Le conoscenze sulla competenza che abbiamo codificato come Intelligenza Emotiva rappresentano una risposta a tutti quei bisogni che, in un modo o nell’altro, presto, diventeranno attuali nelle relazioni personali, a scuola e in azienda. Considerato il clima di grande conflittualità sociale, la scuola intensifica le proprie attività didattiche per promuovere la creatività e l’educazione emotiva. Obiettivo: crescere i cittadini di domani, adulti consapevoli e responsabili.
Creatività e intelligenza emotiva
Creatività ed emozioni sono, dunque, le due parole chiave che, quando si parla di scuola e di innovazione, prevalgono sui social. Giusto per ribadire che oggi voler insegnare qualcosa esclusivamente sul piano cognitivo non completa la formazione umana delle persone, specialmente quella dei ragazzi cha hanno bisogno di nutrirsi di emozioni e sentimenti. Per questo motivo, è caccia aperta da parte degli insegnanti e degli educatori a tutte le forme di attività creative da riproporre in classe, perché attraverso l’espressione artistica, che è diretta espressione delle emozioni,
- valorizziamo ciò che proviamo, riconoscendolo in noi e poi anche negli altri,
- sfruttando queste informazioni preziose allo scopo ultimo di instaurare relazioni gratificanti e non conflittuali, basate sulla felicità.
Questo costituisce una risposta ai bisogni
- della nostra cultura,
- della nostra società e
- del tempo che viviamo
che ha bisogno di risolvere i propri conflitti e di rilanciare la qualità delle relazioni. Dalla fiducia, in fondo, dipende anche il futuro dell’economia. Ritrovare i valori che sono insiti nell’educazione emotiva deve tornare a essere appannaggio del semplice essere umani, del semplice essere parte di una collettività.
Tra ragione e sentimenti
È sulla base di questo che noi dovremmo misurare la nostra efficacia nella vita privata e in quella professionale. In questo senso, il più grande passo in avanti è un grande passo indietro.
Insomma, mentre da un parte abbiamo deciso che bisogna essere pensanti e razionali, abbiamo dimenticato, che per esserlo davvero, occorre collegare i sentimenti alla ragione (che da sola funziona fino a un certo punto). Ecco che lo studio delle emozioni diventa centrale nell’indagine intorno alle faccende umane, tra cui le sue relazioni e anche l’economia.
Il più importante passo in avanti è, dunque, valorizzare le competenze basse, ciò con cui siamo venuti al mondo ma che, crescendo, abbiamo sacrificato alla logica e al tecnicismo.
Possedere, allora, una grande preparazione accademica non basta più: occorre saper trattare con gli altri perché la stessa preparazione
- diventi fruttuosa e funzionale,
- porti dei risultati e
- si trasformi in successo, felicità e condivisione con gli altri.
Conta come lo dici
Quanti bravi insegnanti, relatori e formatori, senza un metodo per comunicare con gli altri in modo coinvolgente, abbiamo incontrato nella nostra vita! Se li ricordiamo ancora, è solo per il cattivo esempio che ci hanno lasciato.
Invece, conserviamo un ricordo positivo di tutti coloro che, pur essendo tecnicamente meno bravi, ci hanno saputo regalare, attraverso le emozioni che ciascuno di essi ha saputo evocare, insegnamenti che ancora oggi conserviamo nella nostra memoria. È esperienza diffusa: non credo sia solo la mia. Il modo di dire qualcosa è importante almeno quanto quello che viene detto. O forse di più.
Come lo dici appartiene sempre al mondo delle emozioni ed è quello che ci permette una scelta. Perché noi scegliamo e decidiamo che evoluzione dare alle nostre relazioni ogni volta che interagiamo. La partita, in fondo, si gioca a questo livello: decidere se sia il caso di apparire conflittuali anche quando non vorremmo o avremmo motivo per esserlo.
Intelligenza emotiva, non missionariato!
A me è capitato che qualcuno, davanti a mie motivate esternazioni poco fraterne, mi abbia detto: “Tu parli di intelligenza emotiva: non dovresti dire o fare questo”. Capita che gli ignoranti confondano la ricerca intorno alle competenze che racchiudono il segreto dell’eccellenza umana con il sacerdozio o con il missionariato.
L’Intelligenza Emotiva professa il dialogo teso alla salvaguardia delle benessere personale e sociale per fini alti come la felicità (che non è mai stata raggiunta con il sopruso e la prevaricazione). Ma non è sempre detto che ciò sia perseguibile a tutte le latitudini. Certo: tutto ciò è auspicabile e le persone più attente e sensibili (non per forza di sesso femminile) appaiono più dotate, inclini e facilitate a intrattenere un proficuo dialogo interiore, nonché relazioni più gratificanti con gli altri e ad assumere decisioni che non porteranno pentimento.
De humana stupiditate
Ma bisogna anche fare i conti con la dilagante stupidità. Quindi, va bene educare ai valori e farsi attori di un cambiamento di cultura che intende cambiare il mondo. Ma se vi considerate emotivamente intelligenti e, di quando in quando, vi arrabbiate, sappiate che le due cose non sono affatto in contraddizione. Da persone dotate di intelligenza emotiva, dovete però sapere preventivamente che potrete arrecare un danno agli altri oppure a voi. E passare, probabilmente, la notte insonne. Questo farà la differenza e vi suggerirà la strada.
Ma se arrabbiarsi servirà a mandare un messaggio chiaro, l’importante è tenere a mente quello che diceva Aristotele nel 350 a. C.: “Arrabbiarsi è facile. Tutti possono farlo. Ciò che è difficile è arrabbiarsi con le giuste persone, nel modo giusto e nel momento giusto. Questo in pochi sanno farlo.”
Per questo studiamo l’intelligenza emotiva.
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