi e sentirsi autorizzati a non agire.
Perciò, se si intende realmente modificare le cose e invertire il trend negativo, occorre intervenire sul sistema educativo. E un sistema educativo può cambiare soltanto se si agisce sul nodo più importante del sistema stesso. Non possiamo pensare di intervenire su di un sistema così complesso (scuola, politica, famiglia), in cui ognuno scarica le responsabilità su qualcun altro:
- gli insegnanti sul sistema scolastico,
- la scuola sulla politica (i programmi ministeriali vengono decisi da persone che non hanno trascorso neppure un’ora in un’aula scolastica),
- la politica sull’educazione delle famiglie e così via all’infinito.
Per colpa di chi?
Diciamo, allora, che non è colpa di nessuno. Ma che è precisa responsabilità di tutti fare qualcosa per le future generazioni e per salvare la società. Occorre, dunque, fare un reset ed agire su ogni componente del sistema complesso.
Occorre, in altre parole, una grande azione di responsabilità e che ogni parte comprenda quanto sia grave il momento che si sta vivendo, quanto sia urgente un intervento in cui ciascuno deve responsabilmente mettersi a disposizione del cambiamento. E lo snodo sono gli insegnanti. Bravi, preparati ma mai messi nelle condizioni ottimali per fare al meglio il loro lavoro. Fornire loro nuovi, efficaci strumenti è la soluzione. In questo modo diventa bello studiare.
“Riuscire ad aiutare gli insegnanti ad ampliare la superficie dell’area Insegnamento-Apprendimento in modo da utilizzare produttivamente il tempo e ridurne lo spreco a causa dei problemi comportamentali”, scrive Thomas Gordon. Che aggiunge: “Latino, Greco, Matematica, Lingua o Letteratura, Disegno Meccanico o Chimica, in definitiva qualsiasi insegnamento può diventare interessante se impartito da un insegnante che abbia appreso il modo corretto di rapportarsi con gli studenti, instaurando una relazione di reciproco rispetto.”
L’apprendimento non dipende dalle materie
Nonostante questi insegnamenti, ancora oggi facciamo una distinzione tra le materie di studio. Alle superiori, ad esempio,
- la storia è la materia meno amata dagli studenti,
- ci si chiede che senso abbia studiare i classici, come il latino e il greco (chiamate “lingue morte”, benché siano più vive e stiano molto meglio di altre), mentre
- la letteratura viene imparata a memoria e dimenticata subito dopo.
Ma abbiamo perso di vista che
- la storia non è solo un noioso susseguirsi di date, re e papi, ma è lo studio degli accadimenti e del pensiero (e di valori, leggi e usanze) del passato che hanno condizionato il presente,
- le versioni di latino e greco sono un modo per interpretare il pensiero degli autori, per sviluppare capacità di astrazione e per aprirsi la mente (che, diversamente, resta chiusa intorno al proprio individuale pensiero), mentre
- la letteratura agevola i processi di empatia con i testi (pensiamo alla poesia) dei grandi del passato.
La scuola, però, offre poco spazio a questo estro creativo che andrebbe coltivato attraverso lo studio e si accontenta dell’apprendimento performativo, finalizzato al voto, anche se mnemonico.
Ma, allora, se i nostri ragazzi riusciranno a ricavare significati individuali dagli apprendimenti scolastici, non è forse una questione di modi d’insegnare?
Ci sono in gioco il futuro e la libertà. Intendiamo far qualcosa o continuiamo a cercare un colpevole?
Un articolo stupendo! Sono (purtroppo…data la situazione catastrofica) d’accordo su ogni punto trattato.
Grazie mille.
Apprezzo molto il suo commento (e mi scuso per il ritardo).
Saluti.
Stefano Centonze