Il modo di intendere e vivere la fiducia ai nostri giorni è profondamente cambiato rispetto alla sacralità originaria del termine. Il consumismo delle relazioni, infatti, ha oggi radicalmente trasformato le legittime aspettative che riponiamo nel prossimo. E che, parimenti, ingeneriamo negli altri. Come spesso accade, per scoprire i significati e le ricadute di parole e concetti che utilizziamo abitualmente, occorre conoscerne l’etimologia. Se, allora, prendiamo in considerazione la parola “fiducia” (e i suoi derivati), scopriamo come tutti i suoi significati, le derivazioni e le implicazioni in realtà ci spieghino perché noi facciamo un uso così frequente del termine e perché lo spendiamo così tanto all’indirizzo degli altri. L’analisi etimologica spiega, inoltre, perché avremmo bisogno di praticare di più la fiducia.
Aver fiducia
Dal punto di vista etimologico, in greco “aver fiducia” è “pistéuo” mentre in latino è “credo”. Il sostantivo di riferimento che poi dà la radice al termine “fiducia” della nostra lingua è “fides”, che ha come primo significato la fede. La fede che, quindi, diventa un atto di lealtà, affidabilità e riconoscimento dei principi morali dell’altra persona.
Questo è il motivo per cui quando si parla, prevalentemente, del concetto di fede si fa sempre riferimento a dei valori che vengono investiti di un’accezione pubblica. Non è un caso che nella promessa di matrimonio si faccia riferimento a questo concetto di fede-fiducia. Quando, invece, il termine va nel privato, cioè incontra l’altro, dalla fede, per estensione, nasce la fiducia: “io ho fede in te al punto che ti considero affidabile. Significa che posso investire mie energie personali nella direzione della relazione che ho con te”.
- Da questo punto di vista, dunque, possiamo considerare la fiducia come un investimento su qualcosa che riguarda il futuro, perché noi ci fidiamo di qualcuno in relazione a come può procedere il rapporto con quella persona nel nostro avvenire.
- Ma anche, sostanzialmente, come un atto sospeso perché non è possibile consumarla nell’immediatezza.
- Non solo. La fiducia comporta anche il riconoscimento di un limite ed è per questo che è anche codificata sul piano evolutivo. Aver fiducia negli altri vuol dire riconoscere i propri limiti e affidarsi agli altri per poterli superare.
Fiducia e socialità
Quando, infatti, l’uomo primitivo comincia a organizzarsi nei villaggi, in quel momento, nascono la fiducia e la socialità. Con la nascita della fiducia, ognuno sa che, durante le ore notturne, allorquando il villaggio è più facilmente aggredibile dagli animali feroci, qualcuno comunque veglia e può allertare gli altri di modo che si difendano o si mettano in salvo dai pericoli. Quindi la fiducia ha una ricaduta sociale per via della presa di consapevolezza dei limiti personali.
La fiducia è, dunque, un atto di consapevolezza dei propri limiti, che ci inducono ad aprirci e accogliere l’altro.
L’atteggiamento della fiducia è anche codificato geneticamente, perché fin dal primo momento in cui veniamo alla luce di fatto richiediamo fiducia. E il pianto, come sostiene Freud, altro non è se non una richiesta di fiducia da parte del bambino. Ma in un secondo momento, ed è qui che l’atto di infondere e richiedere fiducia si colloca esattamente all’opposto dell’istinto, questo atteggiamento diventa il comportamento tipico di chi conosce già la lealtà delle persone con le quali ha a che fare.
Cosa che, evidentemente, si conquista sul campo e permette all’uomo di spingersi oltre la visione ristretta dell’homo homini lupus, nella quale l’uomo è visto come un potenziale nemico che l’atto fiduciario concorre a trasformare, invece, in un “socius”, in un alleato.
La fiducia oggi
È così che noi diventiamo più intimi con gli altri, più sicuri, o magari ci illudiamo di esserlo, stabilendo che se la persona nella quale stiamo riponendo fiducia dovesse operare una scelta, sceglierebbe sicuramente di agire anche nel nostro interesse.
Ma è ancora così? Probabilmente no. È per questo che i nostri sforzi devono rivolgersi al miglioramento della qualità della vita: perché è così che si può ripristinare un clima di fiducia diffusa.
Sacralità della fiducia
Che la fiducia sia, a differenza della fede, come già detto precedentemente, un atto sospeso, lo si intuisce chiaramente dal fatto che i tradimenti della fiducia causano sempre un grande dolore. “Tradere” in latino significa abbandonare qualcuno, consegnarlo altrove, e appare molto doloroso perché abbandonare qualcuno significa, nella sua accezione negativa, relegarlo alla desolazione e alla solitudine, situazione questa contraria alla stessa condizione umana.
Eppure per i romani Fides, scrive Marco Balzano nel suo libro “Le parole sono importanti”, è una Dea e il suo volto è inciso sulle monete. La fiducia, in quando Dea, appartiene dunque al mondo del sacro. Ecco perché tradirla equivale a infrangere valori e leggi.
Dovremmo tutti fare in modo che questo valore torni a vivere e non tramonti mai: perché ogni tradimento altera il rapporto del traditore con il suo universo di riferimento. Se valeva per gli antichi romani e nella letteratura classica può valere anche nei tempo moderni.
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