Che fai nella vita? A questa domanda, che ricorre quando si incontrano nuovi amici, di solito rispondo: l’editore. O il formatore. O l’imprenditore. Poi, arriva la seconda: “in che ambito?”. E cominciano le facce strane. Abbozzo un “conosci le arti terapie?” o “nella crescita personale con i linguaggi creativi” o, ancora “progetto e tengo corsi di formazione per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva tramite le tecniche artistiche”. Dalla faccia di chi mi sta di fronte, si direbbe che vada meglio. Ma… “Interessante. E che significa?” Questo ping-pong dura normalmente qualche minuto, prima di riuscire a strappare un misurato (e sudato) “ah, ho capito”. Ma non dev’essere vero, a giudicare dai movimenti degli occhi…
Il mio “perché”
Così, mentre per tutti sembra che sia più importante domandare “che cosa” uno faccia nella vita, da ieri pomeriggio ho iniziato a rispondere con il mio “perché”. Ad una gentile persona che mi ha rivolto la fatidica domanda ho risposto: “Sono uno dei quattro/cinque visionari (ma potete chiamarli anche matti) ancora in circolazione che credono nel sogno di cambiare questo mondo. Formo le persone affinché migliorino il proprio approccio a se stesse, agli altri e alle cose della vita. Che per raggiungere il mio scopo tenga corsi di arti terapie, di crescita personale o per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva è solo un caso. Se vendessi automobili, sarebbe esattamente la stessa cosa.”
Persone, non ruoli
“Interessante. Hai un entusiasmo contagioso. Ma a chi sono rivolti questi corsi?”
“Alle persone. Alle persone che credono nel mio stesso sogno e che vedono in quello che faccio il mezzo per ottenere uno scopo che coincide con quello di ognuna di loro. Per questo, le persone che si formano con me sono davvero speciali. Nel mondo, in Italia, sono tantissime. Ci ispiriamo a vicenda. Per caso, poi, scopro che sono educatori, insegnanti, operatori sociali, imprenditori, manager, impiegati, artigiani, liberi professionisti… Tutti accomunati dallo stesso “perché”. Sono uomini e donne che non hanno solo bisogno di risolvere le piccole congiunture del momento (il web è pieno di soluzioni prêt-à-porter) ma che, con lungimiranza, vogliono realizzare la loro stessa identità, perché credono che si possa ripartire dalle persone e dalla qualità delle relazioni per generare e diffondere fiducia.
Cambiare il mondo
Davanti a persone così, non c’è crisi che tenga: il mondo deve migliorare per forza.”
Ci vorrà tempo? L’ho messo in conto e spero che mi venga concesso (benché questo potrebbe non dipendere da me). E so che in tanti preferiscono le soluzioni preconfezionate. Ma non è a loro che chiedo: “Volete unirvi a me?”
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