L’intelligenza emotiva è la capacità di comprendere le proprie emozioni, esternarle chiaramente e regolarle. E, subito dopo, riconoscerle negli altri per empatia. Me ne sono occupato in moltissimi contributi su questo sito, in altrettante pubblicazioni ed è la competenza di vita che ho messo al centro della formazione della Art Coaching Smart School, la Scuola di Crescita Personale con le tecniche artistiche e narrative del Metodo Autobiografico Creativo. Quello che ormai è universalmente accettato delle ricadute dell’intelligenza emotiva è che nella vita di tutti i giorni la sfera emotiva svolge un ruolo determinante nelle nostre scelte. Daniel Goleman la considera due volte più importante delle competenze tecniche per aver successo nella vita professionale. Ma le ricerche scientifiche condotte sull’argomento evidenziano un paradosso: se da una parte le emozioni migliorano la vita, dall’altra la complicano. Vediamo come funziona.
Funzione autoregolativa delle emozioni
Situazioni interne o esterne attivano altrettanti campanelli d’allarme – che si presentano sotto forma di emozioni – che preparano le risposta con cui l’organismo un istante dopo fronteggia l’emergenza data. Nel corso dell’evoluzione della specie, le emozioni universali entrano nell’automatismo dei comportamenti. In questo senso, si spiega la funzione autoregolativa delle emozioni.
Così, la paura, che ci permette di reagire prontamente al pericolo, aumenta la capacità di scorgere minacce, mentre l’ira, che agisce sul miglioramento del tono muscolare, permette una difesa più efficace.
Allo stesso modo, però, le emozioni possono spingere ad adottare comportamenti imprudenti che possono mettere in pericolo. Il che dimostra che non sempre prevale la funzione autoregolativa delle emozioni (che è strettamente correlata all’autoconsapevolezza) e che, anzi, a volte, la risposta è così disarmonica e confusa da provocare gli effetti diametralmente opposti a quelli desiderati.
Gestire le emozioni negative
È facile avere la prova di ciò nei processi decisionali, situazioni in cui sono pienamente coinvolte le emozioni.
Quando, in altre parole, come spiega lo psicologo israeliano Daniel Kahneman, premio Nobel per l’Economia nel 2002, un individuo si trova sotto lo scacco di emozioni tumultuose, ingovernabili, e che il soggetto non riesce a capire e gestire, è molto più probabile che cada vittima di scelte sbagliate.
Un esempio pratico è quello che accade a chi gioca in borsa che, preso dall’emozione intensa di aver perso una grossa cifra di denaro, persevera senza ragioni reali nel conservare gli stessi titoli, perché venderli procurerebbe una sensazione negativa (che farebbe rivivere anche la spiacevole emozione di aver subito una perdita). Ma con il tempo le perdite possono continuare.
L’intelligenza emotiva può essere accresciuta
La mancanza di consapevolezza delle emozioni (specie di quelle cosiddette “negative”) genera, dunque, un comportamento reattivo simile a quello che il neuroscienziato portoghese Antonio Damasio rileva in pazienti con lesioni nelle aree del cervello preposte all’elaborazione delle emozioni che manifestano enormi difficoltà nel prendere decisioni. Di conseguenza, nella gestione
- delle relazioni sociali e
- della vita in generale.
Non sapere come gestire le emozioni, dunque, può diventare una forma di disabilità con l’unico vantaggio di essere (solo in apparenza) invisibile agli occhi degli osservatori.
Ma, con il passare del tempo, questa sarà solo e sempre di più un’illusione.
La buona notizia è che l’intelligenza emotiva può essere accresciuta è che la creatività è il mediatore più efficace per svilupparla e mantenerla in allenamento.
Alleate o nemiche?
Le nostre emozioni possono rivelarsi come le nostri migliori alleate o come i nostri peggiori nemici. Dipende da noi: sono indispensabili nella gestione delle relazioni interpersonali (comprendere lo stato d’animo dei nostri interlocutori ci aiuta e regolare di conseguenza il comportamento da tenere) ma hanno anche il dono dell’imprevedibilità (come un accesso d’ira o un momento di grande paura).
La capacità degli individui di gestire efficacemente gli stati mentali è direttamente proporzionale ai personali livelli di intelligenza emotiva, tradotti in termini di competenze emotive:
- identificazione,
- comprensione,
- espressione,
- controllo o regolazione e
- utilizzo delle emozioni.
Le ricerche
Sono diverse le ricerche condotte negli ulti anni dai neuroscienziati che confermano il valore dell’intelligenza emotiva. Moira Mikolajczak, ricercatrice presso il Fondo Nazionale Belga e la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Lovanio, in un articolo dal titolo “Emozioni in equilibrio”, pubblicato nel 2010 sulla rivista Mind, ne cita alcuni:
- James Gross e Ricardo Munoz, ricercatori dell’Università di San Francisco, spiegano che possedere competenze emotive risulta fondamentale per ridurre il rischio di disturbi psicologici come depressione o ansia;
- Paulo Lopes, della Yale University, dimostra che possedere elevati livelli di intelligenza emotiva contribuisce ad una buona qualità delle relazioni sociali;
- Nicola Schutte (University of New England in Australia) conferma l’influenza positiva di tali competenze anche nella vita di coppia. Le persone più soddisfatte del loro rapporto, secondo questo studio, sembrerebbero essere proprio quelle il cui partner esprima una discreta intelligenza emotiva. Riuscire, infatti, ad avere l’egemonia e, in taluni casi, il controllo sulle proprie emozioni aiuta in ogni contesto, dalla sfera privata a quella professionale.
L’intelligenza emotiva allunga la vita
Si direbbe, in altre parole, che l’intelligenza emotiva contribuisca ad una vita migliore e perfino più lunga, come confermano, peraltro, gli studi condotti da James Blumenthal, psichiatra del Duke University Medical Center presso l’Università di Durham, nella Carolina del Nord: “Il grande vantaggio del possesso di elevate competenze emotive”, spiega lo scienziato, “riguarda la protezione dalle malattie. Se siamo dotati di competenze emotive è possibile essere meno soggetti allo stress e alle emozioni negative, le stesse che accrescono i livelli di cortisolo e adrenalina, ormoni che, se presenti in maniera prolungata nel nostro organismo, ne compromettono il buon funzionamento.”
Tante ragioni per dedicarsi alle competenze emotive, ritagliandosi uno spazio nella crescita personale per coltivarle e svilupparle, come momento di presa di cura di se stessi, degli altri e del mondo circostante.
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