Per sapere come fare per riconoscere i principali disturbi dell’apprendimento, occorre, prima di tutto, sapere di più su che cosa siamo. Ho già trattato l’argomento in un articolo incentrato sul tema di ripensare la didattica per i bambini con DSA. Vi consiglio, dunque, di ritornare su quel contenuto (basta cliccare sul link) per le informazioni trasversali e preliminari che riguardano l’osservazione e il ruolo dell’insegnante davanti ai bisogni educativi speciali. In questa sede, parliamo insieme, dunque, di consigli utili, nati da osservazioni di psicologi e pedagogisti clinici, per individuare la dislessia. A seguire, gli strumenti che offre l’Arteterapia per realizzare attività in forma di gioco per contrastarla.
Come riconoscere la dislessia
Il designer inglese Dan Britton, cui è stata diagnosticata la dislessia all’età di 18 anni, ha creato un font grafico, visibile sul suo sito, seguendo il link, per spiegare a tutti cosa significhi avere un disturbo dell’apprendimento che rende azioni comuni come leggere e scrivere, imprese al limite dell’impossibile.
La dislessia, infatti, comporta difficoltà nella lettura, nella comprensione dei testi e dei numeri, nella memorizzazione delle definizioni e di termini specifici. Questo deficit si presenta già nella scuola dell’infanzia, attraverso uno sviluppo linguistico (sia in produzione e/o comprensione) atipico, come vocabolario povero e parole storpiate. Una difficoltà che si accentua rapidamente con il tempo, al punto che già al termine del primo anno della scuola primaria di primo grado, si impone con un chiaro quadro di sintomi. Ecco i principali.
- Difficoltà nell’associazione grafema-fonema, e/o fonema-grafema, accompagnata da difficoltà nella comprensione del testo.
- Mancato raggiungimento del controllo sillabico in lettura e scrittura.
- Eccessiva lentezza nella lettura e scrittura.
- Per finire, incapacità a produrre le lettere in stampatello maiuscolo in modo riconoscibile.
Se avrete dato un’occhiata al link consigliato, sarà più chiaro quest’ultimo punto.
L’alunno con dislessia
L’alunno appare disorganizzato nelle sue attività. Ha difficoltà a copiare dalla lavagna e a prendere nota delle istruzioni impartite oralmente. Non ha un rapporto naturale con l’apprendimento, necessita di spiegazioni accompagnate dall’esempio concreto e di uno schema riassuntivo collegato ad un percorso ragionato. Manifesta, inoltre, carenze in tutte le discipline scolastiche, visto che l’uso del linguaggio è alla base di tutte le attività didattiche presenti a scuola.
In molti casi, il problema si presenta già nella scuola materna. Già il bambino manifesta difficoltà a manipolare i suoni nelle rime e nelle filastrocche, ma diviene evidente in seconda o terza elementare quando si osserva una difficile attivazione e organizzazione delle funzioni di tipo linguistico e visuo-percettivo implicate nella lettura.
Strategie d’intervento con l’Arteterapia
Sono diverse le proposte d’intervento. In questo caso, mi occupo di un approccio creativo con l’Arteterapia Plastico Pittorica come strategia prevalente. Resta inteso che l’optimum è dato sempre da approcci integrati: da un parte, ciò che l’insegnante già egregiamente fa, dall’altra il supporto della creatività. Per il raggiungimento di un fine comune: realizzare interventi a contrasto della dislessia.
L’Arteterapia, infatti, promuove l’esperienza del fare attraverso il medium creativo. Il bambino che dipinge fa qualcosa in più del semplice esercitarsi in una libera manipolazione e in una sperimentazione con il colore e con le forme. Egli
- organizza le proprie energie,
- comunica,
- risolve problemi,
- verifica conoscenze,
facendo esperienza di sé e sviluppando rapporti sociali con il gruppo. E’ proprio con
- la sperimentazione,
- il gioco,
- le emozioni,
- la comunicazione,
- la manipolazione,
- la scoperta del corpo e delle sue potenzialità
che il bambino può strutturare un’immagine di se stesso e degli altri. Costruendo, così, una base fondamentale per la crescita dell’adulto che sarà.
L’Arteterapia
Per le premesse di carattere generale sull’utilizzo delle Arti Terapie, rimando all’articolo di approfondimento correlato. Il linguaggio pittorico in sé motiva ed entusiasma i bambini che provano grande piacere ad essere protagonisti, lasciandosi coinvolgere più facilmente, nello svolgimento delle attività proposte. E’ così che il gioco, funzionale allo sviluppo armonico, sostiene il processo educativo della scuola ed assegna alle attività valore didattico. Il passaggio dal momento ludico al benessere, che porta con sé lo sviluppo emozionale e cognitivo, segna l’approdo a nuove modalità di apprendimento.
Il bambino si lascia trasportare perché è attratto dal linguaggio artistico, dalla sorpresa e dalla novità. Per un momento, si distacca dalla frustrazione che vive quando scopre di non esser capace a fare qualcosa. Ritrova, così,
- legami affettivi,
- punti di riferimento,
- conferme e
- serenità
di cui va in cerca.
Proposte di laboratorio
Ringrazio Fabio Spagnolo, Lucia Macrì e Romina Pacella, allievi della sede di Lecce del corso di formazione di Artedo in Arteterapia, per le attività che hanno descritto e che vi offro. A tutte le attività descritte è prevista la partecipazione dell’intera classe e un momento di riscaldamento e rilassamento iniziale.
1. Comunicare con mezzi grafici
Tappezzare, ad altezza di bambino, l’aula con fogli di carta da imballaggio. Utilizzando pennelli e tempere, invitare tutti a tracciare linee verticali senza muoversi dal posto. Successivamente, si passerà alle linee orizzontali che intersecheranno quelle verticali. Meglio se verrà assegnato un colore diverso. Ogni bambino potrà scegliere la destra o la sinistra da cui partire per tracciare delle linee in movimento. Questa attività permette di controllare la
– la distanza dal foglio,
– la pressione,
– l’intensità del tratto,
– la discriminazione destra-sinistra,
dimensioni deficitarie nella dislessia. L’incontro con gli altri che procedono in senso inverso crea relazione e divertimento nel gruppo. Sono ammissibili molte varianti e integrazioni, come invitare a disegnare qualcosa nelle caselle che si vengono a creare.
2. Ars lineandi
L’insegnante distribuisce alla classe vari fogli bianchi in formato A4. Poi, invita ognuno a tracciare delle linee rette. Incrociando i fogli tra loro, e con l’aiuto dell’insegnante, i ragazzi creeranno lettere dell’alfabeto e parole di senso compiuto. Il disegno dinamico fortifica l’individualità e scioglie le rigidità del pensiero. Nel bambino dislessico incoraggia la fluida espressione del tratto e della scrittura. Questa tecnica viene utilizzata nella scrittura Waldorf in pedagogia Steineriana per l’avviamento dei bambini alla scrittura in corsivo.
3. Il fotoromanzo autobiografico
I ragazzi saranno invitati a portare delle foto personali che saranno utilizzate per realizzare un collage su di un grande foglio. Questo genere di lavoro porterà alla consapevolezza pretestuale, dell’autodeterminazione e del significato del proprio io nell’ambiente in cui ognuno vive. Aiuta, inoltre, la narrazione, l’espressione di parti di sé e delle proprie emozioni attraverso il medium artistico liberando dalla frustrazione di non riuscire ad esprimerla con un linguaggio più convenzionale e razionale come la scrittura.
4. La costruzione di una fiaba
L’insegnante distribuisce tre carte con personaggi di fantasia, tipo le carte di Propp, ad ogni alunno. Utilizzando qualunque gioco di movimento, si creeranno delle coppie. Ad ogni coppia saranno, così, assegnate sei carte con cui comporre una storia di fantasia che verrà raccontata alla classe. L’attività è uno strumento utile per stimolare la fantasia e le capacità narrative ed espositive.
5. Emozioni in musica
Il conduttore, in genere l’insegnante, propone tre brani musicali scelti per suscitare emozioni diverse. Al termine di ogni ascolto, proporrà di esprimere le emozioni provate realizzando un disegno, prima di una verbalizzazione individuale in classe. Questo lavoro, tipico della Musicoterapia recettiva integrata ad altro linguaggio artistico, porta il singolo a misurarsi con le parole senza inibirsi, con spontaneità, alleggerendo il carico emotivo e la frustrazione che deriva dal non riuscire ad esprimersi con il linguaggio scritto.
Tutte le cinque attività descritte sono ideali con bambini dalla terza alla quinta classe della scuola primaria. Tuttavia, possono essere rimodulate, prendendo spunto dagli esempi proposti, anche per ragazzi più grandi.
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